Dopo settimane di tensioni e trattative, la battaglia commerciale sui dazi tra Stati Uniti ed Unione Europea si è conclusa con un accordo al 15%: questa è la tariffa che le dogane americane imporranno sulle merci europee, circa il triplo rispetto alla media pre-trumpiana del 4,8%.

L’intesa è stata raggiunta al fotofinish, dato che ormai incombeva la scadenza di venerdì primo agosto, quando le tariffe americane sui prodotti in arrivo dall’Europa si sarebbero alzate al 30%. Restano però ancora vari punti da chiarire all’interno del cosiddetto “Patto di Turnberry”, come è stata ribattezzata la trattativa tra il presidente americano Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, avvenuta nell’omonima tenuta del golf club scozzese di proprietà del presidente statunitense.

Come si è arrivati all’accordo

La sfida era cominciata lo scorso 2 aprile, quando Trump aveva esibito l’ormai famosa tabella dei dazi, subito passata alla storia, con cui imponeva tariffe dal 25 al 40% a numerosi partner commerciali degli Stati Uniti. A quel punto ai destinatari non era rimasto che decidere se andare allo scontro o patteggiare: la Gran Bretagna, per esempio, ha di recente trovato l’accordo sul 10%, mentre il Giappone proprio pochi giorni fa ha aperto la strada all’Ue patteggiando un 15%.

Tra i 27 Paesi dell’Ue si sono alternate fino all’ultimo posizioni contrastanti: se la maggioranza dei membri era favorevole al dialogo, cresceva però di giorno in giorno il fronte della linea dura, capeggiato dalla Francia. In particolare, si chiedeva che la Commissione Europea attivasse lo strumento anti-coercizione, introdotto nel 2023, ovvero una serie di misure economiche punitive, come dazi, boicottaggi o controlli doganali, per costringere eventuali potenze extra-europee a modificare politiche economiche aggressive e pratiche commerciali sleali.

Che cosa prevede il Patto di Turnberry

“Meglio la stabilità oggi che l’incertezza domani” è la linea che alla fine ha prevalso. La tariffa del 15%, che assorbirà tutti i dazi precedenti, si applicherà alla maggior parte dei prodotti importati dagli Usa, tra cui macchinari industriali, alimentari e moda, solo per citare alcuni comparti chiave del made in Italy. 

Bene l’automotive, che beneficerà di uno “sconto” rispetto all’attuale tariffa del 27,5% imposta su automobili e relative componenti. Nessuna marcia indietro, invece, sui metalli industriali: gli Usa confermano il 50% su acciaio e alluminio, anche se in futuro potrebbe subentrare un meccanismo di quote.

Molta ambiguità circonda i farmaci, i vaccini e i semiconduttori: secondo Bruxelles il dazio non supererà il 15%, ma, come dichiarato da Trump, questa tariffa a partire da agosto potrebbe aumentare per tutto il mondo, fino a raggiungere il 200% per alcuni prodotti farmaceutici. C’è poi una lista di esenzioni reciproche, che riguarda gli aerei e le loro componenti, alcuni prodotti chimici e farmaci generici, i macchinari per produrre microprocessori, alcune risorse naturali e materie prime critiche, alcuni prodotti agroalimentari e forse anche liquori e alcolici (ma non vino).

Rientra nell’intesa l’impegno dell’Europa ad investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti e ad acquistare 750 miliardi in forniture energetiche Usa nei prossimi tre anni, ovvero 250 miliardi l’anno, principalmente di gas naturale liquefatto, con cui il Vecchio Continente potrebbe azzerare le residue importazioni di metano russo: una cifra considerevole, se si pensa che nel 2024 le importazioni di gas e petrolio dagli Usa sono state pari a 84 miliardi.

L’Europa si impegna anche a comprare armamenti statunitensi, ma non è stata fornita una cifra precisa, anche se la cornice è quella dell’intesa Nato sull’aumento delle spese militari fino al 5% del Pil. 

