Venerdì 22 agosto, Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha accennato a possibili tagli dei tassi di interesse, sottolineando l'elevato livello di incertezza che complica la politica monetaria USA.

L’ha fatto al simposio economico annuale di Jackson Hole, nel Wyoming, predicando "cautela”, visti alcuni timori legati a un mercato del lavoro stagnante e all’inflazione che non si abbassa. Ma, come previsto, la sua apertura alla riduzione del costo del denaro è stata accolta positivamente da Wall Street, dove i principali indici hanno infatti chiuso in rialzo venerdì. Meno felice è stata invece la reazione di Donald Trump, che chiedeva insistentemente un taglio dei tassi da mesi.

Le ragioni dell’apertura della FED al taglio dei tassi

L’ultimo rapporto sul mercato del lavoro pubblicato a luglio e poi rivisto al ribasso, ha mostrato che la crescita delle buste paga in USA è crollata a una media mensile di 35.000 unità nel periodo da luglio a maggio, con un tasso di disoccupazione ancora fermo al 4,2%. Insomma, non crescono gli stipendi e nemmeno il tasso di occupati.

Con un'inflazione ancora superiore al 2,7%, l’effetto dazi di Trump ancora sconosciuto e un mercato del lavoro in rallentamento, Powell ha descritto la situazione occupazionale “in uno strano equilibrio” che aumenta i rischi di licenziamenti. Queste incertezze però non hanno spaventato Wall Street e gli analisti, che scommettono entro la fine dell’anno su tagli di un quarto di punto percentuale dall'attuale forchetta del 4,25% - 4,5%.

Quest’anno la FED ha scelto di mantenere invariati i tassi di interesse di riferimento, in attesa di vedere come le politiche dell'amministrazione Trump avrebbero interagito con l'inflazione. Finora i dazi e la stretta sull’immigrazione da parte di Washington − che ha ridotto l’offerta di forza lavoro − hanno avuto come unico effetto quello di aumentare i costi a carico dei consumatori statunitensi.

"Le persone sono sempre più preoccupate che ci stiamo dirigendo verso una fase di stagflazione", ha detto all’agenzia di stampa Reuters Drew Matus, responsabile della strategia di mercato di Metlife Investment Management. Riferendosi a un preoccupante mix di crescita lenta e inflazione inarrestabile, Matus si chiede a questo punto quanto l’economia statunitense possa crescere.

Secondo Angelo Kourkafas, senior investment strategist di Edward Jones a St. Louis, l’apertura di Powell al taglio dei tassi è "musica per le orecchie del mercato". Tuttavia, dopo il balzo record di venerdì, la borsa degli Stati Uniti sembra essersi assestata con alcuni indici in calo già nella giornata di oggi, lunedì 25 agosto.

Le pressioni di Trump sulla Federal Reserve

Le dichiarazioni di Powell hanno suscitato l’ira del presidente USA Donald Trump, che da mesi chiede le dimissioni del numero uno della FED, nega il rischio di inflazione e invoca un taglio dei tassi immediato, significativamente più marcato di quello previsto dagli analisti (0,25%).

Mentre Powell pronunciava il suo discorso a Jackson Hole, infatti, Trump postava sulla sua piattaforma social Truth che avrebbe licenziato Lisa Cook se non si fosse dimessa dalla banca centrale. Cook, uno dei tre membri della FED nominati dall’ex presidente Joe Biden, è infatti accusata da William Pulte, direttore dell'Agenzia federale statunitense per il finanziamento dell'edilizia abitativa, di aver ottenuto illegalmente condizioni favorevoli per un mutuo.

Tuttavia, secondo Maxine Waters, la principale esponente democratica del Comitato per i servizi finanziari della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, il caso è uno dei tentativi di Trump e la sua amministrazione di “indebolire l'indipendenza della Federal Reserve e distogliere l'attenzione dalle difficoltà economiche causate dalle sue politiche”. Cook, che ha partecipato alla conferenza di Jackson Hole, ha dichiarato che non si lascerà intimidire o convincere a dimettersi.

Non è quindi la prima volta che Trump tenta di intromettersi o influenzare il lavoro della banca centrale, soprattutto minando la credibilità del suo presidente, Jerome Powell. Al meeting la presidente della Banca Centrale europea Christine Lagarde ha avvertito che minare l'indipendenza di una banca centrale può scatenare "disfunzioni" e "instabilità", ricordando quanto accadde tra il 2011 e il 2019 quando Lagarde fu alla guida del Fondo monetario internazionale.

Un tema rilevante che ha ricevuto poca attenzione mediatica è stato invece il nuovo framework presentato da Powell nel suo discorso. Il documento, che guiderà i policymaker nel perseguimento dei loro obiettivi di ridurre l’inflazione e la disoccupazione, è il culmine di una revisione durata mesi. Secondo gli analisti, si tratta di un ritorno alle origini che elimina parte del linguaggio che si concentrava più specificamente sulla sfida pre-pandemica di un'inflazione persistentemente bassa.

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In copertina: © Jerome Powell, FED