La Taskforce on Materials and Consumption, che si avvale delle competenze dei membri del Club di Roma e dell'Hot or Cool Institute, in collaborazione con i membri dell'International Resource Panel, dell'Earth4All Initiative, del Wuppertal Institute e di altre organizzazioni scientifiche altamente riconosciute, ha lanciato un appello alla Commissione europea: senza obiettivi chiari e vincolanti di riduzione del consumo di risorse naturali, l’Europa rischia di compromettere le proprie sicurezza, competitività e capacità di rispettare gli impegni climatici.
È questo il messaggio centrale del documento Securing Europe’s future through a just and competitive circular economy, pubblicato dalla Taskforce on Materials and Consumption, in risposta alla consultazione pubblica sul nuovo Circular Economy Act, che resterà aperta fino al prossimo 6 novembre con l’obiettivo di dare forma alla legge quadro prevista per il 2026, la quale mira a rafforzare l’economia circolare come strumento per aumentare la competitività industriale e la sicurezza economica dell’Unione.
Tagliare la domanda di risorse, non solo riciclare
Secondo il gruppo, l’attuale politica europea sull’economia circolare, pur avendo posto basi importanti, resta troppo frammentata e ancora sbilanciata su riciclo e gestione dei rifiuti. “Senza affrontare la domanda di materiali e i driver sistemici del consumo, la trasformazione verso una vera economia circolare e rigenerativa rimarrà incompleta”, avverte Anders Wijkman, copresidente della Taskforce e presidente onorario del The Club of Rome.
Gli esperti ricordano che l’estrazione e la lavorazione dei materiali sono responsabili di oltre il 90% della perdita di biodiversità terrestre e di più della metà delle emissioni globali di gas serra. Per l’Europa, che importa oltre il doppio dei materiali che esporta, ridurre la dipendenza dalle risorse è una questione non solo ecologica ma anche strategica.
Tre raccomandazioni chiave
Nel documento, la taskforce non si limita a scandagliare lo stato attuale delle politiche europee, ma indica anche tre direzioni precise per orientare il futuro Circular Economy Act. La prima riguarda l’introduzione di obiettivi vincolanti sull’impronta materiale: secondo gli esperti, entro il 2028 l’Unione dovrebbe fissare target concreti di riduzione del consumo di risorse, così da mantenere l’uso dei materiali entro i limiti planetari. A tal fine è necessario individuare un comitato di esperti dedicato ai target di riduzione dei materiali che possa entro il 2028 stabilire tali obiettivi vincolanti sull’impronta materiale per il 2035 e 2040.
In secondo luogo, il gruppo propone di spostare lo sguardo dal singolo prodotto all’insieme dei sistemi che strutturano la vita quotidiana. Non basta infatti migliorare il riciclo o aumentare la durabilità dei beni: occorre investire nella trasformazione di abitazioni, cibo, mobilità ed energia, i quattro pilastri che, da soli, generano circa il 90% del consumo globale di materiali.
Per raggiungere tale obiettivo, gli esperti indicano tra le attività chiave l’introduzione della logica dei sistemi di approvvigionamento nella legge sull'economia circolare e la collaborazione con i rispettivi commissari e stati membri per sviluppare tabelle di marcia su come allineare i sistemi di approvvigionamento agli obiettivi di impronta materiale sopra indicati, dando priorità ai risultati in termini di benessere in settori chiave. In ciò, un ruolo chiave potrebbe essere svolto con il supporto dei finanziamenti del programma Horizon Europe e dallo sviluppo di una serie di indicatori che misurino l'efficienza dei sistemi di approvvigionamento nel soddisfare le esigenze dal punto di vista dei materiali.
Nuove regole globali sulla governance delle risorse
Infine, la taskforce invita l’UE ad assumere un ruolo di leadership anche sul piano internazionale, promuovendo nuove regole globali sulla governance delle risorse. In un contesto segnato da tensioni geopolitiche e crescente incertezza economica, l’Europa dovrebbe farsi portavoce di un quadro di gestione equo, trasparente e condiviso, che consenta di garantire una transizione giusta non solo all’interno dell’Unione, ma anche a livello globale.
Per dare seguito a quest’ultima raccomandazione, è necessario, secondo The Club of Rome e Hot or Cool Institute, concentrarsi sull'attuazione della call to action dei copresidenti dell'International Resource Panel (IRP) per l'istituzione di un organismo internazionale di gestione delle risorse al fine di garantire una maggiore trasparenza sui flussi di materiali e l'inclusione della gestione delle risorse negli sforzi internazionali, compresi tutti gli accordi internazionali esistenti.
In questo senso, un’azione importante potrebbe essere quella di sostenere proposte innovative come il Global Mineral Trust per consentire l'assegnazione dei materiali, in particolare delle materie prime critiche, attraverso un quadro multilaterale basato sulla giustizia e l’equità. Infine, il portafoglio di aiuti allo sviluppo dell’UE potrebbe essere usato per aiutare i paesi a basso reddito ricchi di risorse a sviluppare le loro capacità, in modo che possano conservare il valore derivante dall'esportazione di materiali critici e risorse naturali, principalmente attraverso la trasformazione dei materiali.
Competitività e giustizia sociale
Per la taskforce, politiche più ambiziose non rappresentano un vincolo alla crescita, bensì un’occasione di innovazione e competitività. Al contrario, un approccio attendista rischierebbe di far perdere all’Europa terreno prezioso nello sviluppo di modelli economici resilienti.
“Abbiamo già dieci anni di esperienza su ciò che non funziona nell’attuale implementazione della circular economy”, ha sottolineato Lewis Akenji, direttore esecutivo dell’Hot or Cool Institute e copresidente della Taskforce. “Il nuovo Circular Economy Act è l’occasione per fare un salto di qualità e permettere all’UE di porsi come apripista globale. Inserendo obiettivi sull’impronta materiale e un approccio basato sulla giustizia sociale, l’Europa può dimostrare che prosperità e benessere dei cittadini possono andare di pari passo con il rispetto dei limiti del pianeta.”
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