Nel quartiere Prisciano di Terni, a pochi metri dal muro di cinta dell'acciaieria, le polveri bianche hanno smesso di essere solo un incubo. Per anni hanno ricoperto tetti, auto, piante e grondaie con una patina metallica e corrosiva che si attaccava come una seconda pelle alla città. Polveri che non si tolgono con uno straccio bagnato, ma che si insinuano ovunque, portando con sé il carico invisibile di nichel, cromo e arsenico.
Oggi quella storia potrebbe finalmente voltare pagina. L'accordo di programma firmato pochi giorni fa tra il Gruppo Arvedi e le istituzioni locali rappresenta qualcosa di più di un semplice piano industriale: è la vittoria di chi per anni ha respirato aria inquinata, di chi ha visto i propri figli crescere in una delle zone più contaminate d'Italia, di chi non si è arreso di fronte ai numeri implacabili dell'inquinamento. Da oltre vent’anni gli ambientalisti stanno denunciando e chiedendo giustizia.
Addirittura dal 2016, nel quartiere Prisciano a Terni vige il divieto di coltivare e allevare animali all'aperto. Una misura estrema che testimonia la gravità dell'inquinamento raggiunto. Con l'accordo di programma, quella che sembrava una condanna perpetua potrebbe trasformarsi in un ricordo del passato.
Terni e l’inquinamento dell’acciaieria
La battaglia degli ambientalisti ternani non è stata vinta nelle aule di tribunale o nelle piazze, ma ai tavoli istituzionali, con la forza dei dati, delle denunce circostanziate, della mobilitazione civica organizzata.
I dati che hanno portato a questa svolta sono inequivocabili. Nel 2023, la centralina di Prisciano ha registrato un valore medio annuo di nichel nell'aria di 32,5 nanogrammi per metro cubo, il 62% in più rispetto al limite di legge di 20 ng/m³. Nei primi tre mesi dello stesso anno, il picco aveva toccato i 58 ng/m³, tre volte oltre la soglia consentita. Otto anni su dieci, dal 2015 al 2023, con superamenti costanti. Durante il lockdown del 2020, quando l'acciaieria era ferma, i valori di nichel e cromo erano crollati al minimo: la prova definitiva del legame diretto tra produzione industriale e inquinamento atmosferico.
Thomas De Luca, oggi assessore regionale ad ambiente ed energia, dopo anni di lotte e battaglie che lo hanno portato a essere uno dei più noti attivisti ambientali come esponente del M5S, non nasconde la soddisfazione: “Quella di oggi rappresenta una rivoluzione copernicana per la Conca ternana e la regione Umbria”. Le sue parole pesano il doppio, perché è lo stesso De Luca che nel 2023 dava l'allarme: “La media dei primi tre mesi del 2023 di concentrazione in atmosfera di nichel nella stazione di Prisciano ha raggiunto il valore record di 58 ng/m³, ben tre volte superiore a quanto previsto dalla legge. Ci troviamo di fronte a un dato senza precedenti per durata e permanenza”.
Il percorso di De Luca, da attivista che voleva un'acciaieria green a uomo delle istituzioni, simboleggia il cambio di passo di una politica che, con la firma dell'accordo di programma, rappresenta il paradigma del "come fare per risolvere".
E la soluzione ha numeri chiari, che si ripercuoteranno sul territorio: oltre 1,1 miliardi di euro di investimenti totali, di cui 557 milioni nella prima fase entro il 2028. Ma soprattutto, l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO₂ del 60% entro il 2028 e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
“Viene rimesso nelle mani degli umbri il controllo delle risorse energetiche delle grandi derivazioni idroelettriche e della ricchezza delle nostre acque”, ci dice l’assessore all’ambiente regionale. “Attraverso la costituzione di una società misto pubblico-privata aperta ai grandi energivori umbri, la regione rientra nella gestione mettendo a disposizione una quota del 30% di questa energia per decarbonizzare i settori hard to abate e poter applicare la transizione energetica anche ai settori energivori a partire dalla siderurgia, approvvigionando così le nostre produzioni industriali con energia al 100% green. L'ambiente al centro non solo a parole ma con i fatti. Un risultato enorme perché l'Accordo ribadisce due princìpi: il raggiungimento dei livelli obiettivo per le emissioni di metalli pesanti che nel 2030 diventeranno limite di legge e la coniugazione di ogni ampliamento della discarica di Vocabolo Valle al raggiungimento di obiettivi di livello di recupero per abbattere il flusso di scorie che ogni anno finisce in discarica.”
