Il lancio è avvenuto il 14 ottobre 2024, a Berlino: universitari, professori ed esperti di medicina e di sostenibilità si sono ritrovati per il primo meeting di ENCHE, sigla che sta per European Network on Climate & Health Education. La rete, coordinata dall’Università di Glasgow e dalla Columbia University di New York, ha l’obiettivo di formare oltre 10.000 aspiranti medici sulle migliori pratiche di sostenibilità e sulle sfide che il cambiamento climatico porrà alla salute delle persone.

ENCHE vede coinvolti oltre 25 atenei a livello europeo. Tra questi, l’Università di Pavia, primo ateneo italiano coinvolto nel progetto, nel contesto della “Sustainable Markets Initiative”, task-force che riunisce rappresentanti a livello globale del settore sanitario pubblico e privato, istituzioni internazionali ed enti di ricerca.

Salute umana e cambiamento del clima

Come spiega la European Environment Agency (EEA), il cambiamento del clima sta già colpendo il continente europeo. Le temperature in Europa saranno sempre più elevate, come testimoniato già dall’estate 2024, la più calda mai registrata. L’aumento delle temperature ha diversi impatti sulla salute delle persone, tra cui un incremento nelle malattie respiratorie e cardiopolmonari. In aggiunta, fino al 5% delle emissioni globali proviene proprio dal settore sanitario. La rete ENCHE nasce per formare i nuovi medici affinché conoscano le interconnessioni tra clima, salute e sostenibilità, e sappiano rispondere a queste sfide.

“La proposta di ENCHE è quella di introdurre nei curricola dei corsi di medicina e dell’alta formazione dottorale moduli sui temi della sostenibilità ambientale (sustainability) in un’ottica One Health, una prospettiva che vede la salute umana fortemente interconnessa con gli ambiti della salute ambientale, animale e degli ecosistemi, con particolare riferimento agli effetti del climate change”, spiega a Materia Rinnovabile la professoressa Anna Odone, referente per l'ateneo di Pavia del progetto ENCHE. “L’obiettivo è la formazione di una nuova classe di professionisti sanitari consapevole degli effetti del cambiamento climatico sulla nostra salute e in grado di mettere in atto risposte, a livello locale, nazionale e globale, per ridurne i risvolti potenzialmente negativi, collaborando con tutti gli attori coinvolti con una matrice multidisciplinare.”

“L’Università di Pavia è fortemente impegnata nella costruzione di percorsi didattici aggiornati e innovativi che colgano la complessità del mondo che ci circonda, e offrano agli studenti gli strumenti intellettuali e conoscitivi per affrontare le sfide cui la società è chiamata a rispondere”, aggiunge Odone. “Il climate change e, più in generale, il tema della sustainability rientrano tra le sfide globali che la sanità pubblica del presente e del futuro, di concerto con le politiche ambientali e sociali, si trova a dover fronteggiare. Aderire a un network come quello di ENCHE, con un ruolo guida per il nostro paese, consente al nostro ateneo di accedere a risorse culturali rilevanti e favorisce lo scambio di esperienze e modelli didattici a livello europeo e internazionale nell’interesse dei nostri studenti.”

Anna Odone

Perché ENCHE

ENCHE non solo vuole formare nuovi studenti, ma anche portare un esempio di condivisione delle conoscenze tra le diverse università. Spiega a Materia Rinnovabile la professoressa Camille Huser dell’Università di Glasgow, una delle copresidenti di ENCHE: “Quando c'è una novità, dobbiamo aiutarci a vicenda. Invece di provare tutti le stesse cose e commettere gli stessi errori o sforzarci di generare risultati uguali, penso che possiamo avanzare molto più velocemente e fare un lavoro migliore se collaboriamo. Quindi l'ispirazione per creare questa rete è stata quella di provare a fare questa cosa a livello europeo. Abbiamo deciso di collaborare con il Global Consortium on Climate and Health Education (GCCHE), della Columbia University Mailman School of Public Health, che è un’organizzazione che cerca di farlo a livello globale.”

