Nonostante le attuali incertezze del mondo finanziario, dovute alle tensioni geopolitiche e ai dazi statunitensi, le aziende italiane reagiscono aumentando i propri investimenti nella sostenibilità. Manca ancora una visione strutturata sul medio e lungo termine, ma le imprese dimostrano fiducia nei vantaggi di business del settore green.

Lo dicono i risultati del quarto Osservatorio CleanTech, che offre un’analisi dettagliata della percezione e delle buone pratiche di sostenibilità intraprese dal tessuto imprenditoriale italiano. La ricerca, condotta su oltre 400 aziende, è promossa da Innovatec e Haiki+ in collaborazione con l'Istituto di ricerca Eumetra. A presentare i dati dell’osservatorio è stato il sondaggista e sociologo Renato Mannheimer, advisor di Eumetra, durante l’evento tenutosi ieri, martedì 15 luglio, a Milano.

Quali sono gli investimenti delle imprese italiane

L’indagine ha coinvolto imprese italiane con diverse caratteristiche: il 62% è composto da piccole aziende fino a 49 dipendenti, mentre il 28% PMI in cui lavorano da 50 a 249 persone. Infine, le grandi aziende, con più di 250 dipendenti, costituiscono il 10% degli intervistati. Secondo l’osservatorio, il 72% di tutte le realtà analizzate ha effettuato almeno un investimento in sostenibilità ambientale, economia circolare o efficienza energetica nel 2025, un dato in aumento di tre punti percentuali rispetto al 2024.

Le imprese italiane, dunque, riconoscono la sostenibilità come un asse strategico dei propri investimenti e come leva per l’innovazione dei processi produttivi. Un’azienda su due destina tra l’1% e il 5% del proprio fatturato ad azioni sostenibili, con un coinvolgimento diffuso anche delle realtà di dimensioni più contenute.

Tra gli ambiti di investimento analizzati, spicca quello nell’economia circolare, che registra la crescita più rapida nell’ultimo triennio, dal 16% nel 2023 al 27% nel 2025. Le soluzioni più adottate in questo ambito includono il riciclo di scarti e sfridi di produzione (82% nel 2025 rispetto al 61% nel 2023) e l'approvvigionamento di materiali riciclati (77% nel 2025 contro il 64% nel 2023). Ricopre un ruolo importante anche l’efficienza energetica, in cui ha investito il 65% delle PMI e grandi aziende, con una leggera crescita rispetto al 62% del 2024.

Questi dati, secondo il presidente di Haiki+ Elio Catania, “confermano che la sostenibilità non è più un'opzione per le imprese italiane, ma una componente imprescindibile della strategia di crescita, capace di generare valore economico, attrarre investimenti e migliorare la percezione sul mercato, nonostante un quadro macroeconomico incerto”. Il 77% delle imprese attende infatti vantaggi di business dal proprio impegno green, e il 55% li ha già raggiunti, almeno in parte, nel 2025 (in aumento rispetto al 52% nel 2024).

Le criticità: pochi piani strategici per integrare la sostenibilità nel business

L’osservatorio ha fatto emergere anche alcuni elementi critici, poi oggetto di discussione della tavola rotonda moderata da Emanuele Bompan, direttore di Materia Rinnovabile. L’indagine evidenzia infatti una significativa carenza nella pianificazione sul medio e lungo termine, che potrebbe rallentare la transizione ecologica nel contesto italiano. Solo il 16% delle piccole aziende e il 35% di quelle medio-grandi dispone infatti di un piano industriale con direzioni strategiche chiare verso i settori green.

“La sostenibilità ci chiede di avere una visione un po’ più lunga e un po’ più ampia. Ed è una difficoltà obiettiva, culturale”, commenta Edo Ronchi, ex ministro dell’ambiente e presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile dal 2008. “I problemi non sono solo locali: la loro origine lo è, ma ormai viviamo in un’economia integrata e globale. Avere una visione ampia e pianificata è anche un salto culturale, che non riguarda solo le politiche di sostenibilità, ma anche il modo in cui si affronta l’economia.”

Interviene sul tema anche Valerio Verderio, consigliere di amministrazione di Innovatec, ricordando l’influenza dell’attuale contesto globale nelle scelte di investimento nel settore energetico. “In questo momento, le tante incertezze impattano sulle imprese. Se devo fare un piano di medio e lungo termine, devo avere uno scenario temporale in cui almeno ho delle basi stabili.”

La mancanza di una strategia di sostenibilità, secondo Camilla Colucci, CEO di Circularity e amministratrice con deleghe ESG di Haiki+, è “un dato rilevante, perché chi non fa rendicontazione non ha definito una strategia per migliorare le proprie performance. Tante aziende fanno iniziative saltuarie, ma poche hanno un piano a lungo termine. Dal mio punto di vista, la strategia di sostenibilità deve andare di pari passo con un piano industriale, per aiutare a incrementare i ricavi e ridurre i costi”.

La mancanza di una politica industriale coerente

L’Osservatorio Clean Tech 2025 mostra anche che molte imprese hanno ancora difficoltà nell’accesso ai fondi e bandi pubblici, un segnale della mancanza di una politica industriale nazionale agile e funzionale. Anche se il 57% delle imprese ha percepito il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) come “un'occasione”, si è poi scontrato con le complessità burocratiche, tanto da non presentare domanda per i finanziamenti perché i propri progetti non rientravano nelle casistiche (54% delle aziende). Solo il 4% delle imprese è riuscito a ottenere i finanziamenti dal PNRR.

A questo proposito Giovanni Rosti, CEO di Haiki+, ha concluso che “per liberare pienamente il potenziale della transizione ecologica, è urgente che le imprese strutturino maggiormente le proprie strategie interne e che il sistema paese implementi una politica industriale per la sostenibilità più incisiva, con un quadro normativo più coerente con le reali esigenze delle imprese, semplice e snello, agevolando l'accesso ai fondi e riducendo le barriere burocratiche”.

 

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