Lunedì 23 giugno il trilogo sulla direttiva Green Claims è stato cancellato dalla presidenza polacca del Consiglio europeo per mancanza di consenso. Durante il terzo negoziato, le istituzioni europee avrebbero dovuto discutere e finalizzare la legge anti greenwashing proposta dalla Commissione UE ormai due anni fa. Ma il ritiro improvviso dell’Italia ha causato l’annullamento del meeting, provocando sgomento e diverse polemiche.
Il sorprendente veto della Commissione europea
Con l’entrata in vigore della direttiva e il conseguente recepimento dei paesi, le aziende dovrebbero obbligatoriamente fornire prove evidenti sulla fondatezza di tutte le affermazioni ambientali che descrivono il loro prodotto o servizio, tutelando i consumatori europei da fuorvianti pratiche di greenwashing. Dopo il trilogo iniziato a gennaio, però, l’approvazione della legge è ancora in bilico, con alcuni partiti, istituzioni e paesi che ne invocano addirittura il ritiro.
"Abbiamo ricevuto l'ordine di comunicarvi che l'Italia non sostiene l'adozione della proposta di legge e ne appoggia il ritiro da parte della Commissione europea", hanno scritto i funzionari italiani alla presidenza polacca del Consiglio europeo durante il fine settimana, in un testo visionato da Politico.
L’annullamento del terzo negoziato, che necessita del consenso di tutti i governi per procedere, era comunque già nell’aria da venerdì 20 giugno, quando la stessa Commissione europea, influenzata presumibilmente dalle pressioni di tre partiti di centro ed estrema destra, aveva espresso l’intenzione di ritirare la proposta di legge perché troppo esigente con le piccole e medie imprese.
“Vorrei ricordare che una delle priorità di questa Commissione è ridurre gli oneri amministrativi per le piccole imprese, e in particolare per le microimprese", ha dichiarato la portavoce della Commissione UE Paula Pinho. “Le discussioni con i legislatori sulla direttiva hanno portato a sviluppi che vanno contro la nostra agenda di semplificazioni.”
Pinho si riferisce a un emendamento che secondo Bruxelles "porterebbe oneri eccessivi a circa 30 milioni di microimprese". Ma se il dietrofront dell’Italia ha spiazzato molti, l’atteggiamento della Commissione ha sorpreso tutti, anche parlamentari e funzionari UE.
È molto insolito che la Commissione ritiri una proposta legislativa, e ciò accade solo se i legislatori non riescono a trovare un consenso o se l’esecutivo ritiene che il compromesso non rispetti l'idea originale della legge.
“La Commissione europea non ha nessun potere di veto in questa fase”, ha detto in conferenza stampa Sandro Gozi, relatore speciale del file sulla direttiva ed europarlamentare di Renew Europe. “Abbiamo avuto la percezione che l’esecutivo abbia seguito le istruzioni dei tre partiti politici di destra andando contro al principio di imparzialità che dovrebbe contraddistinguerlo. Ma il fatto più sorprendente è il motivo: sia l’Italia che la Commissione e il blocco di destra invocano l’esenzione delle microimprese, che è anche l’obiettivo del parlamento europeo in queste negoziazioni.”
Spiazzato anche il socialista Tiemo Wölken: “Le vittime di oggi sono i consumatori europei e le aziende davvero sostenibili: questa direttiva li avrebbe protetti da fuorvianti green claims e dalla concorrenza sleale”.
Le destre europee contro la Direttiva green claims
Wölken incolpa la presidente dell’esecutivo Ursula von der Leyen e la commissaria per l’ambiente Jessika Roswall, accusandole di accontentare le richieste delle destre. La sinistra europarlamentare non crede sia una coincidenza il fatto che solamente due giorni prima l’annuncio di voler ritirare la proposta Bruxelles abbia ricevuto pressioni da parte del blocco di centrodestra.
Oltre a minacciare di non supportare alcun esito del trilogo, i tre partiti − il Partito popolare europeo, i Conservatori e Riformisti europei e patrioti − criticano la Direttiva green claims per la mancanza di adeguate analisi di impatto sui settori produttivi, ritenendo che le conseguenze per le imprese non siano state sufficientemente valutate. Nelle tre lettere inviate a Roswall, i partiti conservatori sollevano perplessità anche sul meccanismo di pre-approvazione delle dichiarazioni ambientali (green claims) previsto dal testo. “Questo sistema risulterebbe incompatibile con gli obiettivi di competitività e di semplificazione amministrativa promossi nella seconda legislatura von der Leyen”, si legge nella lettera.
"Le organizzazioni dell'industria, dell'ambiente e dei consumatori hanno criticato la proposta, che è priva di valutazione d'impatto e contraddice il principio fondamentale di una migliore regolamentazione", ha affermato in una nota la parlamentare del PPE Arba Kokalari.
La decisione di ritirare la legislazione dovrà comunque essere approvata dal Collegio dei commissari. Dalle dichiarazioni della portavoce Paula Pinho sembra che le esenzioni dettate dall’esecutivo sulle microimprese non siano negoziabili. Intanto le tempistiche si allungano e il greenwashing europeo continua a dormire sonni tranquilli.
In copertina: Sandro Gozi e Tiemo Wölken in conferenza stampa dopo l’annuncio della cancellazione del trilogo. Foto di Philippe BUISSIN © European Union 2025 - Source : EP