Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, ha pubblicato un documento in cui avanza diverse soluzioni per fronteggiare l’inquinamento da PFAS. Cinque “proposte concrete”, avanzate da gestori del servizio idrico, per contribuire a risolvere le problematiche legate ai PFAS, i composti poli e perfluoroalchilici, sostanze tossiche prodotte dall’uomo e oramai diffuse in tutto il mondo, comprese le acque (anche quelle in bottiglia).
Intervenire contro i PFAS nel settore idrico è particolarmente importante perché queste sostanze, note anche come “inquinanti eterni”, sono molto resistenti alla degradazione e tendono ad accumularsi nel corpo umano e nell’ambiente, con effetti dannosi sulla salute, compresa quella degli ecosistemi.
Le proposte di Utilitalia
Il primo invito di Utilitalia, il più urgente per tutelare la salute dell’utenza, riguarda l’eliminazione e la sostituzione funzionale dei PFAS in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili, o in quelli che rilasciano queste sostanze a contatto con l’acqua. I PFAS oggi si trovano anche in molti oggetti di uso comune, come le pentole antiaderenti, gli imballaggi alimentari, alcuni tessuti impermeabili, le schiume antincendio e persino in alcuni cosmetici.
La seconda proposta riguarda il principio “chi inquina paga”, affinché i costi operativi e infrastrutturali non gravino integralmente sulle tariffe di servizio idrico integrato. Segue quindi la necessità di ricerca di prodotti alternativi ai PFAS, di cui andrà valutata l’idoneità in base alle prestazioni, alla sostenibilità e alla disponibilità sul mercato.
L’abbattimento dei PFAS richiede infatti lo sviluppo di nuove tecnologie nei sistemi di trattamento, i cui costi attualmente non sono industrialmente sostenibili. Per questo motivo, Utilitalia invita a intensificare e finanziare le attività di ricerca nel campo dell’innovazione tecnologica. Infine, la federazione propone di sostenere, anche finanziariamente, i percorsi di transizione per l’industria e per i gestori dei settori idrico e ambientale.
“Un passo avanti per gli operatori idrici e ambientali”
Investire in soluzioni alternative rispetto ai PFAS risponde anche alle normative dell’UE, e in particolare la direttiva europea 2020/2184, che stabilisce i limiti per i PFAS nelle acque potabili. Alcuni paesi, come la Francia, hanno approvato leggi per proteggere la popolazione dai rischi di queste sostanze, vietandone la produzione in alcuni settori dal 2026. In Italia, dove si trova uno dei più gravi casi di contaminazione in Europa, le azioni di contrasto sono ancora scarse, anche se ci sono stati alcuni avanzamenti.
“A seguito della direttiva europea sui PFAS del 2020 che entrerà in vigore nel gennaio del 2026, i gestori del servizio idrico nelle aree interessate hanno monitorato la loro presenza nelle acque che distribuiscono e avviato investimenti importanti, un controllo continuo con le migliori tecnologie disponibili per la loro misura e hanno preso i provvedimenti caso per caso più opportuni per la tutela dei cittadini”, spiega Paolo Romano, vicepresidente di Utilitalia. “Ora, con questo documento di posizionamento, la Federazione ha voluto fare un ulteriore passo in avanti per contribuire alla soluzione di un problema che non può ricadere esclusivamente sugli operatori dei servizi idrici e ambientali. Dal lato loro, le imprese dei servizi pubblici continueranno a mettere in campo tutte le conoscenze a propria disposizione per ridurre ogni rischio a carico dei cittadini.”
In copertina: immagine Envato