Il segnale economico delle Trumpnomics era già arrivato a metà maggio con il downgrading da parte di Moody’s del rating sovrano degli Stati Uniti a causa delle preoccupazioni suscitate da 36.000 miliardi di dollari di debito pubblico e dai piani dell’amministrazione Trump per dazi e tagli a sanità, transizione ecologica e welfare.

Ora è la Banca mondiale a suonare l’allarme. Secondo l’ultimo report sulle prospettive economiche globali, pubblicato il 10 giugno, le tensioni commerciali e l'incertezza politica dovrebbero rallentare la crescita globale quest'anno al ritmo più lento dal 2008. Le turbolenze geopolitiche e l’indebolimento sulla transizione hanno portato a tagliare le previsioni di crescita in quasi il 70% di tutte le economie, in tutte le regioni e in tutti i gruppi di reddito.

Si prevede che la crescita globale rallenti al 2,3% nel 2025, quasi mezzo punto percentuale in meno rispetto al tasso previsto all'inizio dell'anno. Non si prevede una recessione globale. Tuttavia, se le previsioni per i prossimi due anni si concretizzeranno, la crescita media globale nei primi sette anni del 2020 sarà la più lenta di qualsiasi decennio dagli anni Sessanta. 

“Al di fuori dell'Asia, il mondo in via di sviluppo sta diventando una zona priva di sviluppo", ha dichiarato Indermit Gill, capo economista e vicepresidente senior per l'economia dello sviluppo del Gruppo banca mondiale. "La crescita delle economie in via di sviluppo è diminuita per tre decenni: dal 6% annuo negli anni 2000 al 5% nel 2010, fino a meno del 4% nel 2020. Ciò segue la traiettoria della crescita del commercio globale, che è scesa da una media del 5% negli anni 2000 a circa il 4,5% negli anni 2010, per arrivare a meno del 3% negli anni 2020. Anche la crescita degli investimenti è rallentata, ma il debito è salito a livelli record."

Per gli economisti dell’organizzazione internazionale il rilancio potrebbe avvenire se le principali economie riusciranno a mitigare le tensioni commerciali, il che ridurrebbe l'incertezza politica generale e la volatilità finanziaria.

Ma soprattutto serve un nuovo piano globale di cooperazione internazionale per accelerare il disaccoppiamento tra crescita economica e consumi di materie prime ed energia, spinto da un rafforzamento dei negoziati su clima e biodiversità, e dal ruolo delle Nazioni Unite in generale che rimangono la forza internazionale multilaterale per eccellenza per cercare di coordinare uno sforzo condiviso tra gli stati sovrani nel rispetto della competitività e diritti umani, tutte tematiche affossate dal nuovo corso americano.

Uno dei momenti fondamentali sarà la quarta Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo (FFD4) che si terrà dal 30 giugno al 3 luglio a Siviglia, un'opportunità unica per riformare i finanziamenti a tutti i livelli, e accelerare sulla riforma dell'architettura finanziaria globale per incrementare gli investimenti necessari per gli SDG.

Cooperazione internazionale come antidoto alle guerre commerciali iperprotezionistiche, innovazione finanziaria contro soluzioni iperliberiste o “creative”, ripensamento del debito (nel Global South quanto nelle economie più sviluppate) per alleggerire il complesso fardello che grava su troppi stati. Un’azione che non è mai stata così urgente, per riportare la storia sul corso della pace e della giusta transizione ecologica.

Un’azione che non è mai stata così difficile da realizzare mentre prosegue il genocidio di Gaza, la democrazia statunitense viene lentamente erosa, l’Europa non riesce ad arginare il populismo di pseudo-destra, la Russia rimane un elemento destabilizzante, il Sahel viene riconquistato dall’estremismo islamico, non finisce la guerra civile in Myanmar, e via elencando crisi geopolitiche irrisolte.

L’impegno di Materia Rinnovabile è quello di seguire gli eventi economici tenendo la barra dritta sulla transizione a ogni costo. L’unica vera cura per la policrisi economica e ambientale che continua a gonfiarsi di fronte a noi.

 

In copertina: foto Envato