Il Parlamento europeo ha approvato la prima legge sul monitoraggio del suolo dell’Unione Europea, una misura storica che punta a ripristinare la salute dei suoli europei entro il 2050. La nuova direttiva rappresenta una tappa fondamentale della strategia europea per la costruzione di un’agricoltura più resiliente e sostenibile.
La nuova Legge sul monitoraggio del suolo obbligherà infatti gli stati membri a monitorare e valutare la salute dei propri terreni attraverso un sistema armonizzato a livello europeo, fornendo dati comparabili alla Commissione e all’Agenzia europea dell’ambiente (EEA). Entro tre anni, i paesi dovranno recepire la direttiva nelle rispettive legislazioni nazionali.
Gli stati membri dovranno creare sistemi nazionali di monitoraggio del suolo, basati su un metodo comune europeo, oltre a identificare i siti contaminati per gestirli in modo adeguato. Inoltre, la direttiva introduce princìpi per limitare il consumo di suolo e la sua impermeabilizzazione, fattore critico di perdita di fertilità.
Un quadro comune per la salute del suolo
Se l’obiettivo generale della legge è quello di garantire la salute dei suoli europei entro il 2050, in pratica gli stati membri dovranno monitorare e valutare la salute dei suoli nei propri territori utilizzando descrittori comuni − che caratterizzano gli aspetti fisici, chimici e biologici della salute per ciascun tipo di suolo − e una metodologia dell'UE per i punti di campionamento. Gli stati membri saranno liberi di basarsi su campagne nazionali di monitoraggio dei suoli o altre metodologie equivalenti. La Commissione sosterrà gli stati rafforzando l'attuale programma dell'UE di campionamento del suolo, LUCAS Soils, e offrirà un sostegno finanziario e tecnico su misura.
Per proteggere gli agricoltori e i silvicoltori, la direttiva concordata non impone nuovi obblighi ai proprietari o ai gestori terrieri. Obbliga, invece, i paesi ad aiutare questi ultimi a migliorare la salute e la resilienza del suolo. Le misure di sostegno possono includere consulenza indipendente e attività di formazione, nonché la promozione di ricerca e innovazione e misure volte a sensibilizzare sui vantaggi della resilienza del suolo. Gli stati membri dovranno inoltre valutare regolarmente i costi finanziari che gli agricoltori e i silvicoltori devono sostenere per migliorare la salute e la resilienza del suolo.
La direttiva introduce l’obbligo di redigere un elenco pubblico dei siti potenzialmente contaminati entro dieci anni dalla sua entrata in vigore e di affrontare eventuali rischi inaccettabili per la salute umana e l’ambiente. Infine, 18 mesi dopo l'entrata in vigore della legge sarà redatto un elenco indicativo di sostanze emergenti che potrebbero rappresentare un rischio significativo per la salute del suolo, dell’ambiente o umana. Tale elenco includerà PFAS, noti anche come “sostanze chimiche permanenti”, e pesticidi.
“Senza suoli sani non c'è futuro, senza la conoscenza del loro stato non possiamo proteggerli. Sono molto felice che tutti gli stati membri potranno finalmente conoscere meglio lo stato di salute dei loro suoli e che gli agricoltori saranno aiutati a proteggerli e migliorarli”: è stato, dopo la votazione, il commento del relatore Martin Hojsík, europarlamentare slovacco e vicepresidente del Parlamento europeo.
Integrare il suolo nelle politiche climatiche
Secondo le stime, tra il 60% e il 70% dei suoli europei è in uno stato di salute precario, a causa dell’intensificazione agricola, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico. Ogni anno, la degradazione del suolo costa all’economia EU oltre 50 miliardi di euro.
Molte realtà a livello europeo ed extraeuropeo hanno accolto con favore l’approvazione della legge. Tra queste l’iniziativa globale Save Soil, che attraverso la sua direttrice scientifica Praveena Sridhar ha espresso soddisfazione per una legge che segna un punto di partenza per un cambiamento strutturale, “primo passo affinché l’Europa dia la priorità ai suoli sani, per la resilienza climatica, la cattura del carbonio e per le future generazioni di agricoltori”.