Esistono, spiega Huser, altre organizzazioni simili, ma con obiettivi leggermente diversi. “Non c’è nulla di analogo alla rete ENCHE, che si concentra sugli studenti universitari di medicina per il clima e la salute”, dice. Attualmente, aggiunge poi, ENCHE è finanziata dalla Sustainable Markets Initiative Health Systems Taskforce, un'iniziativa di partenariato pubblico-privato istituita da re Carlo quando era principe di Galles.

Camille Huser

Il lancio a Berlino

Huser dichiara che il network è “decisamente aperto ad altre adesioni”. Anche per questo motivo hanno voluto lanciare pubblicamente il progetto con il meeting a Berlino. “In questo modo, le scuole di medicina possono scoprirci e aderire, se lo desiderano”, spiega Huser. “Ma possiamo anche collaborare con altre reti o organizzazioni, per fare in modo che ci muoviamo tutti più velocemente e meglio in questo campo, invece di lavorare separatamente.”

L’incontro di Berlino è stato lanciato “in occasione del World Health Summit, evento di straordinaria rilevanza nel panorama sanitario internazionale che ha visto la presenza di governatori e ministri della sanità di diversi paesi, nonché di personalità – come Bill Gates – molto influenti nel mondo della sanità pubblica e della global health”, aggiunge Odone. “L’evento di lancio ha avuto particolare successo, riuscendo a presentare in quel consesso il razionale, la struttura e i contenuti di ENCHE, stimolando l’interesse di nuovi partner e interlocutori. In momenti dedicati, i partner hanno avuto modo di allineare gli obiettivi progettuali, pianificare una timeline condivisa e consolidare il network.”

Il futuro di ENCHE

Entrambe le intervistate si dichiarano ottimiste rispetto a nuove adesioni alla rete. Odone commenta: “A oggi, altre università hanno aderito al progetto ENCHE, inclusi gli atenei di Milano e Torino, con l’idea di costituire un solido network che promuova la formazione sugli impatti del cambiamento climatico sulla salute individuale e collettiva, e sensibilizzi le nuove generazioni di medici su tematiche legate all’ambiente”. Huser sottolinea come molte altre università abbiano già dimostrato interesse, ma prima di poter ufficializzare la loro adesione necessitano di implementare alcune procedure burocratiche. Nei prossimi anni, la collaborazione tra le università europee favorirà sempre di più lo scambio delle conoscenze tra gli atenei.

“Al momento, inizieremo con incontri mensili online per conoscerci meglio”, spiega Huser. “Nei prossimi due anni abbiamo in programma tre incontri di persona, che probabilmente si terranno anche in diretta online, in modo che tutti abbiano la possibilità di venire senza dover viaggiare, per cercare di essere un po' più sostenibili. Cercherò di organizzarli in un luogo al centro dell'Europa, in modo che tutti possano partecipare in treno e con meno spese di viaggio.” Aggiunge che “probabilmente nel futuro ci sarà l’intenzione di collaborare con la W.H.O. Academy”.

Infine, alla domanda su come vede questa rete tra cinque anni, Huser risponde: “Tra cinque anni? Beh, speriamo di avere ancora i fondi! Mi auguro che a quel punto la rete sia cresciuta e che probabilmente si sia divisa in gruppi di lavoro concentrati su diversi progetti o iniziative. Ad esempio, una grande area che potrebbe essere di interesse per alcune scuole di medicina potrebbe essere la faculty development. Con questo termine si intende generalmente l’insieme di iniziative per migliorare le conoscenze, le competenze e la crescita personale del corpo docente, per sostenere gli insegnanti nei loro diversi ruoli. “Penso che sia necessario insegnare ai docenti questo argomento in modo che possano insegnarlo a loro volta. Un'altra area è l’assessment. Se vogliamo che gli studenti prendano sul serio il progetto, dobbiamo inserirlo nelle valutazioni.”

 

Immagine: Envato