La maggioranza degli italiani e delle italiane – soprattutto le persone più giovani – ritiene la sostenibilità un tema prioritario, che richiede maggiore impegno da parte dei governi. A rivelarlo è un’indagine condotta dai network europei di UN Global Compact, presentata il 24 settembre come evento collaterale a New York, in concomitanza con il Leaders Summit 2025. Secondo lo studio, che è stato condotto nel 2025, l’85% degli italiani considera infatti lo sviluppo sostenibile una priorità da collocare al centro dell’agenda politica. La percentuale risulta più elevata della media europea, pari all’80%.
“I dati raccolti confermano che i cittadini italiani mostrano una sensibilità alla sostenibilità superiore alla media europea,” commenta Daniela Bernacchi, Executive Director di UN Global Compact Network Italia. “È un segnale che deve trasformarsi in un’opportunità per il nostro paese di assumere un ruolo guida nella transizione verso modelli più equi, inclusivi e rispettosi dell’ambiente.”
Per rilevare queste risposte, il sondaggio ha coinvolto 13.000 persone provenienti da 15 paesi membri dell’UE (Austria, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia) e dal Regno Unito. I rispondenti, che hanno compilato un questionario online, corrispondevano a un campione rappresentativo per genere, età, professione e area di residenza. Il questionario ha toccato il tema degli SDGs, ma anche questioni chiave come l’impatto della sostenibilità sui consumi e sulle aziende.
La fiducia negli SDGs
Dal sondaggio emerge che sono soprattutto le persone tra i 18 ai 44 anni a ritenere prioritaria la sostenibilità, mentre tra le fasce più senior il sostegno, pur rimanendo significativo, tende a essere inferiore. Solo una minoranza, inferiore al 10%, pensa che governi e Unione Europea debbano concentrarsi su questioni differenti.
Inoltre, lo studio rivela che per il 75% degli intervistati europei i governi e le aziende dovrebbero destinare maggiori risorse all’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) fissati dall’Agenda 2030. In Italia, la richiesta è ancora più forte: l’80% chiede un impegno più deciso da parte delle istituzioni e il 79% dalle imprese, mentre il 36% degli italiani crede che gli SDGs possano essere raggiunti entro il 2030. Sono dati rilevanti soprattutto alla luce del notevole ritardo del nostro paese nel raggiungimento di tali obiettivi.
“A cinque anni dal 2030 è necessario tenere alta l’attenzione: secondo il Progress Report 2025 delle Nazioni Unite, il 18% degli obiettivi di sviluppo sostenibile è on-track, il 48% progredisce moderatamente o marginalmente, il 35% è in stagnazione o regressione”, spiega Bernacchi. “Lo studio registra come, dei 169 target dell’Agenda 2030, solo 139 siano stati misurati correttamente dal 2015 a oggi. Tra questi, il 35% registra progressi adeguati, ma il 48% procede in modo insufficiente. Per colmare il gap degli Sdgs servirebbero ulteriori investimenti per circa 4 trillioni di dollari l’anno. È indispensabile un impegno concreto, misurabile e condiviso da istituzioni, imprese e società civile.”
Gli altri dettagli emersi dallo studio
L’indagine mette in luce l’attenzione degli europei nei consumi: l’80% dei rispondenti provenienti da tutti i paesi coinvolti dichiara infatti di tenere conto della sostenibilità nelle proprie scelte di acquisto. Tuttavia, emergono anche alcuni dettagli non irrilevanti: solo il 27% lo fa sempre, mentre il 53% afferma che questo criterio incide solo occasionalmente. In Italia, il 55% di cittadini e cittadine considera la sostenibilità un elemento importante al momento dell’acquisto, confermando un graduale cambiamento culturale che non la considera più solo come una variabile accessoria.
Anche sul piano normativo si registra un ampio sostegno alle politiche green, soprattutto nell’Europa meridionale. In questo contesto, l’Italia si distingue per il consenso verso regole più rigorose: l’87% dei cittadini (contro l’85% della media europea) le ritiene indispensabili, ma chiede anche semplificazione e minori oneri burocratici.
“Ci auguriamo che questo report possa costituire uno strumento di riferimento per orientare scelte e investimenti, utile a policy maker, aziende e cittadini”, sottolinea Bernacchi. “L’Unione Europea resta un riferimento imprescindibile, ma il successo dipenderà soprattutto dal coinvolgimento del settore privato, che deve interpretare la sostenibilità come leva di competitività, innovazione e trasparenza.”
Per quanto riguarda le azioni delle aziende sulla sostenibilità, il 47% degli europei ritiene che l’impatto sia positivo. Emergono alcune ombre sul quadro italiano: solo il 36% dei rispondenti dà una valutazione favorevole. Tuttavia, prevale un concetto chiave: la sostenibilità è un fattore competitivo. A dirlo sono 7 europei su 10, che la considerano un driver strategico per le imprese, percentuale che in Italia sale al 75%. Un’analoga fiducia si riscontra anche sul fronte dell’innovazione: il 69% degli europei e il 68% degli italiani crede che l’intelligenza artificiale possa contribuire al progresso sostenibile.
In copertina: Daniela Bernacchi, foto da UNGCN Italia