La semplificazione della rendicontazione di sostenibilità europea è entrata nella sua fase più delicata. Lo European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), l’organizzazione indipendente europea che fornisce consulenza tecnica alla Commissione europea sull'adozione di standard di rendicontazione finanziaria e di sostenibilità, ha consegnato all’esecutivo di Bruxelles il proprio parere tecnico sulla revisione degli ESRS, gli standard che regolano il reporting ESG nell’UE, come parte del pacchetto Omnibus 2025.

La promessa è ambiziosa: ridurre gli oneri amministrativi per le imprese senza smantellare l’architettura del Green Deal. Il cuore della proposta è numerico e politico insieme: una riduzione del 61% dei punti dati obbligatori e l’eliminazione delle disclosure volontarie. L’obiettivo dichiarato è rendere la rendicontazione più leggibile, utile e meno “industriale”. Meno checklist, più informazioni rilevanti, dunque, per un cambio di paradigma che dovrebbe favorire soprattutto le imprese medio-grandi, spesso travolte da obblighi percepiti come sproporzionati.

I nuovi standard trasversali: sostenibilità “su misura”

La semplificazione non riguarda solo i temi ambientali o sociali, ma l’intero impianto degli ESRS “trasversali”, ovvero le regole generali che tutte le aziende devono seguire. Nel nuovo ESRS 1, il concetto centrale diventa il principio di fair presentation: le imprese devono raccontare ciò che è veramente rilevante, non compilare automaticamente tutto ciò che è scritto negli standard. La doppia materialità resta il fondamento del sistema, ma viene resa più flessibile: non va rifatta ogni anno, può basarsi su stime e dati medi, e può escludere informazioni se ottenerle comporta “costi o sforzi eccessivi”. La rendicontazione diventa meno giuridica e più discrezionale, con l’obiettivo dichiarato di concentrarsi sugli elementi davvero utili per i destinatari dei bilanci di sostenibilità.

Il nuovo ESRS 2 traduce questo approccio nella parte operativa: governance, strategia, gestione dei rischi e collegamenti con la performance finanziaria restano obbligatori, ma vengono introdotte ampie possibilità di semplificazione. Gli effetti finanziari del cambiamento climatico e delle altre variabili ESG possono anche essere descritti solo in modo qualitativo, senza obbligo di quantificazione, se l’impresa dichiara di non disporre di dati, competenze o risorse sufficienti. L’obbligo formale resta, ma si alleggerisce il modo di adempiere.

Il punto di vista degli investitori: già il minimo indispensabile

È proprio su questo punto che si concentra la critica di Eurosif, l’associazione europea degli investitori per la finanza sostenibile. Il giudizio è netto: l’impianto degli ESRS resta valido, ma il taglio è arrivato al limite. “Accogliamo con favore la struttura semplificata degli ESRS e il mantenimento dei loro elementi chiave. Tuttavia, una riduzione del 61% dei punti dati obbligatori elimina informazioni essenziali come le analisi di scenario climatico e l’esposizione ai rischi fisici e di transizione”, avverte Eurosif.

Secondo gli investitori, ciò che resta è “il minimo assoluto per soddisfare le esigenze del mercato”. Se da un lato viene apprezzata la chiarificazione della doppia materialità e la pulizia delle ridondanze, dall’altro preoccupa l’uso esteso delle esenzioni: “I relief concessi alle imprese, soprattutto quelli legati al criterio di ‘undue cost or effort’, rischiano di diventare la regola. Senza tempi certi per la piena conformità, la comparabilità delle informazioni è messa in pericolo”.

Il nodo finanziario: senza numeri non c’è allocazione del capitale

Il punto più sensibile per gli investitori riguarda la possibilità concessa alle imprese di evitare, in molti casi, le quantificazioni finanziarie. Secondo Eurosif, senza numeri la sostenibilità perde gran parte della sua funzione economica. “Mantenerle è essenziale: le informazioni sugli effetti finanziari futuri sono ciò che permette agli investitori di gestire il rischio e orientare il capitale,” si legge nella posizione ufficiale. Consentire deroghe generalizzate per mancanza di capacità tecniche o organizzative rischia, secondo l’associazione, di svuotare gli standard della loro utilità reale.

Nathalie Dogniez, chair di Eurosif, mette in guardia la Commissione: “EFRAG ha già trovato il punto di equilibrio più avanzato possibile. Ulteriori tagli rischierebbero di compromettere la funzione stessa degli ESRS”. E Aleksandra Palinska, executive director, aggiunge: “Ridurre troppo significa indebolire la leadership europea sulla trasparenza. Senza dati comparabili, il Green Deal finanziario perde basi concrete”.

L’appello a Bruxelles: semplificare sì, smontare no

Eurosif chiede ora alla Commissione europea due cose precise: adottare il pacchetto senza ulteriori indebolimenti e accompagnare la riforma con limiti temporali chiari alle deroghe. Per gli investitori europei, la semplificazione non può trasformarsi in un arretramento strutturale sulla trasparenza. “EFRAG ha dovuto trovare un difficile equilibrio tra il mantenimento delle informazioni essenziali per gli investitori e la semplificazione per le imprese”, ribadisce Nathalie Dogniez. “Il risultato può ancora garantire le disclosure necessarie per i mercati finanziari, ma solo se la Commissione eviterà ulteriori tagli e introdurrà salvaguardie efficaci per gli investitori”.

Per Eurosif le deroghe non possono diventare una prassi. “Senza tempi certi di rientro nelle regole complete, le esenzioni rischiano di diventare lo standard e non l’eccezione”, sottolinea l’associazione, con un impatto diretto sulla comparabilità dei dati e sulla fiducia nei report di sostenibilità. A rafforzare il tono politico è Aleksandra Palinska: “La forza della finanza sostenibile europea si basa su informazioni robuste e davvero utilizzabili nelle decisioni di investimento. Tagliare troppo in profondità significa indebolire la leadership europea sulla trasparenza”. E conclude: “Dati incompleti o non confrontabili rendono più difficile allocare capitale verso la transizione”. La Commissione, incalza Eurosif, “adotti rapidamente gli atti delegati senza ulteriori indebolimenti delle proposte EFRAG, perché qualsiasi nuova riduzione dei dati o ampliamento delle esenzioni minerebbe la credibilità degli ESRS e la loro utilità per gli investitori”.

 

In copertina: immagine Envato