Parallelamente, nei prossimi giorni l’Unione Europea accantonerà i due pacchetti di contro-dazi che sarebbero dovuti scattare il 7 agosto: un primo pacchetto, congelato da aprile, avrebbe pesato per quasi 21 miliardi di euro e avrebbe colpito marchi e beni iconici, come Harley-Davidson, Levi’s, burro di arachidi, mais e soia, mentre il secondo pacchetto si sarebbe spinto a dazi su tech e automotive fino a 72 miliardi.

Le reazioni nell’Unione Europea

“È un buon accordo per tutti, il più importante”, ha commentato Donald Trump. “Ridarà stabilità”, ha assicurato von der Leyen, sottolineando che “il 15% rappresenta un limite massimo, quindi niente cumuli, tutto compreso”. 

“Determinazione e unità hanno aperto la strada a un accordo negoziato con gli Stati Uniti, che dà priorità alla cooperazione, protegge gli interessi fondamentali dell'Ue e offre alle imprese la certezza di cui hanno bisogno”, ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. “Facciamo leva su questo risultato rafforzando ulteriormente la competitività dell'Ue ed espandendo la nostra rete commerciale globale”.

“Un passo importante che rafforza il nostro partenariato transatlantico. Il Parlamento europeo farà la sua parte nell'analizzare l'accordo, garantendo che sia nel migliore interesse delle imprese e dei consumatori europei”, ha dichiarato sempre su X la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

“Si è riusciti a scongiurare un conflitto commerciale che avrebbe colpito duramente l'economia tedesca orientata all’export”, ha affermato in una nota il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, esprimendo soddisfazione in particolare per il settore dell’automotive. “Siamo così riusciti a tutelare i nostri interessi fondamentali, anche se avrei auspicato ulteriori facilitazioni nel commercio transatlantico. Nei prossimi negoziati sui dettagli dell’accordo, la Commissione europea avrà il mio pieno sostegno. Dobbiamo continuare a lavorare per rafforzare i nostri rapporti commerciali con gli Stati Uniti”.

Italia, Meloni: “Aspettiamo i dettagli”

In Italia la politica è divisa. “Considero positivo che ci sia un accordo, anche se bisognerà studiare i dettagli. C’è ancora da battersi, bisogna verificare le esenzioni”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad Addis Abeba, sottolineando che si tratta di un’intesa “di massima” e giuridicamente non vincolante. “Ho sempre pensato e continuo a pensare che un’escalation commerciale tra Europa e Stati Uniti avrebbe avuto conseguenze imprevedibili e potenzialmente devastanti”.

Le opposizioni sono compatte nel criticare invece un accordo al “ribasso” per l'Ue, dal leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte, che parla di una “Caporetto economica” per l’Italia, alla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha denunciato una “fallimentare accondiscendenza” verso Washington. 

Secondo una stima diffusa qualche giorno fa da Confindustria, “con i dazi Usa al 15% si prepara per l’Italia una stangata da 23 miliardi di euro”. A questo andrebbe aggiunto poi l’effetto della forte svalutazione del dollaro, soprattutto rispetto all’euro (-13,7% da inizio anno), sulla competitività di prezzo degli esportatori europei, anche se notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, dall’inflazione contenuta e dalla politica di tagli dei tassi nell’Eurozona.

Cina Usa, nuovo round di trattativa

Gli occhi sono puntati anche sulla Cina, che nella giornata di oggi, lunedì 28 luglio, affronta a Stoccolma un nuovo round di trattativa con gli Usa. Secondo i rumors riportati dalla Cnn, l’intenzione è quella di lavorare su una “probabile” estensione della tregua commerciale, con dazi al 30%, in scadenza il 12 agosto, grazie alla quale finora è stata scongiurata l’entrata in vigore di dazi a tre cifre sulle merci cinesi. Sul tavolo anche un possibile incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping in autunno e la proposta di scorporo della divisione statunitense di TikTok, in attesa dell’assenso di Pechino.

In copertina: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, si è recata in Scozia, su invito di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, per discutere delle relazioni commerciali transatlantiche; photographer: Fred Guerdin - © European Union, 2025