Il 5 dicembre si celebra la Giornata mondiale del suolo, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare che questa risorsa silenziosa e fragile sostiene il 95% del cibo che consumiamo, ospita il 59% delle specie viventi ed è un pilastro della sicurezza climatica e idrogeologica. Quest’anno la ricorrenza è ancora più significativa perché proprio pochi mesi fa il Parlamento UE ha approvato la prima legge sul monitoraggio del suolo dell’Unione Europea, una misura storica che punta a ripristinare la salute dei suoli europei entro il 2050.
Il tema scelto per l’edizione 2025, Healthy Soils for Healthy Cities (suoli sani per città sane), sottolinea il ruolo strategico del suolo nei contesti urbani: superfici permeabili e vegetate assorbono acqua piovana, regolano la temperatura, immagazzinano carbonio e migliorano la qualità dell’aria. Quando però vengono sigillate dal cemento, queste funzioni scompaiono, amplificando rischi come alluvioni, isole di calore e inquinamento atmosferico.
In questo scenario, l’Italia arriva alla ricorrenza con un primato negativo che si aggrava di anno in anno. Secondo il Rapporto ISPRA-SNPA Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, nel 2024 sono stati trasformati in nuove superfici artificiali 83,7 chilometri quadrati di territorio, con un incremento del 15,6% rispetto al 2023. Il consumo netto supera i 78 km², il valore più alto degli ultimi dodici anni. Oggi le coperture artificiali superano i 21.500 km², pari al 7,17% del territorio nazionale, contro una media europea del 4,4%.
I numeri dell’emergenza: 2,7 metri quadri al secondo
La fotografia dell’edizione 2025 del rapporto ISPRA è inequivocabile. Ogni giorno in Italia vengono sigillati 230.000 metri quadrati di suolo, quasi tre al secondo. In un anno la superficie consumata equivale a una città come Pavia. E i ripristini sono marginali: appena 5 km² restituiti alla natura nel 2024, a fronte di oltre 83 sottratti. Significa che per ogni metro quadrato ripristinato, ne vengono persi altri sedici.
E l’aumento riguarda anche zone ad alto rischio idrogeologico: nel 2024 sono stati infatti consumati 1.303 ettari in aree a pericolosità idraulica e 608 in zone a rischio frana. E perfino le aree protette non sono risparmiate: si registrano 81 ettari persi nei parchi nazionali e regionali e 193 ettari nelle aree Natura 2000, con incrementi rispettivamente del 16% e del 14% rispetto al 2023.
WWF: “Il consumo di suolo è la vera emergenza nazionale”
Per il WWF Italia la tendenza attuale rappresenta una minaccia diretta alla biodiversità, alla sicurezza alimentare e alla resilienza climatica del paese. “Il consumo di suolo è la vera emergenza del nostro paese e deve diventare una priorità strategica non più rinviabile”, afferma la direttrice generale Alessandra Prampolini. L’associazione chiede una legge quadro che introduca il principio del “Bilancio zero del consumo di suolo”, il recepimento rapido della nuova Direttiva europea 2025/2360 sulla resilienza dei suoli e l’attuazione della Restoration Law, che impone il ripristino di ecosistemi degradati e l’assenza di perdita netta di aree verdi urbane entro il 2030.
Secondo ISPRA, i costi economici della perdita di suolo tra il 2006 e il 2024 variano tra 8,66 e 10,59 miliardi di euro l’anno, senza considerare gli impatti indiretti su dissesto, alluvioni e cambiamenti climatici. L’effetto sull’isola di calore urbana è evidente: in molte città italiane la differenza rispetto alle aree rurali supera i 10°C, mentre nei quartieri con copertura arborea superiore al 50% le temperature possono ridursi di oltre 2°C.
La Giornata mondiale del suolo invita oggi istituzioni, imprese e cittadini a ripensare in profondità la gestione del territorio. Perché il suolo è un capitale naturale limitato: per formare appena 2-3 centimetri di terreno possono servire fino a mille anni. Un tempo che non possiamo permetterci di aspettare.
Leggi anche: Suolo, oltre il 70% dei paesi lo sottovaluta nelle strategie di mitigazione
In copertina: immagine Envato
