
Da Bruxelles - Giovedì 13 novembre il Parlamento europeo ha dato il via libera all’Omnibus I, il pacchetto legislativo promosso dalla Commissione europea con l’obiettivo dichiarato di “semplificare” le regole sulla sostenibilità (CSRD) e sulla due diligence delle imprese (CSDDD). Ma due elementi rendono la vicenda molto più complessa di quanto possa sembrare a prima vista, se non addirittura al sapore di “cronaca di una morte annunciata”.
Il primo elemento riguarda la legittimità del provvedimento e gli impatti sull’assetto democratico dell’Unione. Una lettera inviata il 10 novembre da oltre cento esperti di diritto alla commissione giuridica del Parlamento (JURI) mette in guardia sul rischio concreto che la direttiva venga annullata dalla Corte di Giustizia UE.
Le modifiche introdotte per “semplificare” le norme rappresenterebbero una scorciatoia procedurale e violerebbero il principio di proporzionalità e i diritti fondamentali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, “soprattutto in assenza di valutazioni d'impatto complete e di adeguate consultazioni pubbliche”.
Approvare l’Omnibus I − e gli altri 5 pacchetti già annunciati, oltre a quelli che arriveranno, come il Digital Omnibus per rivedere GDPR e AI Act − secondo i firmatari creerebbe cioè un “precedente legale pericoloso” per la stessa democrazia europea e per lo stato di diritto. Cosa che certo non dispiace oltreoceano, visto che qualche settimana fa proprio Washington aveva chiesto a Bruxelles di rivedere la CSDDD (mentre le aziende europee chiedevano l’opposto).
Il secondo elemento riguarda invece la maggioranza che ha approvato il testo. Popolari (PPE), conservatori (ECR), patrioti e sovranisti hanno votato insieme. In questo modo si consolida il nuovo asse di governo del resto del mandato della Commissione von der Leyen, eletta a luglio 2024 da una maggioranza formata anche dai colori rosso e verde, ma che col tempo ha iniziato a guardare sempre meno alla sua creatura Green Deal e sempre più a destra, verso la sua estremità.
"Oggi cambia la direzione politica dell’Unione, in un voto che simboleggia il cambiamento: il cordon sanitaire si spezza anche in Europa! Se questa votazione viene approvata con i voti del PPE-ECR-PfE, si stabilisce la maggioranza operativa per il resto del mandato di von der Leyen", dichiarava alla vigilia del voto a Materia Rinnovabile il primo firmatario della lettera Alberto Alemanno, Jean Monnet Professor of European Union Law alla HEC Paris.
Caso isolato o nuova normalità costituzionale?
Tra gennaio e luglio 2025 la Commissione europea ha presentato sei pacchetti “Omnibus” come principale strumento legislativo per rivedere in blocco varie aree di policy UE. Il primo, dedicato alla sostenibilità, è stato seguito da quelli su investimenti (Omnibus II), agricoltura (Omnibus III), mercato unico (Omnibus IV), difesa (Omnibus V) e chimica (Omnibus VI).
L’iniziativa arriva nel solco della promessa fatta da Ursula von der Leyen a inizio anno di ridurre del 25% la regolazione europea per alleggerire il “peso normativo” sulle imprese. Il primo banco di prova di questo impegno è però proprio l’Omnibus I, che interviene sulle due direttive cardine della sostenibilità aziendale, cioè la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). Innanzitutto, nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario, questo approccio dovrebbe semplificare il Green Deal (cutting red tape, tagliare la burocrazia) rendendo più snella e coerente l’applicazione delle norme.
Già a giugno 2025 uno studio del Centre for European Policy Studies (CEPS), commissionato dal Parlamento europeo, ha rilevato numerose criticità nel processo Omnibus. Nello stesso periodo, oltre 90 economisti avvertivano del rischio di compromettere i diritti umani e l’ambizione dello stesso Clean Industria Deal. Insomma, il rischio è che il continuo ricorso allo strumento delle “omnibus” finisca per svuotare il Green Deal dall’interno e di andare oltre. Ma non solo.
Come sottolineano l’analisi preliminare di Alberto Alemanno e quella di David Frydlinger (CIRIO), i pacchetti Omnibus non sarebbero impiegati solo per interventi tecnici circoscritti, ma per veri e propri rollback sostanziali delle regole esistenti. Un fenomeno che, avvertono, non è di per sé incompatibile con il diritto UE, ma potrebbe creare un precedente pericoloso per la legislazione futura e la democrazia UE, se ripetuto sistematicamente.
Omnibus, la semplificazione nasconde il rischio di contenzioso
Il ricorso crescente allo strumento Omnibus consente di modificare rapidamente norme e politiche su larga scala, spesso aggirando i controlli e le valutazioni previste dalle procedure ordinarie. Nella pratica dell’attuale Commissione, il suo uso è per riforme sostanziali, interventi di deregolamentazione trasversale, rinvii di scadenze − come il posticipo dei requisiti di due diligence e di rendicontazione sulla sostenibilità per alcune imprese, approvato dal Parlamento con procedura d’urgenza nell’aprile 2025 − nonché per abrogazioni parziali o totali e processi legislativi accelerati, con minori consultazioni e verifiche. Tutto il contrario di quanto previsto dal Better Regulation Toolbox dell’UE.
Ricorda Alemanno nella sua analisi preliminare come la semplificazione serva a ridurre la complessità senza alterare la sostanza delle norme. Dovrebbe riguardare la forma, non il contenuto: uniformare definizioni e tempi, eliminare sovrapposizioni e migliorare la coerenza, senza ridurre l’ambito di applicazione delle regole.
“Riaprendo alcune parti della CSDDD, il testo rischia di violare i princìpi fondamentali del diritto dell'UE e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea”, aveva spiegato su LinkedIn Quentin Mautray , avvocato dell’ONG Client Earth, alla vigilia del voto. “Ciò potrebbe rendere invalida la direttiva Omnibus e creare incertezza per le aziende che necessitano di regole chiare e stabili. Le imprese europee hanno già investito molto per soddisfare i requisiti di sostenibilità della CSDDD. Ciò di cui hanno bisogno ora è prevedibilità, non potenziali contestazioni legali.”
In questo senso, anche un working paper della Banca centrale europea, pubblicato all’inizio del mese, aveva infatti segnalato rischi di contenzioso davanti alla CGUE dovute all’assenza di valutazioni d’impatto e di confronto tra opzioni alternative. Ora la domanda è: tutto questo si ripeterà?
In copertina: Bas Eickhout (Greens/EFA, NL) e Billy Kelleher (Renew, IE) durante la votazione fotografati da Laurie Dieffembacq © European Union 2025 - Source : EP
