La Corte dei conti ha deciso di non concedere il “visto di legittimità” al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, annullando la registrazione della delibera approvata ad agosto dal Cipess. Tale passo era essenziale per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’avvio dei cantieri previsti dal governo. Secondo la legge, infatti, senza quel visto la norma che autorizza l’opera non può entrare in vigore: l’iter resta quindi sospeso. Il governo potrà tuttavia intervenire con un nuovo atto in Consiglio dei ministri per forzare il provvedimento, riproponendo il progetto.
In attesa che siano rese note, tra 30 giorni, le motivazioni ufficiali del rigetto da parte della Corte, emergono alcuni elementi critici già segnalati in documenti interni: i magistrati contabili avevano chiesto chiarimenti sulle procedure adottate, soprattutto in relazione a deroghe ai vincoli ambientali e agli aumenti di spesa per sicurezza e opere compensative. Il dossier del governo non avrebbe fornito motivazioni sufficienti per giustificare gli incrementi di costi stimati, che nei casi segnalati sono passati da 97 a 206 milioni di euro.
Le implicazioni tecniche, politiche e finanziarie dello stop al Ponte
Il controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti è una verifica che attesta la conformità degli atti ai vincoli di bilancio e alla normativa vigente. Pur non essendo vincolante, il diniego rappresenta un forte freno burocratico e simbolico all’opera. Nel merito, i rilievi riguardano la relazione IROPI approvata dal governo per superare il parere negativo della valutazione di incidenza ambientale (VIncA), che conteneva 62 prescrizioni. Il governo aveva motivato il ponte come opera di “interesse militare” per giustificare deroghe ambientali contestate da associazioni e comitati territoriali.
Sul piano politico, la bocciatura è stata letta dal governo come un atto di ingerenza politica, che la presidente Meloni ha definito “intollerabile invasione” della giurisdizione, proponendo di rispondere con riforme costituzionali della Corte dei conti. Matteo Salvini ha invece bollato la decisione come un “grave danno” e ha ribadito l’impegno a utilizzare tutti gli strumenti per trovare comunque un modo di avviare i lavori.
Il progetto prevede un ponte a campata unica lungo 3.300 metri, con due torri alte 399 metri, e un finanziamento complessivo di 13,5 miliardi di euro stanziati nelle leggi di bilancio 2024-2025. La struttura dovrebbe resistere a venti anche fino a 300 km/h (dato che il record storico è 128 km/h) e incorporare collegamenti stradali e ferroviari su circa 40 km di rete. Ma le criticità sono molte e di diversa natura.
La bocciatura della Corte dei conti ha rallentato significativamente l’iter e rinviato ulteriormente l’inizio dei lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Gli annunci di date ormai spostate più volte si scontrano con ostacoli procedurali che appaiono particolarmente difficili da superare. Il governo ha fissato una riunione d’urgenza a Palazzo Chigi per decidere come procedere, mentre il ministro Salvini ha dichiarato che comunque i cantieri “partiranno a febbraio”, auspicando che la pubblicazione delle motivazioni non introduca altri ritardi. Dal canto loro, le opposizioni hanno promesso battaglia se il Consiglio dei ministri forzerà il progetto.
In copertina: Matteo Salvini, foto di Palazzo Chigi

 
                 
                          