La commissaria europea per l'ambiente Jessika Roswall ha proposto di rimandare di nuovo la normativa europea anti-deforestazione (EUDR), che sarebbe dovuta entrare in vigore il 30 dicembre 2025 per le grandi imprese e sei mesi dopo per le PMI. Il motivo del rinvio sarebbe legato all’inadeguatezza del sistema informatico sviluppato dall’UE. Prima che diventi ufficiale, tuttavia, servirà l’approvazione del Parlamento europeo e degli Stati membri dell’UE.

La legge, che obbligherebbe le aziende a smettere di usare materie prime prodotte su territori deforestati, era già stata posticipata nel 2024, un fattore che ha contribuito a destare numerose critiche da parte delle organizzazioni ambientaliste. La normativa EUDR prevede infatti che le aziende europee sottopongano a controlli rigorosi la propria catena di approvvigionamento, per assicurare che le singole materie prime (come caffè, carne bovina, soia, olio di palma, legno e derivati) non provengano da aree soggette a deforestazione. Tuttavia, proprio per gli oneri che comporta, la normativa è impopolare tra diverse imprese, che hanno accolto favorevolmente la proposta di rinvio.

Perché l'EUDR è stata posticipata

In una lettera indirizzata al presidente della commissione per l’ambiente del Parlamento europeo Antonio Decaro, datata 23 settembre 2025 e pubblicata da Euractiv, Roswall spiega che il sistema informatico che dovrà supportare il nuovo sistema non risulta ancora adeguato. “Nonostante gli sforzi per risolvere i problemi in tempo per l'entrata in vigore dell'EUDR, non è possibile avere garanzie sufficienti che il sistema informatico sarà in grado di sostenere il livello di carico previsto”, scrive la commissaria, chiedendo 12 mesi di tempo per ovviare alle difficoltà operative.

“La Commissione europea e tutti gli Stati membri hanno avuto tempo più che sufficiente per prepararsi all'attuazione di questa legge, dopotutto l'hanno redatta e negoziata loro stessi”, ha reagito l’avvocato Michael Rice, membro dell’organizzazione legale ambientale ClientEarth. “C'è già stato un ritardo di un anno e le imprese, gli Stati membri e i governi dei paesi terzi hanno investito ingenti somme per adeguarsi tempestivamente alla normativa. Abbiamo sentito dire che i piccoli agricoltori con attività a conduzione familiare nelle zone remote del Camerun e dell'Indonesia sono in grado di soddisfare i requisiti di legge, mentre la Commissione europea non ci riesce? È imbarazzante.”

“Probabilmente non è una coincidenza che questa mossa arrivi proprio mentre la Commissione persegue un programma di deregolamentazione senza precedenti, sacrificando l'EUDR […]”, ha commentato Anke Schulmeister-Oldenhove, responsabile delle politiche forestali presso l'Ufficio politico europeo del WWF. “Se questo problema tecnico è reale, ciò dimostra non solo incompetenza, ma anche una chiara mancanza di volontà politica di investire in modo sufficiente in una tempestiva attuazione dell'EUDR.”

La commissaria ha negato che il rinvio sia legato alle pressioni dei partner commerciali, tra cui gli Stati Uniti, che alcuni mesi fa avevano chiesto l’esenzione dei propri prodotti dalle norme. Roswall ha poi respinto le accuse di un collegamento tra la sua richiesta e l’accordo concluso lunedì con l’Indonesia per l’azzeramento dei dazi sull’olio di palma, a seguito di difficili negoziati commerciali. 

Le reazioni dalla filiera del legno

A reagire positivamente sono state invece diverse aziende, che vedono nell’EUDR un ulteriore carico burocratico che rallenta la loro efficienza. 

La scelta del rinvio accoglie le istanze ribadite proprio ieri al Parlamento europeo da Confagricoltura e da FederlegnoArredo, che da tempo hanno segnalato le forti criticità dell’attuale formulazione dell’EUDR. “La sostenibilità rimane per la nostra filiera una priorità irrinunciabile, la cui messa a terra non può prescindere da una regolamentazione chiara e realisticamente attuabile”, hanno spiegato, dichiarandosi disponibili a lavorare fin da subito alle necessarie semplificazioni, riducendo gli oneri amministrativi e concentrando la due diligence sui primi operatori. 

Da parte sua la Federazione Filiera Legno ha sottolineato che la formulazione attuale della normativa rischia di diventare insostenibile per le PMI, date le difficoltà nel tracciamento esatto di tutte le materie prime della filiera. Un ostacolo alla competitività che colpirebbe soprattutto i costruttori di prodotti finiti, per cui non è semplice riuscire a documentare l’intera catena di approvvigionamento. La Federazione denuncia quindi i rischi per le imprese più piccole della filiera e il pericolo di un progressivo abbandono delle attività di gestione forestale, con conseguenze gravi per la tutela del territorio, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la vitalità economica delle comunità locali. “La sostenibilità non si realizza con l’imposizione di burocrazia, ma con la capacità concreta di valorizzare il nostro patrimonio forestale e di sostenere le migliaia di piccole e medie imprese che ogni giorno lo gestiscono con competenza e responsabilità”, ha sottolineato il presidente Angelo Luigi Marchetti. 

Le risposte dei parlamentari

Le dichiarazioni dei parlamentari hanno messo in luce le diverse prospettive sulla legislazione anti-deforestazione. “I nostri sforzi sono stati finalmente coronati dal successo”, ha dichiarato Peter Liese, eurodeputato e portavoce del Partito Popolare Europeo per l'ambiente. “Se il regolamento sulla deforestazione fosse entrato in vigore senza modifiche il 1° gennaio, avrebbe causato problemi irrisolvibili a molti piccoli silvicoltori, agricoltori e piccole e medie imprese, come i torrefattori di caffè di medie dimensioni.”

Reazione opposta nell’ala sinistra, che nota come la proposta di rinvio dell’EUDR arrivi a poca distanza dall’affossamento della Forest Monitoring Law, una proposta legislativa dell'UE volta a creare per la prima volta un sistema europeo comune di raccolta e pubblicazione dei dati forestali. Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi eletta nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra e componente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, lo definisce “un passo indietro gravissimo, che lascia i nostri boschi senza un quadro condiviso di monitoraggio e gestione sostenibile. E nella stessa seduta, anche la proposta di modifica al Comitato forestale permanente ha indebolito il testo proposto della Commissione, riducendo l’ambizione di un organo che dovrebbe coordinare le politiche forestali europee”.

“Queste scelte, tutte imputabili a una precisa parte politica, segnano un arretramento pericoloso nella protezione delle foreste”, conclude Guarda. “Così l'estrema destra si conferma la migliore alleata della catastrofe climatica. Continueremo a batterci in Parlamento e in ogni sede per salvare queste norme e garantire un futuro alle foreste europee e globali.”


In copertina: immagine Envato