La circolarità del settore calzaturiero passa anche attraverso il riciclo di una delle plastiche più leggere e performanti: il poliuretano. Se ne sta occupando il colosso chimico BASF che durante la tre giorni di SIMAC Tanning Tech - la principale fiera internazionale dedicata alle tecnologie per l'industria calzaturiera a Fiera Milano-Rho - ha presentato nuovi materiali plastici che garantiscono, anche se riciclati, le stesse caratteristiche di leggerezza e resistenza.
Il riciclo chimico del poliuretano di BASF
Suole, tomaie o persino scarpe realizzate in poliuretano fuso o con combinazioni di poliuretani termoplastici TPU possono essere riciclate termicamente tramite pirolisi e gassificazione e, in futuro, potenzialmente anche attraverso processi chimici specifici, sia degli scarti di calzature post-industriali che di quelli post-consumo.
“Il recupero mediante processi chimici specifici è in fase di studio ma le sfide logistiche ed economiche sono da valutare attentamente”, spiega a Materia Rinnovabile Daniele Pietro Avio, Senior Sales Manager Footwear Europe di BASF. “Stiamo valutando un network di recupero sostenibile, ma, considerando le differenti normative nei vari paesi, non sarà una passeggiata”.
Per BASF il lancio di nuove suole in poliuretano riciclato significa guardare alla circolarità senza perdere di vista le caratteristiche di comfort e leggerezza che rendono i materiali adatti a diverse applicazione, dal footwear sportivo fino alle calzature per la sicurezza sul lavoro.
Per esempio, il nuovo TPU Elastollan® RC, con un contenuto riciclato fino al 100%, sarà impiegato come materia prima per la produzione di nuove parti di calzature. Durante la fiera, svoltasi dal 23 al 25 settembre, BASF ha inoltre presentato le potenzialità di una lavorazione completamente automatizzata del poliuretano, capace di realizzare intersuole in un unico passaggio. Allo stesso tempo, il TPU espanso ha dato vita al concept di suola preformata “Detonate”, che unisce densità modulabili e prestazioni superiori.
Riciclabilità delle calzature
Nel 2022 sono state prodotte a livello globale quasi 24 miliardi di scarpe che, nella maggior parte dei casi, una volta concluso il loro ciclo vita, finiscono in discarica o nel termovalorizzatore. Essendo composte da diversi componenti e materiali difficili da separare, oggi le calzature rappresentano uno dei prodotti tessili più complessi da riciclare. Miscele di materiali plastici, colle, tessuti e lacci non ne facilitano la riciclabilità.
“Anche la sporcizia e le polveri sottili assorbite dalle scarpe durante il ciclo di vita rendono complesso il riciclo”, dice a Materia Rinnovabile Michele Corti Key account manager Footwear Sports & Leasure, Performance Materials Europe per BASF. “Secondo la nostra esperienza è più facile riciclare i prodotti invenduti, una pratica sempre più adottata dai grandi brand di moda”, aggiunge.
Mentre la Commissione europea sta lavorando all’introduzione di una direttiva che introduca un sistema armonizzato di responsabilità estesa del produttore (EPR) per i prodotti tessili, le imprese europee devono competere con i prodotti fast fashion provenienti soprattutto dal mercato asiatico. “In molti casi, uno dei parametri principali su cui si basa un consumatore prima di acquistare una scarpa è ancora il prezzo”, dice Avio. “Il riciclo di ogni materiale viene dopo e deve trovare una sua competitività in un mercato caratterizzato da calzature non sempre sostenibili e di qualità inferiore”.
La circolarità nel settore calzaturiero, dunque, non riguarda soltanto l’innovazione tecnologica dei materiali, ma anche la costruzione di canali logistici e di mercato in grado di sostenerla. In questo contesto, iniziative come quelle di BASF rappresentano un primo passo verso una maggiore circolarità, ma il loro pieno successo dipenderà dalla capacità di integrare ricerca, normative e modelli di business sostenibili. Solo così sarà possibile trasformare un settore ad alto impatto come quello delle calzature in un esempio virtuoso di economia circolare.
In copertina: foto BASF