Questo articolo è disponibile anche in inglese / This article is also available in English

In tutta Europa, le città stanno ripensando come affrontare lo spreco alimentare. A Bruges, residenti formati e attivi nei propri quartieri hanno contribuito a ridurre lo spreco alimentare domestico del 65%. A Milano, le mense pubbliche hanno iniziato ad approvvigionarsi di verdure “imperfette”, ridefinendo la percezione di qualità attraverso gli acquisti pubblici.

Questi esempi rivelano una lezione comune: lo spreco alimentare dipende meno dalle infrastrutture e molto di più dalle norme sociali che orientano le decisioni quotidiane. In altre parole, sono le norme a determinare ciò che entra a far parte della “normalità” nelle decisioni di ogni giorno.

Questo è il focus di Feeding People, Not Landfills (Nutrire le persone, non le discariche), un nuovo documento guida sviluppato nell'ambito del progetto CHORIZO. Frutto di studi di scienza comportamentale e delle esperienze già sperimentate nelle città, la guida propone un percorso in otto fasi per progettare interventi capaci di trasformare le norme sociali legate al cibo. Uno strumento che aiuta i governi locali ad agire non solo attraverso le politiche, ma anche attraverso la percezione.

Cos'è Feeding People, Not Landfills e perché è importante

Molte città si sono impegnate a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030, in linea con il Target 12.3 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dalla Strategia Farm to Fork dell'UE. L’obiettivo di queste politiche è ridurre l’impatto ambientale, rendere il sistema alimentare più efficiente e utilizzare meglio le risorse disponibili. Mettere però in pratica questa ambizione non è semplice. I governi locali possono intervenire sulle infrastrutture, ma cambiare i comportamenti quotidiani resta una sfida ben più complessa.

Ed è qui che entrano in gioco le norme sociali: convinzioni comuni su ciò che è considerato normale o appropriato all’interno di una comunità. Esse influenzano il modo in cui il cibo viene acquistato, preparato, condiviso e scartato. Spesso i governi locali ne sottovalutano l’importanza. La guida sviluppata nell’ambito del progetto CHORIZO supporta i comuni nel riconoscere queste dinamiche e nel progettare interventi che le sfruttino efficacemente.

A Valongo, per esempio, in Portogallo, il comune ha collaborato con appaltatori e reti di redistribuzione per promuovere la donazione e il riutilizzo del cibo. Un messaggio chiaro e coerente ha contribuito a rendere queste azioni percepite come normali, piuttosto che eccezionali.

Le leve invisibili: cosa sono realmente le norme sociali

Anche a Porto le regole di appalto hanno favorito prodotti locali, stagionali e “imperfetti”, cambiando in modo sottile le percezioni di ciò che finisce nel piatto e rendendo più naturale un’alimentazione sostenibile. Questi esempi mostrano come le norme sociali possano diventare leve invisibili ma potenti per orientare i comportamenti quotidiani. Sono potenti proprio perché raramente vengono messe in discussione.

La guida sviluppata nell’ambito del progetto CHORIZO definisce due tipi di norme: norme descrittive, basate su ciò che le persone credono stiano facendo gli altri, e norme ingiuntive, basate su ciò che credono che gli altri si aspettino. Entrambe plasmano le pratiche alimentari.

Le norme non sono statiche: possono riflettere ciò che le persone fanno attualmente, ma anche suggerire cambiamenti già in corso. Ad esempio, comunicare che sempre più famiglie stanno evitando lo spreco nel piatto può risultare più motivante che sottolineare quanto ancora non lo facciano. La scelta delle parole, quindi, è fondamentale.

Per inquadrare queste dinamiche in un contesto più ampio, la guida adotta il modello MOA: motivazione, opportunità, abilità. Le norme rientrano nella motivazione. Un residente può sapere come conservare correttamente il cibo e comprenderne il valore (abilità) e disporre del tempo, dell’attrezzatura e della pianificazione necessari per farlo efficacemente (opportunità). Tuttavia, potrebbe mettere in pratica queste conoscenze solo quando vede altri comportarsi allo stesso modo. Le norme, infatti, possono sia rafforzare i comportamenti legati allo spreco sia favorire il cambiamento. Il primo passo è imparare a riconoscere quali norme sono in gioco.

Il ruolo dei governi locali nella riduzione dello spreco

I governi locali potrebbero non avere il controllo sulla produzione o sulla regolamentazione del cibo a livello nazionale, ma possono influenzare direttamente come il cibo viene approvvigionato, consumato, discusso e scartato nei contesti locali. La guida CHORIZO individua cinque aree strategiche in cui i comuni possono agire sullo spreco alimentare lavorando sulle norme sociali.

