L’Unione Europea può produrre più cibo con meno risorse grazie all’agricoltura rigenerativa. È quanto punta a dimostrare lo studio più esteso mai realizzato in questo campo, Regenerating Europe from the Ground Up, pubblicato oggi, martedì 3 giugno, e condotto dall’European Alliance for Regenerative Agriculture (EARA) tra il 2020 e il 2023 su 78 aziende agricole rigenerative in 14 paesi europei, per un totale di oltre 7.000 ettari.

In un contesto in cui la Commissione europea stima perdite di redditività agricola per 60 miliardi di euro già nel 2025 e oltre 90 miliardi entro il 2050, questo studio racconta una diversa prospettiva. In un momento in cui il modello agricolo oggi dominante sta dimostrando i propri limiti di fronte alla crisi climatica, all’erosione dei suoli, all’aumento dei costi e alla dipendenza da input esterni, i risultati dello studio contraddicono la narrativa secondo cui solo l’agricoltura convenzionale ad alto impiego di input chimici possa garantire la sicurezza alimentare del continente.

“La Rivoluzione verde può essere archiviata nei libri di storia”, ha dichiarato Simon Krämer, direttore esecutivo di EARA e autore principale dello studio. “La Quarta rivoluzione agricola è iniziata: guidata da agricoltori che collaborano con la natura, riscoprono saperi antichi e visione olistica del mondo, combinata con le più recenti scoperte scientifiche e tecnologie di automazione.”

Lo studio Regenerating Europe from the Ground Up rappresenta il primo capitolo di un programma di ricerca pluriennale volto a misurare e rafforzare le prestazioni delle aziende agricole rigenerative. I suoi risultati non riguardano solo l’Europa: offrono una visione concreta e già operativa di come l’agricoltura del futuro possa essere più produttiva, resiliente e rigenerativa, ovunque nel mondo.

Un nuovo indice di produttività

Tra i principali risultati emersi dallo studio condotto da EARA spicca l’introduzione dell’Indice di piena produttività rigenerativa (RFP), nuovo indicatore multidimensionale sviluppato in collaborazione con agricoltori, ricercatori e agronomi che consente di misurare in modo semplice e concreto l’efficacia delle pratiche rigenerative, dal campo fino alla governance internazionale.

I dati raccolti tra il 2020 e il 2023 dimostrano che le aziende agricole rigenerative hanno ottenuto, in media, una produttività complessiva superiore del 27% rispetto a quelle convenzionali. Inoltre, pur registrando rese alimentari quasi identiche (solo il 2% in meno in termini di calorie e proteine), le aziende rigenerative hanno ridotto del 61% l’uso di fertilizzanti azotati di sintesi e del 76% quello di pesticidi.

Anche in termini di sovranità alimentare, il divario è netto: mentre le aziende convenzionali europee dipendono per oltre il 30% da mangimi importati, i pionieri rigenerativi sono riusciti a produrre utilizzando esclusivamente risorse della propria bioregione. I dati mostrano performance superiori a livello di ecosistema di gran lunga superiori se si conteranno la fotosintesi (+24%), la copertura del suolo (+23%) e la diversità delle piante (+17%) rispetto ai campi gestiti con pratiche convenzionali. Non meno importante, i campi rigenerativi registrano temperature superficiali estive inferiori di 0,3°C rispetto agli agroecosistemi circostanti.

Agricoltura europea net positive

Secondo le stime, una transizione su scala europea verso pratiche rigenerative potrebbe portare già nei primi anni alla mitigazione di 141,3 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all’anno, pari all’84% delle emissioni nette del settore agricolo dell’UE. Dopo un periodo di transizione di 3-7 anni, il comparto agricolo europeo potrebbe diventare net positive, garantendo al contempo sicurezza alimentare e adattamento agli eventi estremi.

“Le prestazioni economiche ed ecologiche della mia azienda si basano sull'impatto di 40 anni di pratiche biologiche e 10 anni di pratiche agroforestali rigenerative, e costituiscono quindi chiaramente un percorso economicamente ed ecologicamente resiliente per gli agricoltori”, racconta Sheila Darmos. “Con EARA, stiamo sperimentando modi per aiutare sempre più agricoltori a intraprendere percorsi simili.”

Darmos, fondatrice di The Southern Lights, coltiva in Grecia olivi, agrumi e limoni con una resa media per ettaro superiore del 280% rispetto alla media, senza fertilizzanti o pesticidi chimici e il 78% in meno di carburante rispetto alla media degli agricoltori con uguali colture. Il suo sistema di agroforestazione sintropica migliora la ritenzione idrica, favorisce la biodiversità e abbassa la temperatura del suolo nei mesi più caldi.

Ostacoli e soluzioni: come sostenere la transizione rigenerativa

Regenerating Europe from the Ground Up evidenzia come creare un ecosistema di sostegno pratico ed economico sia cruciale per rendere la rigenerazione agricola una scelta accessibile, concreta e scalabile per le aziende di tutta Europa, perché la transizione verso forme di agricoltura più in linea con i limiti planetari e con le risorse della natura, per quanto necessaria, non è tuttavia priva di ostacoli.

Gli agricoltori che vogliono cambiare approccio si scontrano spesso con la mancanza di conoscenze agronomiche specifiche, una burocrazia complessa, difficoltà nell’accesso alla terra e una filiera poco adattata. Tuttavia, lo studio EARA evidenzia anche le leve più efficaci per superare queste barriere: strumenti finanziari, come ad esempio assicurazioni su misura per i primi anni di transizione, incentivi legati ai risultati concreti, contratti di acquisto prevedibili e remunerativi, accesso facilitato a supporto tecnico e reti di peer learning, oltre a finanziamenti dedicati a condizioni agevolate.

“Finalmente abbiamo i dati concreti di aziende agricole reali che dimostrano che la rigenerazione non solo funziona, ma ha molto senso anche dal punto di vista commerciale”, conclude Meghan Sapp, agricoltrice in Navarra, in Spagna, e Advocacy & External Relations Director di EARA. “Non è solo possibile ma è anche fondamentale rigenerare il settore agroalimentare europeo quanto più rapidamente, per garantire la resilienza delle aree rurali e la sicurezza alimentare.”

 

In copertina: una piantagione di mandorle rigenerativa in Grecia, foto di EARA