“È rassicurante che la maggioranza dei deputati europei abbia resistito al populismo e alla disinformazione e abbia difeso oggi i suoli europei. Sebbene la legge non sia così forte come dovrebbe essere, è un primo passo nella giusta direzione e un promemoria del fatto che il progresso è ancora possibile”. è stato il commento di Caroline Heinzel, responsabile delle politiche per il suolo dell’European Environmental Bureau.
L’approvazione della legge rappresenta, in effetti, un successo di numerose forze ecologiste e progressiste europee che si sono impegnate nel sostegno della direttiva, tra cui la European Alliance for Regenerative Agriculture (EARA). Come ha raccontato Anne van Leuwen, agricoltrice nederlandese, cofondatrice di EARA e EU Mission Soil Ambassador, “con EARA e Climate Farmers siamo riusciti, in una sola settimana, a raccogliere 69 firme da agricoltori e organizzazioni di tutta Europa a sostegno di questa direttiva. Ora gli stati membri devono istituire sistemi nazionali di monitoraggio e riferire dati comparabili all’UE. Ciò migliorerà la disponibilità di dati, la consulenza e la comparabilità in tutta l'UE, con notevoli vantaggi per gli agricoltori, i consulenti e le regioni che lavorano alla rigenerazione dei suoli”.
Van Leuwen ha sottolineato, però, che il percorso non termina qui: “Ci sono ancora molti passi da compiere in termini di attuazione e sicuramente fino a quando i sussidi dell'UE non ricompenseranno effettivamente gli agricoltori per la rigenerazione. Ma ora che il quadro è in vigore, possiamo lavorare al suo interno per ottenere terreni fertili e paesaggi alimentari sani in tutta Europa”.
Anche dal mondo delle imprese arriva un segnale positivo. La coalizione internazionale OP2B, che riunisce aziende dell’intera filiera agroalimentare, ha accolto con entusiasmo l’approvazione, considerando che, per le aziende della filiera agricola, i requisiti di monitoraggio del suolo solidi e armonizzati offrono vantaggi significativi, tra cui una migliore gestione dei rischi della catena di approvvigionamento, la dimostrazione dei progressi compiuti in materia di sostenibilità, la risposta alla crescente domanda di trasparenza da parte dei consumatori e degli investitori e il potenziamento dell'innovazione e dell'adattamento tecnologico. Secondo OP2B, la nuova direttiva aiuterà l'accesso degli agricoltori e delle aziende ai finanziamenti e ai sistemi di ricompensa per la generazione di servizi ecosistemici.
Un iter lungo tre anni
L’adozione definitiva della legge conclude un percorso politico che aveva visto la scorsa primavera Parlamento e Consiglio UE raggiungere, dopo una lunga notte di negoziati, un’intesa politica sul testo della nuova direttiva europea sul monitoraggio del suolo. Il compromesso era stato raggiunto come “accordo di seconda lettura anticipata” una formula che ha consentito di accelerare l’adozione finale. Al testo si era arrivati dopo che il 1° agosto 2022 era stata aperta una consultazione pubblica su una possibile Soil Monitoring Law.
Dopo l’approvazione in plenaria e la successiva ratifica del Consiglio, la legge entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE, prevista entro fine novembre. Da quel momento, gli stati membri avranno tre anni di tempo per adeguare le proprie normative nazionali.
Verso COP30
Si tratta di un passo importante, ma l’obiettivo è ancora molto lontano. Mentre il mondo guarda alla prossima COP30 in Brasile, Save Soil avverte quanto non dare priorità alla salute del suolo nelle strategie climatiche nazionali rappresenti un rischio sistemico.
Nuove analisi dei contributi determinati a livello nazionale (NDC) e dei piani nazionali di adattamento (NAP) condotte dal movimento globale fondato da Sadhguru hanno rivelato l'allarmante assenza di impegni in materia di salute del suolo da parte della maggior parte dei paesi, un'omissione critica che mette a repentaglio la sicurezza alimentare mondiale e che potrebbe costare al mondo tra il 2% e il 3% del PIL annuo.
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