Una di queste è la leadership. Impegni pubblici chiari e l’integrazione della riduzione dello spreco nelle strategie comunali inviano segnali forti alla comunità. Milano e Parigi, ad esempio, hanno collegato la riduzione dello spreco alimentare a sostenibilità ed equità sociale, sottolineandone l’importanza.

Anche gli appalti pubblici giocano un ruolo chiave nel plasmare le norme. I pasti serviti nelle scuole, negli ospedali o nelle cucine comunitarie influenzano sia ciò che viene consumato sia ciò che viene sprecato. A Porto, il comune ha modificato le regole di appalto per favorire prodotti stagionali, locali e “imperfetti”. Questa scelta non solo contribuisce a ridurre lo spreco, ma cambia anche le percezioni su cosa può essere considerato cibo di qualità.

Le città possono agire anche attraverso le partnership. Attori locali come banchi alimentari, scuole, supermercati e associazioni della società civile giocano un ruolo fondamentale nel modellare la cultura alimentare del territorio. A Valongo, in Portogallo, il comune ha collaborato con appaltatori e reti di redistribuzione per rafforzare la donazione di cibo: il coordinamento tra diversi soggetti ha contribuito a rendere queste pratiche normali e socialmente riconosciute.

Anche i sistemi di raccolta dei rifiuti possono influenzare le abitudini. Le scelte infrastrutturali possono normalizzare lo spreco oppure sfidarlo: sistemi come “paga in base a quanto butti”, segnaletica nei mercati alimentari o contenitori progettati per il compostaggio rendono i rifiuti più visibili e mostrano che è possibile evitarli. Questi segnali aiutano a percepire lo spreco alimentare non come inevitabile, ma come una responsabilità condivisa.

In tutte queste aree, le città non sono solo decisori politici: sono veri agenti di cambiamento comportamentale. La guida CHORIZO offre strumenti concreti per intervenire in modo mirato e aumentare l’impatto delle azioni intraprese.

Come agire

Bruges offre un esempio chiaro di come le città possano influenzare le norme sociali. Il comune si è concentrato su un comportamento specifico: ridurre lo spreco alimentare nelle famiglie. Sono stati formati ambasciatori locali, residenti negli stessi quartieri in cui operavano, che hanno guidato con l’esempio e condiviso apertamente le proprie strategie per gestire il cibo. Il risultato? Una riduzione del 65% dello spreco domestico tra le famiglie coinvolte.

La guida CHORIZO si ispira a questo tipo di approccio e lo struttura in otto fasi chiare. La prima è definire il comportamento da cambiare: non un obiettivo generico, ma qualcosa di preciso, come ridurre lo spreco nei piatti delle scuole o aumentare le donazioni dai rivenditori. La chiarezza è fondamentale per rendere possibile l’intervento.

Il passo successivo è comprendere il pubblico. Il modello MOA aiuta le città ad analizzare cosa motiva le persone, quali opportunità o ostacoli incontrano e quali abilità possiedono già. Seguono l’identificazione delle norme che influenzano il comportamento: sono radicate nella comodità, nelle abitudini o in convinzioni condivise?

Una volta chiare le norme, le città possono decidere se amplificarle, introdurle o sfidarle, decisione che guiderà la strategia complessiva. La pianificazione determina come, dove, quando e da chi il messaggio o il comportamento sarà introdotto.

I comuni devono anche valutare la fattibilità del proprio approccio: i messaggi sono inclusivi? Funzionano per famiglie diverse? L’implementazione raramente segue un percorso lineare: sperimentazioni pilota e adattamenti fanno parte del processo. Infine, è essenziale misurare i risultati: riduzioni dello spreco, nuovi flussi di donazione o cambiamenti nelle percezioni. L’obiettivo non è perfezionare immediatamente il processo, ma imparare cosa funziona e adattarsi di conseguenza.

Ripensare i rifiuti, iniziando dalle norme

Lo spreco alimentare non è solo una questione logistica: è una questione di comportamenti. E a determinare questi comportamenti sono le norme sociali. Quando le città le considerano parte integrante della propria strategia, aprono percorsi spesso trascurati verso un cambiamento reale e duraturo.

Feeding People, Not Landfills (Nutrire le persone, non le discariche) mostra che le città hanno già gli strumenti per agire. Politiche, partnership e messaggi pubblici possono davvero modificare i comportamenti, se allineati con il modo in cui le persone pensano e agiscono intorno al cibo.

Il metodo in otto fasi della guida offre un percorso concreto, pratico e adattabile, pronto per essere applicato. La guida è disponibile per il download attraverso il progetto CHORIZO e il programma CityFood di ICLEI. Agire sulle norme sociali non è solo possibile: è essenziale. Le città che lo fanno non solo riducono lo spreco, ma creano comunità più consapevoli, sostenibili e resilienti.

 

In copertina: immagine Envato