La fase caotica che contraddistingue le pratiche di rendicontazione di sostenibilità in Unione Europea entra in una fase calda, in cui le iniziative normative si sviluppano su diversi livelli. Da una parte, è sempre in corso la discussione sull’innalzamento delle soglie dimensionali per l’inclusione o meno delle aziende UE nel perimetro della CSRD, la direttiva europea che rende obbligatoria la disclosure della performance ESG. Semplificando: oggi è in vigore una soglia dimensionale di 250 dipendenti, il dibattito valuta l’innalzamento a 1.000 dipendenti.
Dall’altra, pur nell’incertezza del numero di aziende coinvolte nella CSRD, l’UE ha lanciato un periodo di consultazione pubblica degli standard di rendicontazione ESRS, già peraltro usati da numerose aziende (sia in condizione di obbligo che di volontarietà). La finalità ultima è la loro semplificazione, obiettivo quanto mai auspicato da tutti coloro, come chi scrive, che hanno dovuto misurarsi con il loro alto livello di complessità e ridondanza.
La fase di consultazione è stata aperta lo scorso 29 settembre e si concluderà il prossimo 31 ottobre. In questo articolo, verranno analizzate le principali novità introdotte per i cinque standard ambientali.
Clima
È lo standard che maggiormente richiedeva un intervento di snellimento. Tra le novità più interessanti, la rimozione della richiesta di offrire i dati di intensità energetica e carbonica rispetto ai ricavi netti. L’imposizione di usare a denominatore un’unità monetaria ha sollevato parecchie critiche, ed è un bene che l’indicazione della performance di efficienza venga dirottata su un termine maggiormente rispondente alle attività aziendali (per esempio, i prodotti venduti o le ore lavorate).
Sempre su questo tema, è importante sottolineare che, per quanto riguarda gli obiettivi di decarbonizzazione, viene richiesto di individuare un target in termini di emissioni assolute, e non solo di intensità emissiva. In questo, la revisione dello standard raccoglie le indicazioni del dibattito in essere riguardo al principio “Absolute data is actionable data”.
Inquinamento
Rispetto al secondo standard ambientale, che considera tutte le forme di inquinamento diverse dalle emissioni di CO2, il cambiamento più significativo concerne la richiesta di rendicontazione dell’utilizzo di sostanze chimiche preoccupanti ed estremamente preoccupanti.
La riscrittura dello standard non rende chiaro se l’obbligo di disclosure delle quantità di sostanze preoccupanti ed estremamente preoccupanti riguarderà anche le aziende che fanno solo uso dei prodotti chimici, senza occuparsi della loro produzione e/o miscelazione. È un punto che sarà necessario chiarire, perché è molto importante che anche gli utilizzatori di prodotti chimici siano spinti verso il controllo e la riduzione di queste tipologie di chemicals.
Acqua
Questo standard riceve una modifica importante di contenuto, poiché la precedente dicitura recitava “acqua e risorse marine”. Le risorse marine non sono state solamente espunte dal nome, ma anche dalle indicazioni di rendicontazione. Una scelta che potrà sembrare di arretramento, ma è opinione di chi scrive che, per quanto le risorse marine abbiano dei profili di sostenibilità particolari e decisivi, ciò non è prerogativa solo di questo settore.
Perciò, aver rimosso il richiamo esplicito è un aspetto di semplificazione positivo, tanto più perché nel “Log of Amendments” che riporta la ratio della modifica vengono fornite chiare indicazioni su come ripartire le informative di sostenibilità delle risorse marine negli standard ambientali.
Biodiversità
Qui, una modifica certamente positiva è l’esplicito richiamo alla Convenzione di Kunming-Montreal, riferimento fondamentale per guidare l’analisi di rischio e l’impostazione degli interventi a favore della biodiversità.
Economia Circolare
Lo standard che, insieme a quello sul clima, chiedeva più interventi. Che sono arrivati, ma lasciando aperti i nodi più ostici. Su tutti, la definizione delle specifiche di durabilità, riciclabilità e riparabilità dei prodotti venduti: non vengono forniti dettagli per elaborare questi indicatori, e tutto sembra di nuovo demandato alla pubblicazione degli atti delegati del Regolamento Ecodesign. Due le novità principali, che vanno ad aggiungere nuove e sensate richieste: la percentuale di materie prime critiche e strategiche rispetto al totale delle materie prime in ingresso (informazione importante, in linea con il CRM Act del Green Deal); la percentuale di materiale riciclato nei prodotti messi sul mercato.
Quale che sia la decisione sul perimetro della CSRD, gli standard ESRS rimangono un fondamentale riferimento. Anche in caso (non auspicabile) di radicale innalzamento delle soglie, le informazioni che dovranno reperire le grandi aziende che rimarranno coinvolte saranno allineate alle richieste degli ESRS e, conseguentemente, interesseranno un grande numero di aziende europee.
In copertina: immagine Envato