Un piccolo passo avanti è stato compiuto nel percorso di regolamentazione dei PFAS nelle acque potabili italiane. La Commissione affari sociali del Senato ha infatti dato il suo via libera al decreto legislativo che mira a ridurre i livelli consentiti di questi composti chimici, noti per la loro persistenza nell'ambiente e i potenziali gravi rischi per la salute.
Il provvedimento, già approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso marzo, introduce un nuovo valore limite per quattro specifiche molecole PFAS (PFOA, PFOS, PFNA e PFHXS) fissandolo a 20 nanogrammi per litro. Una soglia che si allinea alla normativa tedesca, ma che resta significativamente più alta rispetto ai limiti più restrittivi adottati in altri paesi europei, come la Danimarca (2 nanogrammi per litro) o la Svezia (4 nanogrammi per litro).
Il decreto introduce anche, per la prima volta, un limite per il TFA (acido trifluoroacetico) fissato a 10 microgrammi per litro, una sostanza che proprio la scorsa settimana l'Agenzia ambientale tedesca ha proposto di classificare a livello comunitario come tossica per la fertilità e la riproduzione umana.
Il problema PFAS in Veneto
I PFAS (sostanze poli e perfluoroalchiliche) sono un gruppo di composti chimici sintetici largamente utilizzati nell'industria per le loro proprietà impermeabilizzanti e antiaderenti. Si trovano in molti oggetti di uso quotidiano, dalle padelle antiaderenti ai tessuti impermeabili, dagli imballaggi alimentari ai cosmetici. Sono noti come "inquinanti eterni" perché, una volta dispersi nell'ambiente, non si degradano naturalmente e possono accumularsi negli organismi viventi, incluso il corpo umano, con potenziali effetti nocivi sulla salute.
Il problema non è di poco conto: solo nel Veneto, epicentro di quello che è considerato il più grave disastro ambientale europeo legato ai PFAS (ma campioni positivi si trovano in ogni regione italiana), circa 350.000 persone sono state esposte a questi inquinanti attraverso l'acqua potabile e gli alimenti di produzione locale.
In Veneto si sono registrati tassi di cancro e mortalità superiori alla media nelle aree contaminate, e un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health ha quantificato in 3.800 nell'arco di 34 anni i decessi aggiuntivi per malattie cardiovascolari legate ai PFAS.
La direttiva europea sui limiti ai PFAS
Nonostante l’Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo a oggi i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. A partire dall’inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi.
I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall’EFSA). Tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana. Per questo numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato valori più bassi.
Il decreto ha ottenuto il via libera anche dalla Commissione bilancio, che ha posto come unica condizione che dall'attuazione non derivino nuovi oneri per la finanza pubblica. Inoltre, è stata introdotta una norma transitoria fino al gennaio 2027 per l'adeguamento ai nuovi parametri relativi al TFA e alle sei nuove molecole PFAS incluse nel provvedimento.
“Valori ancora troppo alti per la salute”
Ma le nuove regole non convincono tutti. "Ci auguriamo che venga trovato un accordo trasversale per ridurre ulteriormente i limiti previsti dal decreto avvicinandoli all'unica soglia sicura, lo zero tecnico", ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. L'organizzazione ambientalista sottolinea come l'introduzione dei nuovi limiti sia solo un primo passo, chiedendo una legge che vieti completamente l'uso e la produzione di questi inquinanti.
Sulla stessa linea i Verdi. "Abbiamo dato parere negativo al provvedimento", ha affermato Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera. "I valori sono ancora troppo alti per la salvaguardia della salute." Il gruppo parlamentare ha presentato un parere alternativo che propone di abbassare il limite a non più di 0,02 microgrammi per litro per la somma totale dei PFAS, includendo il TFA.
In copertina: immagine Envato