Sono passati dieci anni da quando, all’Hôtel de Ville di Parigi, durante la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) un nutrito gruppo di rappresentanti istituzionali e politici firmò un trattato che sanciva il proprio impegno a favore dell'azione per il clima. Era l’Accordo di Parigi, il cui principale obiettivo era limitare il riscaldamento globale, evitando che la temperatura media aumentasse di oltre 1,5°C.
Oggi, nel 2025, i target previsti dal trattato sembrano sempre più difficili da raggiungere, anche a causa dell’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo, che diventerà definitiva a gennaio 2026, a un anno dall’annuncio. A livello globale, inoltre, i paesi non hanno rispettato le scadenze previste per i propri piani di riduzione delle emissioni (i contributi determinati a livello nazionale, noti con la sigla NDC), chiedendo più tempo. In questo contesto scoraggiante, una speranza potrebbe arrivare dalle città, che in alcuni casi hanno implementato obiettivi di riduzione delle emissioni ancora più ambiziosi di quelli nazionali.
A dirlo è il nuovo report From Paris to Belém: A Decade of Local Climate Leadership, lanciato dalla Global Covenant of Mayors for Climate and Energy (GCOM), un’alleanza per supportare le città nel raggiungere gli obiettivi climatici, e da C40 Cities, rete di sindaci uniti per agire contro la crisi climatica con azioni a livello locale. Il rapporto riassume i principali traguardi sostenibili raggiunti da diverse città in tutto il mondo, tracciando un ponte tra l’Accordo di Parigi del 2015 e la COP30 attesa per l’autunno a Belém, in Brasile.
Dieci anni di strategie climatiche in città
Il report ripercorre il crescente impegno delle città nel contrasto alla crisi climatica negli ultimi dieci anni, enfatizzando come sindaci, leader locali e le loro reti cittadine hanno tradotto gli obiettivi climatici in azioni concrete, investendo nella qualità dell’aria, nel trasporto pubblico, nei green job e nelle soluzioni basate sulla natura.
“L’Accordo di Parigi ha rappresentato un punto di svolta globale, ma ha anche segnato l’ascesa di un nuovo tipo di leadership climatica: locale, audace, e profondamente radicata nella vita quotidiana delle persone”, ha sottolineato la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. “Dal principio, le città hanno mostrato che la crisi climatica può essere affrontata con modalità che creano lavoro, migliorano la salute pubblica, accrescono i servizi pubblici e costruiscono comunità più forti.”
A questo proposito è intervenuto anche Michael Bloomberg, inviato speciale delle Nazioni Unite per l'ambizione e le soluzioni climatiche e sindaco di New York per tre mandati (dal 2002 al 2013), dicendo che “per molti anni, il cambiamento climatico è stato generalmente considerato un problema da risolvere esclusivamente dai governi nazionali, con un approccio dall’alto verso il basso. Ma i sindaci hanno affrontato la sfida in modo opposto: dal basso verso l’alto”.
Lotta alla crisi climatica, i principali risultati raggiunti
Le reti GCOM e C40 sono cresciute in questi anni, e così le loro azioni di contrasto alla crisi climatica. Sono oggi più di 13.700 le città e le regioni che stanno attivamente pianificando e attuando strategie climatiche ambiziose tramite il GCOM e la Under2 Coalition, un’organizzazione non profit che supporta i governi nella mitigazione delle emissioni di gas serra.
Inoltre, l’impegno delle città emerge dal fatto che secondo il report nel 2021 più del 75% dei firmatari del GCOM aveva stabilito obiettivi climatici più ambiziosi rispetto a quelli del proprio governo nazionale, e oltre il 50% puntava a raggiungerli in tempi più rapidi. Per quanto riguarda la rete C40, 92 delle 97 città che ne fanno parte hanno un piano d’azione climatica conforme all’Accordo di Parigi. E a dimostrazione del fatto che gli impegni presi hanno effetti concreti, il rapporto fa emergere un dato importante: tra il 2015 e il 2024, le città del C40 hanno ridotto le proprie emissioni pro capite in media del 7,5%.
Un altro dato interessante, anche se ancora non concretizzato, riguarda il contributo cruciale di alcune città che si trovano nei paesi che hanno aderito all’iniziativa CHAMP (Coalition for High Ambition Multilevel Partnerships), che promuove la collaborazione tra governi nazionali e locali. Se raggiungessero gli obiettivi a breve termine che si sono prefissate, infatti, le città colmerebbero il divario del 37% tra gli attuali NDC e le riduzioni delle emissioni previste dall’Accordo di Parigi.
“Questo rapporto è una testimonianza di ciò che è possibile realizzare con un’azione climatica guidata dalle città e centrata sulle persone,” ha spiegato Mark Watts, direttore esecutivo di C40. “Ora è il momento che città e governi nazionali si uniscano e accelerino il ritmo. La COP30 deve rappresentare un punto di svolta, mobilitando i finanziamenti di cui le città hanno urgentemente bisogno per promuovere soluzioni climatiche più rapide e più eque”.
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In copertina: immagine Envato