A causa della crisi climatica, sono sempre di più gli eventi estremi che colpiscono le città, come accaduto con le alluvioni di Valencia a ottobre 2024. Per rendere gli spazi urbani più resilienti a questi fenomeni, giocano un ruolo chiave le Nature Based Solutions (NBS), che trasformano le sfide ambientali in opportunità per il miglioramento del contesto urbano.
Infatti, le soluzioni basate sulla natura contribuiscono ad assorbire e trattenere l’acqua piovana, migliorare la qualità dell’aria, ridurre le isole di calore e alleggerire la pressione sulle reti fognarie. Sono questi i vantaggi illustrati nel seminario Città spugna e Nature Based Solutions. Innovazione e sostenibilità urbana, organizzato da Gruppo CAP, la green utility che gestisce il servizio idrico milanese, in collaborazione con l'ordine degli ingegneri della provincia di Milano.
Il convegno, di cui Materia Rinnovabile è stata media partner, è stato un momento di confronto tecnico a cui hanno partecipato esperti ed esperte, portando esempi concreti di interventi che prevedono la natura come parte integrante dell’infrastruttura urbana.
Il focus principale del seminario, moderato dal direttore di Materia Rinnovabile Emanuele Bompan, è stato il progetto Città Metropolitana Spugna, un insieme di 90 interventi di riqualificazione che coinvolgono Milano e i comuni limitrofi. Il piano, che ha già avviato 32 cantieri, è portato avanti dal Gruppo CAP e dalla Città metropolitana di Milano, co-finanziato con 50 milioni di euro dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
La metropoli diventa città spugna
Gli interventi di Milano città spugna prevedono di realizzare 300.000 metri quadrati di superfici verdi, piantare 2.000 alberi e 32.000 arbusti, con un risparmio energetico annuo stimato di 126.000 kilowattora. Questi numeri raccontano la visione del Gruppo CAP, come ha ribadito il presidente Yuri Santagostino, sottolineando la necessità di investire in infrastrutture capaci di assorbire gli impatti prima che accadano, passando “da un approccio riparativo a uno preventivo” nella gestione del servizio idrico.
“Se vogliamo ripensare le nostre città, non basta che un solo attore metta in campo delle politiche che vanno nella direzione di adattamento ai cambiamenti climatici”, ha aggiunto Santagostino. “Innanzitutto, dobbiamo cambiare la nostra mentalità [...]. C’è bisogno che regione Lombardia, i gestori dei servizi idrici, i comuni, la città metropolitana creino un’alleanza in cui riconosciamo qual è l’obiettivo comune.”
Santagostino ha poi specificato che “moltissimi degli interventi di città spugna riguardano dei parcheggi”: queste operazioni, anche se minime, hanno un’enorme rilevanza per i piccoli comuni. Infatti, spiega il presidente del Gruppo CAP, contribuiscono a cambiare il modo di progettare e quindi a riqualificare queste aree.
Esempi di città spugna, da Milano a Rotterdam
Tra gli speaker presenti, l’architetto del paesaggio Andreas Kipar, che ha insistito sul concetto di una sostenibilità “visibile e misurabile” nelle città, che contribuisce attivamente al benessere dei cittadini. L’elemento dell’acqua, infatti, può essere “attivatore dello spazio pubblico” negli interventi sul modello delle NBS, in vista di una “nuova estetica” delle città.
Con lo stesso approccio pragmatico, è intervenuto dai Paesi Bassi Johan Verlinde, program manager del Rotterdam Climate Adaptation Plan del comune omonimo. Verlinde ha parlato di come il contesto urbano della metropoli nederlandese sia profondamente cambiato nel tempo, passando da una città fatta di canali a una composta da strade e automobili, che ora il comune punta a ridurre per restituire all’acqua i propri spazi.
Abitare una città spugna
Alcuni interventi si sono focalizzati sul ruolo di chi abita il contesto urbano. A questo proposito, Francesca Corso Talento, presidente di ASIAT (Associazione studi di ingegneria e architettura ticinesi) ha ricordato che “città e persone sono implicate nella nuova città spugna”. Ha poi citato Isidoro di Siviglia, che nel parlare di città differenziava tra la urbs fatta di mura fisiche e la civitas costituita dai suoi abitanti. Corso Talento, che è intervenuto durante la tavola rotonda dedicata alle politiche di sviluppo locale e di governance territoriale, ha infatti ribadito più volte l’importanza di coinvolgere le persone nella progettazione della città.
Un approccio simile è quello di Tiziana Monterisi, architetta e CEO di Ricehouse, che ha presentato un progetto partecipato di riqualificazione di case popolari in via Russoli a Milano, dove i tetti di quattro edifici si sono trasformati in orti urbani, anche grazie alla collaborazione con i residenti. Il risultato è un esempio di agricoltura urbana ed efficientamento energetico, che ha visto i primi frutti proprio nell’ultimo anno.
Il seminario si è concluso con le parole di Michele Falcone, direttore generale di Gruppo CAP, che ha sottolineato che “il comune non è un’isola”. Pertanto, un intervento in un’area metropolitana ramificata come quella milanese necessita un approccio che tenga in conto delle differenze delle singole municipalità. Infine, Falcone ha ribadito il valore delle NBS come leve strategiche di rigenerazione urbana e sociale.
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In copertina: immagine Envato