“La Cina e Xi Jinping escono vincitori assoluti. Entrambi gli eventi hanno rafforzato l’immagine del paese come potenza mondiale, se non la potenza principale del momento, almeno di fronte al pubblico interno e, più in generale, a quello del cosiddetto Global South. Il presidente è riuscito a comunicare il messaggio che voleva, da un lato rafforzando l’orgoglio nazionale, dall’altro facendo capire che Pechino si propone come alternativa concreta a un ordine internazionale dominato dagli Stati Uniti.”

Così Paola Morselli, Junior Research Fellow all’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), commenta il doppio appuntamento dei giorni scorsi, che ha visto protagonista il paese del Dragone: prima il vertice della Shanghai Cooperation Organisation (SCO) a Tianjin, poi l’80° anniversario della resa del Giappone, che pose fine alla Seconda guerra mondiale, con la più grande parata militare della storia cinese. Uno spettacolo di forza e diplomazia messo in scena a Pechino, sotto lo sguardo di oltre venti leader mondiali, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, il nordcoreano Kim Jong-un e l’iraniano Masoud Pezeshkian, che sedevano in tribuna d’onore. Se si considera anche Xi Jinping, esce un quartetto che molti analisti occidentali hanno definito "asse del disordine".

Anche per la Russia è stato un successo: Putin è stato accolto con i massimi onori dal padrone di casa e ha avuto interazioni significative con altri leader, tra cui Kim Jong-un e il premier indiano Modi”, prosegue Morselli. “Ne emerge l’immagine di un gruppo di paesi non allineati con l’Occidente, che mostrano una nuova compattezza. Colpisce non solo chi c’era, ma anche chi non c’era, soprattutto i leader europei e Donald Trump.”

Un “ordine alternativo” poco realistico

Va anche detto che si tratta più di un’unità apparente, piuttosto che di una realtà consolidata, con crepe evidenti. “La Russia e l’India, ad esempio, che hanno basato la propria propaganda sui valori della forza e dell’indipendenza, difficilmente potranno accettare una posizione di subalternità rispetto alla Cina, che però oggi ha più potere di entrambe", spiega Morselli. "Putin è ormai fortemente dipendente dal commercio con Pechino, soprattutto in campo energetico, mentre Modi è in una posizione scomoda, perché fino a poco tempo fa descriveva la Cina come sua principale rivale. Al di là dei sorrisi visti a Tianjin, non bisogna dimenticare che i rapporti tra i due paesi sono spesso tesi, con un confine ancora problematico, sebbene si veda qualche schiarita.”

Lo stesso concetto di ordine alternativo promosso da Pechino è un progetto molto complesso, realistico soltanto fino a un certo punto. “La Cina è già ben inserita nell’ordine attuale, basti pensare al suo ruolo nelle Nazioni Unite e in molte altre organizzazioni internazionali. Più che creare un nuovo ordine da zero, Pechino vuole ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti, soprattutto in campo finanziario. I tentativi dei BRICS, i paesi emergenti, di dar vita a una valuta alternativa vanno da tempo in questa direzione, ma è difficile pensare che nel breve termine si possa arrivare a un sistema economico globale radicalmente diverso.”

A spingere molti paesi del Sud Globale verso Pechino è lo stesso Occidente, che non riesce a coinvolgerli adeguatamente: “Quelli che si sentono esclusi dalle decisioni internazionali guardano alla Cina come a un attore che può invece dare voce alle loro esigenze”, spiega Morselli. Gli Stati Uniti, con la politica protezionista di Trump, hanno penalizzato perfino paesi considerati partner, come l’India o diversi stati del Sud-Est asiatico, mentre l’Europa, concentrata essa stessa sulla questione dei dazi e su altri problemi, dalla guerra in Ucraina alla fragilità politica di alcuni paesi membri, al momento non ha la forza per incidere sulle dinamiche asiatiche.

I paesi protagonisti, tra presenti e assenti 

Tra i protagonisti di questi giorni, anche la Corea del Nord, che ha partecipato a una parata cinese per la prima volta in 66 anni. “La presenza di Kim Jong-un è stata significativa: oltre a essere uno dei suoi rari viaggi all’estero, va notato che non si è fatto accompagnare dal suo entourage militare, per evitare che l’evento fosse letto come un appoggio diretto a Pechino da questo punto di vista", spiega Morselli. Grande assente, invece, l’Indonesia, da poco entrata a far parte dei BRICS: “È mancato un tassello importante al quadro generale”. Interessante, invece, la presenza del Vietnam, “segno dei tentativi cinesi di mantenere rapporti positivi con stati che negli ultimi tempi hanno subìto dazi e pressioni da Washington".

Se la Cina si propone come una partner più affidabile degli Stati Uniti, non va dimenticato che anche Pechino, come ogni grande potenza, usa il proprio peso economico per perseguire i propri interessi: “Basti pensare alle pressioni esercitate su vari paesi per ridurre i rapporti con Taiwan. Al momento, però, il messaggio principale che emerge, soprattutto nel Sud Globale, è quello di una Cina pronta a prendersi un ruolo guida”.

Energia, un settore strategico

In questa strategia il settore dell’energia resta centrale, come è fin dalla nascita della SCO: “Molti paesi della Shanghai Cooperation Organisation hanno grandi risorse minerarie da un lato e importanti necessità infrastrutturali dall’altro. Anche in questo caso Pechino si propone come partner ideale, offrendo investimenti e forniture. Per esempio, il Tagikistan, che ha gravi carenze di petrolio, oggi importa massicciamente auto elettriche cinesi”. 

Tra pochi giorni, infine, a New York si terrà un importante appuntamento globale, come l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Sicuramente gli eventi di questi giorni sono stati un segnale di fiducia verso Pechino da parte di molti paesi presenti", conclude Morselli. "La diplomazia cinese è molto attenta a sfruttare ogni occasione per rafforzare le proprie posizioni anche nelle sedi multilaterali.”

 

In copertina: incontro tra Xi Jinping e Narendra Modi a Tianjin il 31 agosto 2025 © Sito ufficiale del governo indiano