Da oggi, 1° settembre 2025, l’Unione europea cambia le regole sull’utilizzo di due sostanze classificate come potenzialmente tossiche e cancerogene. Entra infatti in vigore il divieto per il TPO (Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide) e la DMTA (Dimethyltolylamine), composti chimici che sono spesso presenti nei cosmetici, in particolare negli smalti semipermanenti.
Il nuovo regolamento 877, approvato il 12 maggio 2025 dalla Commissione europea, aveva infatti aggiornato la lista delle sostanze chimiche proibite nei prodotti UE, includendo questi due ingredienti molto comuni negli smalti per le unghie. Il divieto comporta una serie di conseguenze per l’industria cosmetica, dato che l’adeguamento alla nuova normativa prevede una serie di costi, sia per le aziende produttrici, sia per i centri estetici.
Che cosa sono TPO e DMTA
Le due sostanze bandite dall’UE erano fino a oggi molto diffuse nelle formulazioni degli smalti semipermanenti, perché ricoprono un ruolo importante nel loro processo di applicazione. In particolare, il TPO è un fotoiniziatore, ovvero una sostanza che permette allo smalto di indurirsi rapidamente sotto la lampada UV o LED. Un ingrediente chiave, che però i risultati dei test condotti sugli animali dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) hanno classificato come un CMR di categoria 1B: una sigla che indica una sostanza presunta cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione, con possibili influenze negative sulla fertilità e lo sviluppo fetale.
Stessa classificazione anche per il Dimethyltolylamine, che viene utilizzato come condizionante, cioè facilita l’adesione dei prodotti applicati alle unghie stesse, rendendoli più uniformi. Il DMTA è stato infatti associato a rischi di tossicità sistemica e potenziali effetti sulla salute a lungo termine, soprattutto quella del sistema cardiocircolatorio.
Perché il divieto agli smalti semipermanenti
Le esatte conseguenze sulla salute per chi ha usato regolarmente questi prodotti sono ancora parzialmente ignote. La Commissione europea, infatti, ha proibito i prodotti perché presumibilmente tossici, dunque in via precauzionale. “La superficie ungueale è estremamente permeabile a tali sostanze, che pertanto vengono assorbite e diffuse per via sistemica”, spiega a Materia Rinnovabile la dottoressa Gea Olivieri Conti, presidente della divisione regionale siciliana dell’Associazione Medici per l'Ambiente (ISDE).
“Per molte sostanze interferenti endocrine incluse TPO e DMTA, non esiste una soglia al di sotto della quale non ci sia un effetto, pertanto il continuo assorbimento, anche di piccolissime dosi (subcroniche) crea un rischio per la salute. Gli onicotecnici [gli operatori che applicano lo smalto, ndr] usando i guanti per motivi igienico sanitari hanno una ridotta esposizione rispetto alle clienti per quanto riguarda l’assorbimento dermico, ma non sono completamente esenti, essendo esposti in parte per via inalatoria durante le attività, ad esempio quelle di abrasione del vecchio smalto.”
Gli impatti economici del divieto
Questa nuova regolamentazione impedisce non solo di produrre e commercializzare nuovi smalti e gel semipermanenti che contengano TPO e DMTA, ma anche di utilizzare quelli già aperti o acquistati dai centri estetici. Non è quindi previsto un periodo di transizione per esaurire le scorte. Gli smalti attualmente in circolazione, aggiunge Olivieri Conti, “non potranno essere smaltiti dagli operatori di estetica ma saranno ritirati dai fornitori per evitare la dispersione di tali sostanze in ambiente durante lo smaltimento”.
Tuttavia, va notato che la normativa non fornisce indicazioni specifiche riguardanti le modalità di restituzione o lo smaltimento dei prodotti non conformi. Dato che le scorte non possono più essere impiegate né conservate, per operatori e operatrici si prospetta un danno economico di migliaia di euro.
Inoltre, in caso di mancato rispetto della regolamentazione, i professionisti del settore cosmetico rischiano di incorrere in sanzioni (stabilite a livello nazionale, dunque diverse a seconda del paese). Va tuttavia precisato che il divieto era stabilito già dal mese di maggio 2025 (mentre le discussioni sul tema sono iniziate a marzo 2024), e che alcuni marchi si erano quindi già adattati alla nuova normativa sostituendo questi composti con alternative non tossiche.
In copertina: immagine Envato