L’estate è anche e purtroppo la stagione degli incendi, a causa dell’aumento delle temperature, dell’aridità di suolo e vegetazione, dell’affievolirsi delle precipitazioni, che causano incendi o alimentano quelli appiccati dall’uomo. Ma il cambiamento climatico sta esasperando queste condizioni, alimentando un circolo vizioso di causa-effetto sempre più grave. E l’estate 2025 ne sta dando una triste dimostrazione.

L’Italia ha di recente visto andare a fuoco il Parco del Vesuvio e, mentre anche tanti altri paesi bruciano, la Spagna è alle prese con degli incendi di proporzioni eccezionali, tra i peggiori della sua storia, che stanno provocando livelli record di emissioni atmosferiche e gravi problemi a livello ecologico, economico e sociale.

A dirlo è il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), secondo cui la Spagna ha già registrato le più alte emissioni annuali di carbonio causate dagli incendi boschivi almeno dal 2003, anno di inizio della raccolta dei dati CAMS. Nel giro di pochi giorni, all'inizio di agosto, le emissioni sono passate da livelli inferiori alla media a livelli storici, segnando quella che gli scienziati descrivono come un'accelerazione senza precedenti.

Mentre l'Europa meridionale deve affrontare un caldo e una siccità persistenti e anche il Nord America è alle prese con devastanti incendi, le prospettive sottolineano che il margine di manovra per un'efficace mitigazione dei cambiamenti climatici si sta assottigliando. Senza una riduzione decisiva delle emissioni di gas serra e strategie di resilienza rafforzate per le regioni a rischio incendi, la “nuova normalità” potrebbe essere definita da stagioni come quella del 2025: senza precedenti in termini di velocità, portata e conseguenze.

Gli incendi in Spagna raggiungono un'intensità storica

Il ritmo e la portata degli incendi in Spagna nel 2025 sono fuori dall’ordinario. Alla fine di luglio, le emissioni cumulative del paese rimanevano al di sotto della media stagionale. Tuttavia, a metà agosto, gli incendi diffusi nelle regioni nord-occidentali, tra cui Castilla y León, Galizia, Asturie ed Extremadura, hanno spinto le emissioni annuali oltre ogni precedente record registrato in 23 anni da Copernicus. La potenza radiativa degli incendi (FRP) rilevata dai satelliti ha confermato un aumento quasi verticale della curva delle emissioni giornaliere, sottolineando la rapidità dell'escalation.

Gli impatti sul territorio sono gravi. Al momento sono tre le persone morte, mentre solo nel mese di agosto sono andati in fumo oltre 120.000 ettari, migliaia di residenti sono stati evacuati e alcune infrastrutture importanti sono state danneggiate o poste fuori uso. La linea ferroviaria ad alta velocità che collega Madrid e la Galizia è stata chiusa, mentre almeno una dozzina di strade regionali sono impraticabili. L'Unità militare per le emergenze (UME) è stata dispiegata su vasta scala per supportare le squadre antincendio oberate di lavoro.

Ma le conseguenze degli incendi si estendono ben oltre le zone immediatamente colpite dal fuoco. Il CAMS ha infatti segnalato concentrazioni di particolato fine (PM2,5) ben al di sopra della soglia di 15 μg/m³ raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità per le medie giornaliere. Le reti locali di monitoraggio della qualità dell'aria in tutta la Spagna hanno confermato valori elevati, con pennacchi di fumo che si sono dispersi per centinaia di chilometri e hanno peggiorato le condizioni atmosferiche in vaste aree della penisola, e non solo.

Il fumo proveniente dalla penisola iberica ha infatti attraversato la Francia, il Regno Unito e la Scandinavia, aggravando la foschia causata dal fumo degli incendi boschivi canadesi che si è spostato attraverso l'Atlantico. Le osservazioni hanno confermato eventi di inquinamento transfrontaliero, dimostrando ancora una volta come l'impatto degli incendi boschivi non sia limitato alla scala locale o regionale.

Portogallo e Francia sotto pressione

Oltre i confini spagnoli, anche Portogallo e Francia affrontano condizioni critiche. Il Portogallo, dove purtroppo un vigile del fuoco è morto mentre era in servizio, è alle prese con un'intensa attività di incendi boschivi dalla fine di luglio, che ha richiesto il dispiegamento di oltre 3.600 vigili del fuoco, in particolare nelle regioni settentrionali, mentre un grave focolaio nella zona centrale del paese ha spinto il governo a dichiarare lo stato di emergenza il 2 agosto, da allora sempre rinnovato.

I dati del CAMS mostrano che anche in Portogallo le emissioni degli incendi boschivi stanno già avvicinandosi ai livelli record osservati nel 2003 e nel 2005, rendendo questa stagione una delle più gravi a memoria d'uomo.

