
Aggiornamento delle 15.30 - "La bozza finale della fase uno è stata firmata questa mattina in Egitto da tutte le parti per il rilascio di tutti gli ostaggi". A dirlo è stata la portavoce del governo israeliano Shosh Bedrosian, che ha anche spiegato che l'esercito israeliano manterrà il controllo di circa il 53% del territorio di Gaza e che alle 16 (ora italiana) si terrà una riunione di gabinetto e un'ora dopo ci sarà la riunione di governo. "Entro 24 ore dalla riunione del Consiglio dei ministri, entrerà in vigore un cessate il fuoco a Gaza. L'IDF si ritirerà sulla linea gialla come indicano le mappe del piano Trump. Dopo 24 ore, inizieranno le 72 ore durante le quali tutti i nostri ostaggi saranno rilasciati e riportati in Israele."
È stata una mattina di speranza e tensione quella di oggi, giovedì 9 ottobre. I festeggiamenti a Tel Aviv avevano come sfondo i pennacchi di fumo dei bombardamenti israeliani che si alzavano sulla Striscia di Gaza, che sono continuati nonostante l’annuncio di un accordo tra Hamas e Israele, raggiunto dopo due anni di violenze, con la mediazione di Qatar, Stati Uniti, Egitto, e il sostegno diplomatico della Turchia.
A dare la notizia era stato ieri Donald Trump, che in un post su Truth Social aveva scritto che “tutti gli ostaggi [detenuti da Hamas] saranno liberati molto presto, mentre Israele ritirerà le sue truppe dietro una linea concordata”. L’accordo è poi stato confermato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e da un comunicato di Hamas, mentre in un’intervista a Fox News il presidente statunitense dichiarava di essere “molto fiducioso che ci sarà pace in Medio Oriente”, anticipando che la liberazione degli ostaggi potrebbe avvenire già lunedì prossimo (13 ottobre).
Tuttavia, negli stessi istanti in cui si attendeva la firma della prima fase del piano, prevista a Sharm el Sheikh per le 11 italiane (le 12 locali a Il Cairo), Israele ha fatto sapere che non ci sarà nessun cessate il fuoco senza prima la ratifica dell’accordo da parte del Parlamento israeliano, i cui partiti di ultradestra hanno già fatto sapere che voteranno contro. La discussione dovrebbe iniziare oggi alle 16 ora italiana.
Cosa prevede l’accordo tra Hamas e Israele
Se confermato, la prima fase del piano prevede un cessate il fuoco immediato e la liberazione di tutti i 20 ostaggi israeliani che si stimano ancora vivi, insieme alla restituzione dei corpi di altri 28 probabilmente deceduti. In cambio, Israele rilascerà centinaia di prigionieri palestinesi attualmente detenuti nelle proprie carceri. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Hamas ha detto di aver bisogno di almeno dieci giorni per localizzare i corpi degli ostaggi israeliani morti.
Nel contempo, l’esercito israeliano avvierà un ritiro graduale dalla maggior parte della Striscia di Gaza, spostandosi dietro una linea concordata che delimita un’ampia zona centrale del territorio. Le fasi successive del piano prevedono ulteriori ritiri e l’istituzione di una “zona cuscinetto” lungo il confine.
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha dichiarato su X che l’accordo “sancisce la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’occupazione israeliana, l’ingresso di aiuti umanitari e lo scambio di prigionieri”. Israele, dal canto suo, ha parlato di un’intesa centrata sulla liberazione degli ostaggi, evitando però per ora di confermare il ritiro totale delle truppe.
Gli aiuti umanitari sono un elemento chiave dell’intesa: la Striscia di Gaza, dove prima degli attacchi israeliani vivevano oltre 2,2 milioni di persone, soffre da mesi la carenza di beni primari, il cui ingresso è stato bloccato e ostacolato da Israele, che ha usato in questi due anni fame e sete come armi. Con l’attuazione dell’accordo, dovrebbero entrare ora nella Striscia tonnellate di cibo, medicinali e carburante, coordinate da organizzazioni internazionali con il supporto logistico dell’Egitto.
Reazioni e prospettive geopolitiche
Le prime reazioni all’accordo sono arrivate con toni di cauto ottimismo. Benjamin Netanyahu, che ha ampiamente ringraziato Donald Trump, ha definito l’intesa “una vittoria nazionale e morale per lo stato di Israele”, sottolineando che “non ci fermeremo finché tutti i nostri ostaggi non torneranno e tutti i nostri obiettivi non saranno raggiunti”. Hamas ha chiesto garanzie che Israele non violi i termini dell’accordo e che il cessate il fuoco sia duraturo, ribadendo la necessità del ritiro delle truppe e dell’ingresso di aiuti umanitari.
Anche il presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas), riporta l’ANSA, "ha accolto con favore l'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di un accordo per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza" e "ha espresso la speranza che questi sforzi siano il preludio a una soluzione politica permanente [...] che porti alla fine dell'occupazione israeliana dello stato di Palestina e alla creazione di uno stato palestinese indipendente".
Resta tuttavia incerto il futuro politico della Striscia: la versione originale del piano Trump, presentata il 29 settembre, prevedeva l’esclusione di Hamas dal governo e la completa demilitarizzazione del territorio. Non è ancora chiaro se i negoziati degli ultimi giorni abbiano modificato queste condizioni.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha espresso su X il proprio apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia. Secondo fonti diplomatiche europee, l’Unione è pronta a sostenere un piano di ricostruzione di Gaza da 5 miliardi di euro, che verrà avviato in parallelo alla stabilizzazione politica della regione.
Anche nel migliore degli scenari, che vede porre fine al genocidio e attuato in pieno il cessate il fuoco, la Striscia di Gaza resta infatti un territorio devastato e al limite della vivibilità per l’essere umano, con un forte inquinamento delle falde acquifere e dei suoli, dovuto ai rifiuti non gestiti correttamente, ai bombardamenti e alle macerie, reti idriche distrutte, carenza di cibo, acqua potabile e carburante.
La ricostruzione sarà quindi lunga e difficile, materiale e morale, con la popolazione palestinese, ora stremata e morente, che ha bisogno di interventi immediati e di sicurezza: per due anni, infatti, personale sanitario e media non hanno potuto svolgere il proprio lavoro senza il rischio di venire attaccati e uccisi dall’esercito Israele. La firma e la ratifica dell’accordo sono quindi solo il primo passo verso un futuro ancora tutto da capire e costruire.
In copertina: foto di Mohammed Ibrahim da Gaza