Sono ben 382.000 i pesci impiegati nei test già conclusi, in corso e in attesa di completamento richiesti dal regolamento europeo REACH (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals) per la valutazione della sicurezza delle sostanze chimiche. A dirlo è l’analisi intitolata Fish count, too, commissionata dall’organizzazione no-profit Humane World for Animals e pubblicata sulla rivista scientifica ALTEX il 10 ottobre 2025.

È il primo studio che quantifica in modo completo l’impatto dei test REACH sugli animali acquatici, rivelando numeri significativi e in crescita a causa delle nuove modifiche normative. Per questo motivo, in conclusione alla ricerca Humane World for Animals chiede una revisione dei requisiti e della modalità di svolgimento dei test di sicurezza per ridurre l’uso degli animali in quanto esseri senzienti e quindi capaci di percepire dolore. Nonostante la sperimentazione animale sia ancora oggi ampiamente utilizzata, in molti casi esistono anche soluzioni alternative.

I risultati dello studio

La nuova analisi, che si basa su altre ricerche precedenti, evidenzia che oltre 4,2 milioni di mammiferi sono già stati utilizzati negli studi di tossicità sistemica previsti dal REACH. Lo studio si sofferma in particolare sulle popolazioni ittiche, sottolineando come le recenti modifiche normative del regolamento dell’Unione europea potrebbero accrescere l’impiego di pesci nelle sperimentazioni arrivando a coinvolgerne tra i 530.000 e i 690.000 esemplari. Una delle specie maggiormente impiegate per i test di tossicità è quella dei cosiddetti pesci zebra, animali dal dorso striato noti per la loro socialità e le notevoli capacità cognitive.

A oggi il regolamento, fondamentale per garantire la sicurezza chimica in UE, consente l’uso delle sperimentazioni sugli animali solo come ultima risorsa, nel caso in cui non siano disponibili metodi alternativi. Tuttavia, “l’entità dei test evidenziata dalla nostra analisi solleva interrogativi fondamentali sulla capacità del regolamento REACH di garantire le protezioni necessarie nel modo più efficace e adeguato”, spiega Antigoni Effraimidou, direttrice per le politiche europee di Humane World for Animals. “La sicurezza chimica deve rimanere una priorità assoluta, ma possiamo – e dobbiamo – garantirla attraverso metodi moderni che non prevedono l’uso di animali, in grado di rafforzare la tutela della salute e dell’ambiente.”

Un’alternativa alla sperimentazione animale

In vigore dal 2007, il REACH è attualmente al centro di un percorso di revisione, già più volte rimandato: era infatti previsto inizialmente per il 2022. L’obiettivo è aggiornare la normativa ai nuovi obiettivi ambientali e sanitari, rafforzando i criteri di sicurezza rispetto a nuove sostanze dannose, come i PFAS. Pertanto, secondo Humane World for Animals, questo è il momento ideale per rivedere anche i requisiti per la raccolta di dati, sostituendo i test di tossicità acuta sui pesci, le prove di bioconcentrazione e altre sperimentazioni sugli animali con metodi innovativi che non ne prevedano l’utilizzo.

L’organizzazione animalista chiede di utilizzare le risorse in modo più efficiente e di incrementare la sicurezza chimica garantendo il rispetto delle linee guida, che già oggi prevedono il ricorso ai test sugli animali solo se strettamente necessario. Inoltre, propone anche di istituire un comitato scientifico all’interno dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) dedicato all’impiego di metodi che non prevedono l’uso di animali.

“Questi risultati dimostrano che il sistema europeo di valutazione della sicurezza chimica resta ancorato a modelli animali ormai superati, nonostante la disponibilità di strumenti scientifici più avanzati”, sottolinea Jay Ingram, direttore per le sostanze chimiche di Humane World for Animals. “Modernizzare il regolamento REACH non significa abbassare gli standard, ma innalzarli, adottando approcci innovativi che proteggano meglio le persone, gli ecosistemi e gli animali.”

 

In copertina: immagine Pixabay