Per la prima volta nella storia una compagnia petrolifera viene sanzionata per aver diffuso affermazioni ambientali fuorvianti. È successo giovedì 23 ottobre al tribunale civile di Parigi quando il giudice ha ordinato a Total Energies di rimuovere dal sito ufficiale tre green claim che racconterebbero gli sforzi climatici dell’azienda in modo falso e ingannevole agli occhi dei consumatori francesi. Oltre a pagare 8.000 euro di risarcimento a ciascuna delle tre ONG che hanno intentato la causa − Friends of the Earth France, Greenpeace France e Notre Affaire à Tous − Total Energies dovrà coprire 15.000 euro di spese legali.

“Questa sentenza storica invia un messaggio a livello globale”, commenta a Materia Rinnovabile l’avvocato di Client Earth Johnny White. “D’ora in poi, le aziende che continueranno a investire nei combustibili fossili e useranno questo tipo di narrazione non saranno più né credibili né al riparo da conseguenze legali.”

La sentenza contro Total Energy

Total Energies, dopo aver cambiato nome nel 2021 promettendo di impegnarsi a ridurre le emissioni e a investire nelle energie rinnovabili, ha continuato a espandere la sua produzione di gas e petrolio. Sotto accusa i messaggi apparsi sul sito della multinazionale francese che promuovevano l’ambizione di “diventare un attore importante nella transizione energetica” e di “diventare carbon neutral entro il 2050” o, ancora, di “porre la sostenibilità al centro della propria strategia in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”.

Tutte fandonie, secondo il tribunale, che ha motivato la sentenza citando le raccomandazioni del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) e dell’Agenzia internazionale per l’energia: entrambe ribadiscono da tempo la necessità di interrompere lo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e gas.

“Total ha indotto i consumatori a credere che l'acquisto dei suoi prodotti sostenesse un'economia a basse emissioni, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”, ha scritto il tribunale. Le ONG avevano intentato azioni legali anche contro altre affermazioni, sia sulle emissioni di gas naturale e biocarburanti che sullo scenario di decarbonizzazione della compagnia entro il 2050. Su tali claim però la corte ha deciso di non pronunciarsi.

In un comunicato, Total Energies si è difesa sostenendo che la sentenza ha preso di mira menzioni generiche sul sito web, non campagne pubblicitarie specifiche per l’elettricità e il gas effettuate in Francia (Electricité et Gaz France). Tuttavia fa sapere che non presenterà ricorso e rimuoverà dal sito le tre frasi condannate per greenwashing.

Come recentemente messo in luce da uno studio, Total Energies ottiene dalle fonti rinnovabili appena l’1,6% della propria produzione energetica complessiva: 35 gigawatt di energia solare a fronte di un'espansione di 154 progetti fossili, 30 dei quali sono classificati come “bombe di carbonio”, ovvero infrastrutture che potrebbero emettere più di 1 gigatonnellata di CO₂ ciascuno nel corso della propria vita operativa.

Secondo i dati di Carbon Bombs, un'iniziativa guidata dalle organizzazioni non profit Data for Good, éclaircies, Reclaim Finance e Lingo, dal 2021 Total Energies ha aggiunto 106 nuovi progetti di estrazione Oil & Gas.

Che fine ha fatto la direttiva Green Claims?

I contenziosi climatici che riguardano casi di greenwashing non sono nuovi. Nel marzo 2024 un tribunale nei Paesi Bassi aveva giudicato vaghi i claim ambientali della compagnia aerea nazionale KLM. Mentre lo scorso aprile il tribunale regionale di Colonia, in Germania, ha vietato alla compagnia aerea tedesca Eurowings (Lufthansa) di pubblicizzare i voli come “climaticamente neutrali” attraverso la compensazione delle emissioni di anidride carbonica: la protezione forestale non è una pratica idonea per un effettivo carbon offsetting.

In Europa, la regolamentazione delle dichiarazioni ambientali spetterebbe in parte alla direttiva Green Claims, ancora bloccata in fase di trilogo dal malumore dei partiti europei di centrodestra e da un atteggiamento interlocutorio della Commissione UE. La direttiva è tutt’ora criticata anche dal governo italiano per una presunta mancanza di adeguate analisi di impatto sui settori produttivi.

La legge, proposta da Bruxelles ormai due anni fa, obbligherebbe le aziende europee a fornire prove evidenti sulla fondatezza di tutte le affermazioni ambientali che descrivono il proprio prodotto o servizio, tutelando i consumatori europei da fuorvianti pratiche di greenwashing.

“Il futuro della direttiva sulle dichiarazioni ambientali non è chiaro, ma la presidenza danese del Consiglio UE si è impegnata a far avanzare i negoziati”, spiega Johnny White di Client Earth, che ricorda però come anche l’Empowering Consumers Directive, la direttiva europea che da settembre 2026 proteggerà i consumatori europei dalle dichiarazioni green fuorvianti, avrà un certo un peso.

Il caso Total Energies anticipa in qualche modo ciò che la direttiva mira a contrastare: il greenwashing di aziende che sposano la transizione energetica solo a parole, mentre investono su nuovi progetti fossili. Dopo la sentenza del tribunale di Parigi, i colossi europei dell’Oil & Gas sono avvisati.

 

In copertina: foto di Total Energy