Il 19 giugno Parlamento e Consiglio europei hanno raggiunto un accordo sulla riforma del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), lo strumento che punta a evitare la delocalizzazione delle emissioni di CO₂ e proteggere le imprese europee dalla concorrenza di paesi con minori standard ambientali.
Al centro dell’intesa, raggiunta nell’ambito del pacchetto legislativo Omnibus I, c’è una semplificazione strutturale del sistema. A essere esentato sarà circa il 90% degli importatori, grazie a una nuova soglia di esenzione fissata a 50 tonnellate annue per importatore (cosiddetto “de minimis”).
Una misura pensata per alleggerire il carico burocratico soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI) e per gli operatori occasionali. L’accordo politico raggiunto tra Parlamento e Consiglio dovrà ora essere formalmente approvato da entrambe le istituzioni. Una volta pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, entrerà in vigore tre giorni dopo.
Decaro: “Semplifichiamo senza perdere ambizione”
Il relatore del provvedimento, Antonio Decaro (S&D, Italia), ha commentato con favore l’accordo. “Il CBAM è concepito per prevenire il fenomeno della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e proteggere i settori europei del cemento, del ferro, dell’acciaio, dell’alluminio, dei fertilizzanti, dell’elettricità e dell’idrogeno. Abbiamo risposto alle richieste delle imprese semplificando e snellendo le procedure, esentando il 90% degli importatori di beni CBAM per favorire competitività e crescita. Poiché il CBAM continuerà a coprire il 99% delle emissioni totali di CO₂, abbiamo mantenuto intatte le ambizioni ambientali dell’UE e restiamo pienamente impegnati per una transizione giusta e per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.”
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Oltre alla soglia “de minimis”, l’accordo prevede inoltre semplificazioni nelle procedure di autorizzazione, nella rendicontazione delle emissioni incorporate, nelle verifiche e nella responsabilità finanziaria dei dichiaranti autorizzati. Al contempo, sono state rafforzate le misure antielusione, per evitare aggiramenti delle regole attraverso frazionamenti artificiosi delle importazioni.
Che cos’è il CBAM?
Il CBAM, introdotto con il Regolamento (UE) 2023/956, è lo strumento europeo pensato per allineare il prezzo del carbonio pagato dai produttori extra-UE a quello sostenuto dalle imprese europee nel quadro dell’Emission Trading System (EU ETS). Obiettivi principali? Evitare la delocalizzazione delle emissioni (“carbon leakage”) e stimolare l’adozione di standard ambientali più elevati a livello globale.
Attualmente in fase transitoria, il meccanismo obbliga gli importatori di prodotti ad alta intensità di CO₂ – come cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno – a dichiarare le emissioni incorporate, senza tuttavia dover acquistare certificati. Dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore il sistema a pieno titolo, con il pagamento effettivo delle quote.
Dietro le quinte, la spinta alla semplificazione è stata motivata negli ultimi tempi anche dalle difficoltà operative nella prima fase di attuazione. In molti stati membri, le imprese hanno lamentato la complessità burocratica e la scarsa chiarezza delle scadenze. Come riportato dal Financial Times a febbraio, in Germania e Svezia, ad esempio, solo una piccola percentuale delle aziende obbligate ha completato la dichiarazione delle emissioni nei tempi previsti.
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