Una coalizione di 38 organizzazioni della società civile ha inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere una riforma profonda dell’Extended Producer Responsibility (EPR), il principio secondo cui chi immette prodotti sul mercato debba farsi carico anche dei costi legati al fine vita degli stessi. L’obiettivo è quello di trasformare l’EPR da mero strumento di gestione dei rifiuti a leva economica per la transizione verso un modello produttivo realmente circolare.

Le richieste includono l’alleggerimento della pressione finanziaria sulle autorità locali, un maggior sostegno a iniziative di prevenzione e riuso, e una maggiore trasparenza nella governance delle organizzazioni di responsabilità dei produttori (PRO), spesso accusate di favorire modelli che continuano a premiare la produzione di rifiuti piuttosto che la loro riduzione.

Indirizzata ai vicepresidenti esecutivi Teresa Ribera e Stéphane Séjourné e alla commissaria Jessika Roswall, la richiesta arriva mentre Bruxelles punta a gestire l’EPR nel Circular Economy Act, il pacchetto normativo che dovrebbe ridefinire le politiche europee su rifiuti, materiali e produttività delle risorse.

Oltre il riciclo: serve un cambio di paradigma

Se da un lato la coalizione, coordinata da Zero Waste Europe (ZWE), accoglie positivamente l’intenzione della Commissione di armonizzare e ottimizzare i sistemi EPR esistenti, dall’altro avverte che un approccio limitato all’ottimizzazione e all’efficienza amministrativa non basterà a raggiungere gli obiettivi europei su clima, circolarità e strategia industriale.

“La mancanza di fondi per processi circolari non legati ai rifiuti, come il riuso, il refill e la riparazione, spiega il limitato progresso registrato nell’ultimo decennio”, afferma Theresa Mörsen, responsabile delle politiche su rifiuti e risorse di ZWE. “I rifiuti da imballaggi o da apparecchiature elettriche ed elettroniche continuano a crescere, mettendo a rischio gli obiettivi dell’UE sulla circolarità.”

Secondo i promotori, la nuova legge europea deve ridefinire il perimetro dell’EPR: non solo copertura integrale dei costi di trattamento dei rifiuti, ma anche finanziamento delle misure a monte che riducono la produzione stessa di rifiuti, come la prevenzione, il riutilizzo e la riparazione.

Dall’onere dei comuni a una responsabilità estesa dei produttori

“Mentre i sistemi EPR hanno avuto successo nel far pagare ai produttori la raccolta di parte dei loro rifiuti, non hanno impedito che la produzione di rifiuti crescesse”, osserva Manon Jourdan, Waste Prevention Manager di ZWE. “Solo negli ultimi dieci anni, gli imballaggi in plastica sono aumentati del 27%. È tempo di rendere i produttori davvero responsabili dell’intero ciclo di vita dei propri prodotti.”

La lettera inviata è l'ultimo atto di una serie di appelli lanciati nel corso dell'anno da Zero Waste Europe per migliorare la responsabilità estesa del produttore nell’UE. Oggi, gran parte dei costi di gestione dei rifiuti ricade ancora sui comuni, che si trovano a sostenere un onere economico crescente senza disporre degli strumenti per agire sulla fonte del problema. Per questo, oltre trenta città europee, tra cui Parigi, Riga, Tallinn e Bruxelles, hanno sottoscritto durante l’estate un manifesto congiunto che chiede alla Commissione di riformare il sistema.

Un’opportunità “once-in-a-decade” per la politica industriale europea

La riforma dell’EPR è considerata dagli esperti una “once-in-a-decade chance” per ridefinire la politica industriale europea in chiave circolare. Secondo ZWE, l’attuale impostazione, basata quasi esclusivamente sulla gestione del fine vita, limita la competitività del continente sul piano delle risorse e rallenta l’innovazione nei modelli di business.

Nel testo inviato alla Commissione, le organizzazioni propongono misure concrete, tra cui: la ridefinizione dell’EPR per coprire tutti i costi di trattamento, inclusi quelli legati al littering e alla pulizia; l’obbligatorietà del finanziamento delle fasi di prevenzione, riparazione e riuso, con fondi proporzionati agli obiettivi ambientali; l’introduzione di target vincolanti per prevenzione e riuso, oltre a quelli sul riciclo. Infine la lettera raccomanda che a comuni, imprese sociali e operatori del riuso sia garantita la partecipazione alla governance dei sistemi EPR e che venga istituito un meccanismo di trasferimento delle tariffe per finanziare il trattamento dei prodotti di seconda mano esportati fuori dall’UE.

“Aumentare la produttività delle risorse è fondamentale per consentire all'UE di affrontare i periodi di incertezza. Investire esclusivamente in raccolta e riciclo non sarà sufficiente per affrontare le sfide odierne”, conclude la lettera della coalizione.

La sfida che la Commissione europea si trova ad affrontare è trasformare l’EPR in un motore della competitività sostenibile europea. In un contesto di tensioni sulle materie prime e di necessità di ridurre la dipendenza esterna, l’aumento della produttività delle risorse diventa un vantaggio strategico, oltre che ambientale.

Dati in controtendenza e segnali di speranza

Gli ultimi dati Eurostat segnalano un primo rallentamento nella crescita dei rifiuti da imballaggi in plastica generati dai cittadini europei, dopo un aumento costante registrato dal 2013. Un segnale, secondo gli esperti, che le politiche di riduzione e riuso cominciano a dare risultati, ma che serve una cornice normativa e finanziaria più solida per rafforzare il trend.

L’esperienza francese del sistema EPR per il tessile, che destina parte dei fondi raccolti al riuso e alla riparazione, viene citata come esempio virtuoso di integrazione delle misure circolari. Lo stesso vale per la nuova Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR), che introduce, seppur in misura ancora limitata, l’obbligo di finanziare attività di prevenzione e riuso con parte delle risorse EPR.

Le città in prima linea

ZWE collabora con numerosi enti locali attraverso progetti europei come Elevating Reuse In Cities (ERIC) e ReuSe Vanguard Project (RSVP). Il primo aiuta una ventina di città a elaborare piani locali di prevenzione della plastica, individuando azioni di riutilizzo nell'ambito della loro sfera di controllo pubblico diretto, che comprende eventi pubblici, edifici comunali e palestre, spazi come strade, piazze, parchi, e attraverso gare d'appalto. RSVP, invece, punta a creare le condizioni per diffondere su larga scala gli imballaggi riutilizzabili nel settore food & beverage, con progetti pilota ad Aarhus, Barcellona, Berlino, Gent, Lovanio, Parigi e Rotterdam.

Ma senza una riforma dell’EPR, avvertono le organizzazioni, le città resteranno sole a gestire un onere economico e ambientale crescente, mentre i produttori continueranno a finanziare solo la gestione dei rifiuti, non la loro riduzione.

 

In copertina: immagine Envato