Chiare sì, dolci spesso, fresche un po’ meno, con le estati roventi che avanzano. Ma una cosa è certa: le acque d’Europa sono sempre più sicure per chi vuole tuffarsi senza pensieri. Mari, fiumi e laghi del Vecchio Continente vantano oggi livelli di qualità tra i più alti al mondo, come conferma l’ultima valutazione pubblicata dall’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) per la stagione balneare 2024.

Oltre l’85% dei siti monitorati ha raggiunto il massimo livello di qualità “eccellente”, mentre il 96% ha superato gli standard minimi fissati dalla normativa UE. Un traguardo costruito in decenni di politiche ambientali che però non autorizza a rilassarsi, nemmeno sotto l’ombrellone, viste le nuove sfide ambientali che si profilano all’orizzonte.

Le eccellenze europee nella balneazione sicura

Il rapporto dell’EEA, redatto in collaborazione con la Commissione Europea, ha esaminato più di 22.000 siti balneabili in tutti i 27 paesi membri dell’UE, oltre che in Albania e Svizzera. L’attenzione si è concentrata sulla presenza di batteri potenzialmente pericolosi per la salute umana, come Escherichia coli ed enterococchi intestinali, attraverso un monitoraggio che da decenni guida la politica ambientale europea in questo settore. Insieme al rapporto, l’EEA ha pubblicato anche una mappa interattiva aggiornata che consente ai cittadini europei di verificare la qualità dell’acqua in ogni singolo sito balneabile.

A brillare sono soprattutto Cipro, Bulgaria, Grecia, Austria e Croazia, dove il 95% o più dei siti ha ottenuto la classificazione di eccellenza. Al contrario, solo l’1,5% delle acque europee è stato definito “di scarsa qualità”, contro l’1,9% del 2009. Meglio, sì, ma vi sono ancora criticità localizzate.

Le situazioni peggiori si osservano in quattro paesi: Estonia (4,6% delle acque monitorate), Svezia (4%), Paesi Bassi (3,9%) e Francia (3,4%). In molti casi, la colpa è dell’inquinamento a breve termine, che può manifestarsi dopo forti piogge, quando gli impianti fognari sovraccarichi rilasciano acque reflue non trattate nei corsi d’acqua e lungo le coste.

Decenni di miglioramenti, anche dentro le città

Statisticamente, il mare resta la scelta più sicura. L’89% delle acque costiere ha ricevuto la classificazione massima, contro il 78% dei siti interni come laghi e fiumi, che soffrono di una maggiore variabilità e di pressioni ambientali più intense. Tuttavia, i dati dimostrano che anche le acque interne stanno migliorando, soprattutto nelle aree urbane, dove un tempo nuotare era impensabile.

“Mi impegno a continuare a lavorare per garantire un'acqua di alta qualità per le persone e l'ambiente, nell'ambito della nostra strategia di resilienza idrica dell'UE”, ha ribadito la commissaria europea per l’ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare competitiva, Jessika Roswall.

I risultati attuali, del resto, sono il frutto di un lungo cammino. Negli anni Settanta e Ottanta, molte delle acque europee erano inquinate e insicure. Grazie alla Direttiva europea sulle acque di balneazione e a ingenti investimenti in impianti di trattamento delle acque reflue urbane, oggi la situazione è drasticamente cambiata. L’obbligo di controlli batteriologici regolari ha costretto i paesi membri a bonificare e monitorare con rigore i propri bacini.

Oggi possiamo nuotare anche nei tratti urbani di fiumi e laghi, dove un tempo dominavano scarichi e inquinamento. È il caso del Danubio a Vienna, del fiume Sprea a Berlino o della Senna a Parigi, dove a un anno dalla fine dei Giochi olimpici la promessa di balneabilità è stata mantenuta. Da inizio luglio vi saranno tre accessi balneabili e gratuiti.

Clima e inquinamento chimico, nuove sfide per le acque di balneazione

“Possiamo tutti essere contenti del fatto che la maggior parte delle nostre acque di balneazione sono abbastanza pulite da poterci nuotare, grazie al lavoro sistematico svolto nell'ambito delle norme dell'UE, che ha migliorato costantemente la salute delle nostre acque. Questo dimostra che il monitoraggio e il coordinamento a livello europeo vanno a vantaggio di tutti noi. Naturalmente, c'è ancora molto da fare per migliorare la pulizia delle nostre acque e la loro capacità di resistere alle nuove sfide poste dal cambiamento climatico e dall'uso eccessivo”, ha dichiarato Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’EEA.

Non tutto è quindi limpido come sembra. Se da un lato il monitoraggio batteriologico è efficace e capillare, lo stesso report avverte come l’inquinamento chimico delle acque superficiali e sotterranee resta infatti una minaccia seria. Le sostanze chimiche − dai pesticidi ai PFAS, passando per metalli pesanti e microplastiche − non sono incluse nei controlli di balneazione, ma possono avere effetti a lungo termine su salute e biodiversità.

Inoltre, i cambiamenti climatici rendono sempre più frequenti fenomeni come le fioriture algali tossiche (soprattutto cianobatteri), che spesso comportano divieti temporanei di balneazione. Tali eventi, non sempre monitorati con continuità, rappresentano un rischio crescente anche in acque ufficialmente “eccellenti”.

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In copertina: immagine Envato