In Francia, come il resto dei paesi mediterranei colpita da un caldo estremo, il 4 agosto un grave incendio nel dipartimento dell'Aude, tra Carcassonne e Perpignan, ha bruciato 17.000 ettari ed è stato descritto come il peggiore incendio degli ultimi cinquant'anni nella regione. Il persistere delle alte temperature nel Sud-Est continua a determinare indici di rischio estremamente elevati.

Gli impatti degli incendi sulla qualità dell'aria e la salute

Uno degli aspetti più critici evidenziati dal CAMS è il degrado della qualità dell'aria. Gli incendi boschivi rilasciano infatti grandi quantità di anidride carbonica, monossido di carbonio e particolato fine, che possono rimanere sospesi nell'atmosfera per giorni o settimane. Il PM2,5 in particolare è nocivo perché penetra in profondità nei polmoni e nel flusso sanguigno, e le previsioni del CAMS hanno mostrato un aumento delle concentrazioni di PM2,5 in tutta la penisola iberica, con livelli parecchie volte superiori alla soglia di sicurezza dell'OMS. Studi epidemiologici condotti in occasione di precedenti incendi boschivi suggeriscono che l'esposizione prolungata a livelli di PM2,5 così elevati potrebbe provocare un aumento dei ricoveri ospedalieri per patologie respiratorie e cardiovascolari.

Il sistema Copernicus combina le osservazioni satellitari con modelli di circolazione atmosferica per prevedere il trasporto di aerosol e inquinanti fino a quattro giorni prima. Queste previsioni sono state fondamentali per consentire alle autorità nazionali di emettere avvisi sanitari, deviare i trasporti e anticipare gli effetti transfrontalieri del fumo. Ma anche persone residenti lontano dagli incendi hanno segnalato foschia, visibilità ridotta ed elevato disagio respiratorio.

Gli incendi in Nord America e le conseguenze globali

Mentre l'Europa combatte la stagione degli incendi più grave degli ultimi decenni, anche il Nord America è alle prese con incendi boschivi diffusi. In Canada, le province di Saskatchewan e Manitoba rimangono le più colpite, rendendo il 2025 la seconda stagione degli incendi più grave mai registrata nel paese, dopo quella del 2023.

Negli Stati Uniti, roghi di notevole entità hanno continuato a divampare per tutto luglio e agosto in Nevada, Arizona, Utah e Colorado, producendo grandi pennacchi di fumo che in alcuni casi hanno attraversato l'Atlantico.

E, secondo il CAMS, le emissioni degli incendi del Nord America e della penisola iberica stanno interagendo nell'atmosfera transatlantica, creando condizioni di foschia diffusa in tutta l'Europa occidentale, e sottolineando la dimensione e gli impatti globali delle emissioni degli incendi boschivi in un clima che si sta sempre più riscaldando.

L'accelerazione delle emissioni in un periodo così breve illustra inoltre come gli eventi estremi causati dal clima interagiscono con le vulnerabilità regionali. Le ondate di calore persistenti da giugno, le condizioni di siccità eccezionale e i modelli meteorologici ricorrenti ad alto rischio hanno creato le condizioni preliminari per una rapida propagazione degli incendi. E questi fattori sono in linea con le proiezioni più generali sui cambiamenti climatici nel Mediterraneo, che prevedono stagioni degli incendi più lunghe e più intense.

In un momento storico in cui la politica vede nella scienza una nemica con sempre maggior frequenza, taglia i finanziamenti per clima e ambiente o chiude strumenti utili solo per consenso elettorale, il rapporto del CAMS ricorda ancora una volta il valore indispensabile di un monitoraggio continuo e l'importanza di integrare il monitoraggio atmosferico sia nella risposta alle emergenze che nell'adattamento climatico a lungo termine. I dati non solo quantificano le emissioni, ma tracciano anche il trasporto degli inquinanti, consentendo ai responsabili politici di comprendere meglio le implicazioni regionali e globali. E quindi agire anche in previsione e non solo in emergenza.

In questo senso, la stagione degli incendi boschivi del 2025 nella penisola iberica rappresenta un severo monito sui rischi crescenti causati dai cambiamenti climatici, dalle pratiche di utilizzo del suolo e dal persistere di temperature estreme. Le emissioni annuali più elevate registrate in Spagna negli ultimi 23 anni, raggiunte in una sola settimana di agosto, rivelano la rapidità con cui gli ecosistemi e le società possono essere destabilizzati.

Il bilancio sociale ed economico è già evidente: vittime, evacuazioni, chiusura di infrastrutture e ripercussioni sulla salute, con relativi costi. Le conseguenze ecologiche si ripercuoteranno per anni in termini di degrado del suolo, declino della biodiversità e alterazione del ciclo del carbonio.

 

In copertina: foto di repertorio di Ro Kazui, Unsplash