Dopo un vertice fiume a Palazzo Chigi, la maggioranza ha trovato l’intesa politica sulla legge di Bilancio 2026. Venerdì 17 ottobre il Consiglio dei ministri ha così approvato una manovra da oltre diciotto miliardi che Giancarlo Giorgetti, collegato da Washington, ha definito “un piccolo miracolo”.
Il compromesso sulle banche, raggiunto nella notte dopo giorni di tensione tra Lega e Forza Italia, consente di chiudere un testo orientato alla stabilità dei conti più che alla crescita. L’obiettivo è sostenere famiglie e imprese rispettando le regole europee, ma nel pacchetto restano sullo sfondo innovazione ed energia, “i grandi assenti”, osserva il presidente di Legacoop Simone Gamberini.
Imprese e innovazione, ritorno all’iperammortamento
Sul fronte delle imprese il governo punta sulla continuità. Viene rifinanziata la Nuova Sabatini, con quattro miliardi in tre anni per investimenti in macchinari e digitalizzazione. Scompare il meccanismo dei crediti d’imposta di Transizione 5.0, sostituito dal ritorno all’iper e super ammortamento di Industria 4.0, più automatico e privo dei vincoli ambientali che avevano rallentato la misura precedente.
Termina invece l’IRES premiale, la riduzione di quattro punti dell’imposta sulle società per chi reinveste gli utili o amplia gli organici, che cesserà con il 2025. Restano il credito d’imposta per le imprese del Mezzogiorno e lo stanziamento di cento milioni per le Zone logistiche semplificate. È confermata anche la decontribuzione per le grandi aziende che investono nel Sud, con uno sconto del 30% nel 2026 destinato a ridursi negli anni successivi. Per Legacoop, però, la manovra “non mette il governo nelle condizioni di proporre vere azioni di crescita” e non interviene sul costo dell’energia.
Su energia, accise rimodulate e corsia veloce per le rinnovabili
Nel capitolo energia, infatti, il Documento programmatico di bilancio introduce una revisione delle accise: aumento di 1,5 centesimi al litro per il diesel e riduzione equivalente per la benzina. È una misura simbolica, che punta a riequilibrare le aliquote e a incoraggiare la transizione elettrica nei trasporti. La manovra prevede inoltre le “zone di accelerazione” per le rinnovabili e una Piattaforma delle aree idonee per ridurre i tempi autorizzativi di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici.
Confermati gli incentivi per colonnine domestiche e veicoli elettrici, finanziati dal Fondo per la transizione industriale. Arrivano anche un Piano sociale per il clima, a tutela di famiglie e imprese vulnerabili, e un Piano per la qualità dell’aria con nuovi standard ambientali. Tuttavia le risorse restano limitate: la gran parte dei fondi per energia e sostenibilità continuerà a provenire dal PNRR e dal REPowerEU, pari all’1,7% del PIL nel 2026.
Banche e assicurazioni, una tassa light per evitare lo scontro
Il capitolo più delicato riguarda il contributo straordinario di banche e assicurazioni. Dopo lo scontro tra Tajani e Salvini, la maggioranza ha trovato una soluzione di compromesso. Non ci sarà una nuova tassa sugli extraprofitti ma un prelievo del 27,5% sulle riserve accantonate nel 2023, in alternativa all’imposta del 40% introdotta lo scorso anno. La misura vale 1,7 miliardi, ridotti a 1,3 se limitata ai principali istituti, e si accompagna a una norma che restringe il recupero delle perdite pregresse, stimata in 1,2 miliardi.
L’obiettivo complessivo è ottenere 4,4 miliardi nel 2026 e oltre undici nel triennio. Forza Italia rivendica che non si tratta di una tassa “sovietica”, mentre l’ABI chiede di mantenere un approccio concordato con il Governo, come nel 2023 dopo il parere della BCE. La misura, di fatto strutturale, finanzierà parte del pacchetto per famiglie e imprese.
Famiglie e fisco, taglio IRPEF e bonus confermati
Sul fronte del reddito, la manovra stanzia 2,7 miliardi per la riduzione della seconda aliquota IRPEF dal 35% al 33%, con vantaggi concentrati sui redditi medio-bassi. Si rafforza il pacchetto famiglia da 1,6 miliardi, che include il bonus per lavoratrici madri con almeno due figli e redditi sotto i 40.000 euro, la riforma del caregiver e nuove detrazioni per i nuclei con un solo figlio.
È prevista anche una revisione dell’Isee, con l’esclusione della prima casa dal calcolo del patrimonio (entro soglie da definire) e una maggiorazione dei coefficienti per le famiglie con almeno due figli. Tra le misure confermate ci sono il bonus casa e ristrutturazioni al 50%, l’ecobonus fino al 65% e il bonus mobili, anch’esso prorogato al 2026 con una detrazione del 50%. Restano invece in scadenza il bonus barriere architettoniche e altre agevolazioni minori. Rinviata ancora una volta l’entrata in vigore della Sugar Tax, ora prevista per il 2027, e della Plastic Tax, spostata al 2028.
Stabilità più che slancio per la crescita
Sul piano dei conti pubblici il governo prevede una spending review da 2,3 miliardi nel 2026, pari allo 0,1% del PIL, che salirà gradualmente nel biennio successivo. Gli investimenti pubblici resteranno al 3,8% del PIL, il livello più alto dal 2010, ma gran parte delle risorse arriverà da fondi europei e PNRR.
Le previsioni macroeconomiche del Documento programmatico di bilancio indicano una crescita dello 0,7% nel 2026 e nel 2027, destinata a salire allo 0,8% nel 2028, trainata soprattutto dai consumi e dagli investimenti. La domanda estera netta, invece, darebbe un contributo negativo nel 2026 per poi tornare neutrale dall’anno successivo.
Nel complesso, la legge di Bilancio 2026 resta una manovra di equilibrio. Mantiene i principali incentivi per la casa, la mobilità elettrica e gli investimenti produttivi, ma non introduce nuovi strumenti per la transizione verde o la competitività industriale. È una legge che sceglie la prudenza, più attenta ai saldi che all’innovazione. E che forse, come avverte Legacoop, “rischia di consegnarci altri tre anni di crescita in stagnazione”.
In copertina: Giancarlo Giorgetti, foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI via MEF Flickr