La prima ondata di calore estremo ci ha lasciati tutti spossati e increduli, preoccupati di dover affrontare altri due mesi come gli ultimi sette giorni. Mentre in Spagna si sono raggiunti i 46°C, in Italia 21 città sono da bollino rosso da giorni per allerta climatica. In Francia, 84 dei 95 dipartimenti sono in allerta arancione, con temperature che potrebbero superare i 40 gradi in alcune zone: “Mai visto prima in Francia” sostiene la ministra per la transizione ecologica, Agnès Pannier-Runacher.

L’alta pressione non accenna a diminuire. Per il fisico dell’atmosfera Dino Zardi questa estate ricorda quella del 2003, dove l’alta pressione abbracciò l’Europa meridionale fino a settembre. Le temperature del mediterraneo sono ben 5°C sopra la media, un’enormità anche in tempi di crisi climatica.

Intanto si iniziano a contare le perdite e i danni, anche in Italia. A Bardonecchia, in Piemonte, un uomo di 70 anni è morto travolto dall’esondazione del rio Frejus; nel Bolognese, un imprenditore di 47 anni è deceduto per un malore in cantiere. Frane, allagamenti e strade interrotte si registrano in Valle d’Aosta, Veneto e Lombardia, dove è attiva un’allerta gialla. A Cogne, tre nuove frane hanno nuovamente isolato il paese, nel pieno della stagione turistica. Fermi i trasporti ferroviari tra Italia e Francia per diversi giorni a causa di colate di fango sui binari tra Modane e Saint-Jean-de-Maurienne. Non rallenta l’afflusso ai pronto soccorso di anziani e persone fragili colpite da stress da caldo. E intanto si teme che il conto delle morti premature dovute alle temperature estreme sorpassi quello dell’anno precedente. Nel 2022, in Europa, le morti dovute al clima furono circa 61.000 secondo l’OMS.

I danni economici poi non derivano solo dai fenomeni meteo fuori scala, come frane e alluvioni. Vanno contati anche i milioni di ore di lavoro perse. Giustamente 13 amministrazioni regionali italiane hanno preso provvedimenti per bloccare le attività professionali all’aperto nelle ore più calde del giorno. Stop ai lavori nelle strade e nei cantieri, nei vivai, nell’agricoltura, nelle cave, nella logistica (quest’ultimo solo in Emilia-Romagna) dalle 12.30 alle 16 nei giorni da bollino rosso in base al monitoraggio quotidiano che viene pubblicato sul sito worklimate di INAIL e CNR. Una scelta che dovrebbe essere nazionale, implementata dal 1° giugno al 30 settembre. Solo in Lombardia ed Emilia-Romagna, dove ieri, lunedì 30 giugno, è morto l’imprenditore edile, si arriva almeno fino al 15 settembre.

Non c’è da sorprendersi affatto. Nulla di diverso da quello che scrive e racconta Materia Rinnovabile da sempre. La crisi climatica si acuisce di anno in anno, con nuovi record, nuovi morti, nuovi costi ingenti che graveranno sulle spalle dei e delle contribuenti. Intanto però il governo rimane sordo alla questione, mancando di condannare l’uscita degli USA dagli impegni climatici, anzi siglando nuovi contratti di approvvigionamento di shale gas e petrolio; non sostenendo il settore Clean-Tech nostrano; non attuando il piano di adattamento con serietà e risorse economiche, e via discorrendo. Se abbiamo a cuore il tema del benessere e della longevità della popolazione, oltre che della stabilità economica, le ondate di calore vanno collocate nella risma delle questioni strategiche, non derubricate sotto l’adagio “l’estate è sempre stata calda” caro a coloro che ignorano la scienza.

Quando suderemo di ritorno dal lavoro, o avremo un mancamento mentre pedaliamo con i figli di ritorno dai giardinetti, o dovremo chiamare il 118 per la vicina anziana che non riprende i sensi o aiutare un cugino a spalare il fango dell’ennesimo downburst di pioggia, evitiamo di pensare che è solo un’altra estate calda. Altro che ambientalismo: qua si tratta di sicurezza nazionale, un tema di destra tanto quanto di sinistra, un problema con cui noi, i nostri figli e figlie, e nipoti, ci dovremo confrontare in maniera sempre più urgente. Non basterà l’aria condizionata (anzi l’abuso aumenterà solo le emissioni) o andare al mare per tornare alle “fresche estati degli anni Ottanta”. Serviranno estremi rimedi, sia in termini di adattamento che mitigazione. E nessuno avrà misericordia per chi ha mandato all’inferno questo paradiso chiamato Terra.

Leggi anche: La crisi climatica scompare dai media italiani: copertura dimezzata nel 2024

 

In copertina: immagine Envato