L’accordo di programma tra Arvedi ATS e le istituzioni di Terni
Quella polvere che cadeva ogni ora su Prisciano portava con sé non solo inquinamento, ma anche malattie e morte. Il rapporto Sentieri 2023 dell'Istituto superiore di sanità aveva documentato un eccesso di tumori tra bambini e giovani nella Conca ternana, un eccesso di mortalità nella popolazione rispetto al resto dell'Umbria, con una correlazione diretta con le emissioni industriali.
La discarica di Vocabolo Valle sarà messa in sicurezza permanente attraverso interventi di bonifica e landfill mining, mentre le tecnologie green all'avanguardia sostituiranno gli impianti obsoleti. L'accordo prevede anche un sistema innovativo per la gestione delle grandi derivazioni idroelettriche in Umbria, con una quota del 30% dell'energia destinata agli energivori umbri a prezzi competitivi e con energia al 100% rinnovabile.
Dal punto di vista ambientale, l’accordo prevede la riduzione delle emissioni di CO₂ del 60% entro il 2028, neutralità carbonica al 2050, conformità alle nuove direttive europee con limiti più stringenti sulla qualità dell'aria, l’introduzione di tecnologie all'avanguardia per la transizione ecologica e appunto la messa in sicurezza della discarica.
Poi c’è la parte economica, perché l’acciaieria deve poter restare sul mercato per garantire il mantenimento dei posti di lavoro e la redditività. Pilastri dell’accordo sono la riqualificazione degli impianti produttivi e l’aumento della resa produttiva, il recupero e il trattamento degli scarti produttivi, la produzione di acciaio green come risposta alle richieste del mercato di prodotti a basso impatto ambientale e che impieghino fonti e vettori energetici alternativi. I 1.132 milioni di euro saranno suddivisi in due fasi, la prima entro il 2028 con 557 milioni di investimenti, e la seconda, per 573 milioni di euro, con focus sulla produzione di acciaio elettrico e magnetico a bassa impronta di carbonio.
Uno dei temi cruciali dell’accordo è regolato dall’articolo 7 che stabilisce come “al fine di rendere ambientalmente ed economicamente sostenibili i costi energetici, tenuto conto che ciò costituisce un requisito per la produzione competitiva di acciaio inossidabile e magnetico”, la regione Umbria si impegna a valutare forme di gestione mista pubbico-privata per le concessioni energetiche. Inoltre, conformemente al quadro normativo vigente nazionale e comunitario, si dichiara disponibile a riservare il 30% della capacità produttiva energetica alle aziende energivore umbre, che garantiscano di mantenere livelli occupazionali e obiettivi ambientali coerenti. L'energia sarà ceduta al costo di produzione maggiorato di una fee commerciale in linea con quella applicata dal mercato. Le parti valuteranno inoltre la possibilità di attivare sistemi di produzione e consumo semplificati (SSPC) e Acciai Speciali Terni (AST) si dichiara disponibile a co-investire per aumentare la capacità dei bacini idroelettrici regionali.
Ambiente e lavoro non sono nemici
Il nuovo capitolo della città umbra è scritto. La vittoria degli ambientalisti passa anche dalla garanzia occupazionale: mantenimento degli organici attuali per tutti i 2.700 dipendenti diretti, stabilizzazione dei lavoratori somministrati, possibili nuove assunzioni, percorsi di formazione e riqualificazione per le nuove tecnologie green. Una risposta concreta a chi temeva che la tutela dell'ambiente potesse andare a scapito del lavoro.
Giovanni Arvedi, presidente del gruppo proprietario dell'acciaieria, ha parlato di “passo avanti verso un futuro sostenibile”, riconoscendo implicitamente che il modello produttivo del passato non era più accettabile. L'investimento di oltre un miliardo di euro per la transizione ecologica di AST rappresenta la più grande iniezione di capitali privati nella storia industriale recente dell'Umbria. Ma soprattutto, è la prova che ambiente e lavoro non sono nemici, che la sostenibilità non è un lusso per ricchi, ma una necessità per sopravvivere.
Tra qualche anno, quando i valori di nichel nell'aria di Prisciano saranno finalmente sotto i limiti di legge, quando le polveri bianche smetteranno di cadere sui tetti del quartiere, quando l'acciaieria produrrà acciaio green con energia rinnovabile, questa storia potrà essere raccontata come un esempio di come si vince una battaglia ambientale: con la determinazione di chi non si arrende, con la forza dei dati scientifici, con la capacità di trasformare la protesta in proposta.
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In copertina: Panorama su Terni e sulle acciaierie visto dall'alto © Sailko via Wikimedia Commons