La ricetta economica è la stessa da decenni, quella della trickle down economy, ossia l’idea che abbassando le tasse a redditi alti e imprese si genereranno più consumi e investimenti che avranno un effetto positivo sulla crescita e sulla società nel suo complesso. Se guardiamo ai risultati economici, ai livelli di disuguaglianze cresciuti in maniera costante nell’ultimo quarantennio e, infine, al livello di malessere sociale e politico diffusi nell’opinione pubblica degli Stati Uniti, si tratta di una ricetta che non ha funzionato granché.

Eppure la Big Beautiful Bill approvata il 3 luglio scorso dal Congresso degli Stati Uniti è una legge di spesa che applica quell’idea di funzionamento dell’economia, con l’aggiunta di tagli dannosi per i ceti popolari e per l’innovazione e incrementi di bilancio per il Pentagono e la guerra all’immigrazione.

Cos’è la Big Beautiful Bill e cosa prevede

L’aspetto più corposo del testo approvato è il rinnovo del taglio alle tasse introdotto dalla prima amministrazione Trump. Un mancato introito per circa 5.000 miliardi di dollari che andranno a far crescere a dismisura il deficit di bilancio. I tagli previsti dalla legge non compensano in nessun modo i mancati introiti. Tutte le simulazioni fatte da enti neutrali indicano la natura regressiva di taglio delle tasse e parallelo taglio ai programmi di welfare.

Il Budget Lab dell’università di Yale riassume gli effetti così: “Le modifiche alle imposte e alla spesa per Medicaid e SNAP proposte dal disegno di legge […] comporterebbero un calo del 2,9% (circa 700 dollari) del reddito per il quintile più basso, ma un aumento dell'1,9% (circa 30.000 dollari) per l'1% più ricco”.

Il danno ai più poveri viene dai tagli ai programmi di welfare: Medicaid e SNAP sono l’assicurazione sanitaria per le persone a basso reddito e i buoni pasto con cui fare la spesa, e nella legge si aumentano i requisiti necessari e i limiti per accedervi. Sebbene si dica spesso che negli Stati Uniti non c’è welfare pubblico, la verità è che questi due programmi, cui va aggiunta Medicare, l’assicurazione medica per gli over65, hanno impatti enormi.

Medicaid copre più del 20% degli statunitensi e, assieme a Medicare, arriva quasi al 40%, con una spesa totale molto minore di quella sostenuta dalle assicurazioni private (ossia dalle singole persone o datori di lavoro che ne pagano le rate). I dati aggiornati al 13 giugno dell’USDA, l’agenzia che gestisce il programma, indicano come i food stamps forniscano cibo a 42 milioni di persone.

Secondo il Congressional Budget Office – l’equivalente italiano dell’Ufficio parlamentare di bilancio − 2,9 milioni di statunitensi, tra cui 1,1 milioni che vivono in zone con scarsa disponibilità di posti di lavoro, 900.000 anziani, 600.000 genitori e 270.000 veterani, senzatetto ed ex giovani in affido, perderanno l’assistenza alimentare.

Un altro duro colpo alla transizione energetica statunitense

Ci sono altri due aspetti su cui vale la pena soffermarsi. Il primo riguarda la produzione di energia in un momento in cui si investono miliardi in data center per l’intelligenza artificiale. Secondo un'analisi di Barclays Research, la domanda annuale di energia elettrica per alimentare i data center negli Stati Uniti potrebbe triplicare da qui al 2030, passando da 150-175 terawattora del 2023 a 560, pari al 13% dell'attuale domanda USA.

La Beautiful Bill elimina gli sgravi fiscali per chi produce rinnovabili e impone una nuova tassa alle imprese che non sono in grado di dimostrare che i loro prodotti non includono componenti Made in China. Un’analisi di questi tagli da parte del Center for Climate and Energy Solutions valuta gli effetti di queste misure in centinaia di miliardi di investimenti mancati e nella perdita di 1,6 milioni di posti di lavoro, nonché prevede un aumento del costo finale dell’energia.

Si tratta di un favore all’industria degli idrocarburi, ma non necessariamente di una buona idea in termini economici e politici, persino al netto della preoccupazione per le emissioni di CO₂ che questo ridimensionamento delle rinnovabili comporterà. Non a caso uno dei critici più feroci della legge si chiama Elon Musk: nella legge ce n’è anche per l’auto elettrica.

Persino l’impatto politico non è scontato: il repubblicano Texas è lo stato ad aver investito di più in rinnovabili ed è il primo per produzione di solare ed eolico e secondo per capacità di immagazzinamento di energia. La Florida è terza per produzione di solare, mentre Oklahoma, Kansas e Iowa sono potenze in materia di eolico. Tutti stati a guida repubblicana, con numerosi progetti in attesa di avvio per 388 miliardi di investimenti, ma molti non si faranno più. Il danno anche in termini di capacità di innovazione, competizione con la Cina o con l’Europa è sotto gli occhi di chiunque voglia vederlo.

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La caccia all’immigrato e il debito che esplode

C’è poi un terreno sul quale la legge approvata dal Congresso investe: la caccia all’immigrato. L’Immigration and Custom Enforcement Agency (ICE) vedrà il suo budget triplicato da 9 a 27 miliardi, più un investimento da 45 miliardi per costruire centri di detenzione. Nel complesso sono più soldi di quanti ne riceva l’FBI e più di quanto abbia il sistema di prigioni federale. Attenzione, l’ICE non è la guardia di frontiera (Custom Border Protection), l’obiettivo non è dunque fermare gli ingressi ma espellere persone già dentro i confini.

Un aspetto centrale di questa legge riguarda il deficit di bilancio che produrrà pur non essendo una legge di spesa che prevede investimenti in infrastrutture – con l’eccezione di sgravi alle imprese per investimenti e R&D. Le proiezioni parlano di un aumento del deficit di 2.400 miliardi che diventano 3.000 se aggiungiamo gli interessi da pagare a chi comprerà quel debito aggiuntivo. Se i tagli alle rinnovabili hanno fatto infuriare le imprese che ci hanno puntato, questo buco di bilancio scontenta l’ala dei cosiddetti fiscal conservatives che Trump ha dovuto chiamare uno per uno, offrendo benefici per i loro distretti elettorali (la senatrice dell’Alaska Murkowski ne ha ottenuti di enormi ed è passata dal No al Sì) e minacciandoli di farli sfidare alle primarie da suoi candidati.

Il risultato resta questa esplosione ulteriore del debito che nella teoria economica di Trump si ripagherà con le entrate prodotte dai dazi sulle merci importate dagli USA. Tutti sanno che non sarà così. Lo sanno anche fondi e stati stranieri che stanno lentamente abbandonando i Buoni del tesoro USA come investimento sicuro. Un meccanismo pericoloso per l’economia più grande del pianeta, per la sua moneta, per il suo ruolo, un meccanismo che rischia di costringere nel tempo ad alzare i tassi di interesse per attrarre investitori, con l’effetto perverso di far aumentare ancora di più il deficit.

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In copertina: Donald Trump, foto ufficiale della Casa Bianca di Daniel Torok via Flickr