La Plastic Tax è stata rimandata ancora una volta. L’imposta, che avrebbe dovuto colpire i prodotti in plastica monouso e i MACSI (gli imballaggi contenenti plastica vergine non riciclata) con una tariffa di 0,45 euro al chilo, non entrerà in vigore prima del 31 dicembre 2026. A stabilirlo è il governo italiano nel nuovo documento programmatico di bilancio, che include le misure finanziarie per il triennio 2026-2028.

L’imposta è stata “sterilizzata”, un termine del linguaggio fiscale italiano che indica il rinvio o la sospensione temporanea dell’applicazione di una tassa già prevista. La Plastic Tax, introdotta con la Legge di bilancio 2020 (n. 160/2019) e da allora rimandata in diverse occasioni, rimane quindi ancora inclusa formalmente nel quadro normativo. Tuttavia, l’ennesima proroga evidenzia le difficoltà di applicazione della misura e le pressioni dei gruppi industriali, che accolgono positivamente la notizia del rinvio.

Le reazioni dell’industria

Il nuovo slittamento dell’imposta sulla plastica avrà un peso sull’ambiente, ma è stato accolto con favore da diverse aziende perché nel breve termine avrà effetti positivi per i settori alimentare, delle bevande e del packaging. “Il rinvio della Plastic Tax è un’ottima notizia per le imprese italiane e in particolare per il settore agroalimentare”, ha affermato Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare. “Questa decisione dà respiro alle aziende, che per mesi hanno dovuto lavorare con l’incertezza legata all’introduzione dell’imposta”. Il presidente di Federalimentare auspica che il periodo di proroga venga sfruttato “per arrivare finalmente all’eliminazione di una misura ingiusta e inefficace”, spiegando che “la tassa non garantirebbe la sostituzione della plastica con materiali più sostenibili né incentiverebbe il riciclo, di cui l’Italia è già leader in Europa”.

A questo proposito interviene anche Massimo Centonze, presidente di Unionplast, definendo il provvedimento “una decisione di buon senso e di responsabilità”. Secondo Centonze “negli ultimi anni, il settore ha destinato risorse significative al riciclo meccanico e chimico, alla riduzione degli imballaggi e all’utilizzo di materie prime seconde. Una tassa generalizzata sulla plastica vergine avrebbe penalizzato proprio chi investe per rendere più circolare l’economia”.

Inoltre, il presidente di Unionplast sottolinea che oggi il comparto vale oltre 26 miliardi di euro e impiega più di 45.000 lavoratori, che verrebbero danneggiati dalla Plastic Tax. Secondo Centonze, “il rinvio offre l’opportunità di aprire un confronto serio tra istituzioni e industria, per costruire strumenti più efficaci nel sostenere la transizione ambientale e promuovere la competitività del sistema produttivo. Serve una riforma strutturale e una visione di lungo periodo, che premi chi innova e produce in modo sostenibile”.

La possibile cancellazione della Plastic Tax

“Siamo grati al governo che si è impegnato nel posticipo di un anno di Sugar tax e Plastic tax, una doppia tassazione che colpiva in stereo il comparto delle bevande analcoliche”, ha commentato Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, l'associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia. Infatti, insieme alla tassa sulla plastica, è stata rinviata anche la Sugar Tax, un’imposta sulle bevande zuccherate volta a disincentivarne il consumo a causa degli effetti negativi sulla salute. 

“Questo risultato è frutto di un ascolto attento delle esigenze di un settore che contribuisce alla crescita del paese e alla valorizzazione del Made in Italy”, ha aggiunto Perini. "Questo ulteriore tempo guadagnato permetterà un dialogo che auspichiamo ci porti, in dodici mesi, alla definitiva cancellazione di imposte che ormai ogni governo ha posticipato e, per la Sugar Tax in particolare, riconoscendone l'inefficacia dal punto di vista della salute oltre all'inutilità sotto l'aspetto economico.”

 

In copertina: Yulia Khlebnikova, Unsplash