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Oggi, mercoledì 7 maggio, il Parlamento europeo ha adottato le proprie raccomandazioni per la futura Strategia europea per la resilienza idrica, la cui adozione da parte della Commissione UE è attesa entro l’estate del 2025.

Si tratta di un passaggio politico di grande rilievo, che riprende l’idea di un “Blue Deal” — una strategia organica sull’acqua — rimasta in sospeso al termine del precedente mandato di Ursula von der Leyen.

L’obiettivo è affrontare in modo coordinato le crescenti crisi legate alla gestione delle risorse idriche in Europa, evitando un approccio “business as usual”, come spiegava nel suo editoriale per Materia Rinnovabile la stessa commissaria per l’ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare Jessika Roswall.

Perno delle nuove proposte è il riconoscimento dell’acqua non solo come risorsa essenziale per la vita e la salute, ma anche come abilitatore economico e fattore chiave per l’adattamento ai cambiamenti climatici, come dichiarato dal relatore Thomas Bajada, europarlamentare maltese in quota S&D.

“I nostri cittadini − le nostre famiglie, gli agricoltori e le imprese − meritano acqua pulita, sicura e a prezzi accessibili”, commenta Bajada. “Ciò significa passare dalle promesse ad azioni reali e vincolanti. Non possiamo permetterci di trattare l'acqua come un bene infinito. Per questo motivo la presente relazione chiede obiettivi di efficienza idrica e di prelievo applicabili, settore per settore, bacino per bacino.”

Efficienza idrica, inquinamento e soluzioni basate sulla natura

Nella relazione approvata con 470 voti a favore, 81 contrari e 92 astensioni, gli eurodeputati sollecitano la Commissione a introdurre obiettivi specifici per settore sull’efficienza nell’uso dell’acqua e sull’estrazione idrica, basandoli su valutazioni del rischio.

Il Parlamento chiede inoltre un impegno più deciso da parte dell’UE per contrastare l’inquinamento delle risorse idriche, causato da farmaci, pesticidi, fertilizzanti chimici, batteri resistenti agli antibiotici, microplastiche e sostanze chimiche nocive.

Tra le priorità indicate figura anche l’eliminazione progressiva delle cosiddette “sostanze chimiche per sempre” (PFAS), note per la loro persistenza e pericolosità per l’ambiente e la salute. 

“Chiediamo una risposta forte all'inquinamento in tutta l'UE, compresa l'eliminazione completa dei PFAS ovunque esistano alternative sicure. Perché queste ‘sostanze chimiche per sempre’ non hanno posto in un futuro sostenibile”, continua Bajada ricordando la necessità di investire in irrigazione moderna, sistemi di riciclaggio intelligenti, monitoraggio in tempo reale e infrastrutture per la prevenzione delle perdite.

Meno entusiasta è però la rete di ONG European Environemental Bureau (EEB) che, pur supportando la proposta, in un comunicato ricorda come il testo sia stato ulteriormente indebolito da membri conservatori e di estrema destra “rispetto agli arretramenti introdotti dalle loro controparti in seno alla commissione ENVI il mese scorso, sminuendo in modo significativo il ruolo delle soluzioni basate sulla natura (NbS) nell'affrontare la crisi idrica dell'UE e diluendo le misure per affrontare l'inquinamento delle acque”.

“Non possiamo affrontare un continente sempre più povero di acqua pulita o riparare i cicli idrici interrotti senza lavorare con la natura”, fanno sapere nello stesso comunicato EEB membri della Living Rivers Europe NGO. “Le soluzioni basate sulla natura, come il ripristino delle zone umide e la rimozione delle barriere che ostruiscono i fiumi, sono molto più economiche, semplici e sostenibili dal punto di vista ambientale rispetto alle infrastrutture grigie e alle soluzioni tecnologiche.”

Anche Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi, ha commentato critica: "Denuncio con forza che il testo originale è stato compromesso da una serie di gravi emendamenti, ai quali mi sono totalmente opposta. In primis, è saltato l'obiettivo di tutela delle acque basato sul totale di PFAS, con il rischio concreto che siano controllati solo pochissimi tra i 5.000 tipi di PIFAS esistenti. Così, i limiti definiti nella legislazione finirebbero per perdere di efficacia." 

Piani settoriali, preparazione alle catastrofi e finanziamenti all’innovazione

Il Parlamento europeo chiede infine che l’adattamento climatico venga integrato in tutte le politiche legate all’acqua e all’uso del suolo, con misure mirate per le aree più vulnerabili come il Mediterraneo, le isole e le regioni ultraperiferiche.

Invita inoltre la Commissione a rafforzare drasticamente i meccanismi di risposta a crisi idriche, siccità e alluvioni, e a stanziare fondi dedicati alla resilienza idrica all’interno dei programmi esistenti.

Le priorità includono il rinnovamento delle infrastrutture, tecnologie smart, tra cui intelligenza artificiale, irrigazione intelligente, rilevamento in tempo reale delle perdite e sistemi digitali per la raccolta e monitoraggio trasparente dei dati e per l’allerta rapida. Centrale anche la sicurezza informatica delle reti idriche. In altre parole: essere “water smart”, come ha ricordato in aula il relatore Bajada riprendendo il motto di Water Europe, principale voce dell’innovazione idrica in Europa, che in una nota dà dimostrazione di aver colto il riferimento e ribadisce il proprio sostegno alla Strategia.

Appoggio che nei primi istanti è arrivato su X anche da Natural Mineral Waters Europe, voce di “oltre 550 produttori europei di acqua minerale naturale e di sorgente”. Alla coda di endorsment si aggiunge anche Aqua Publica Europea, che tuttavia dice di deplorare “la richiesta di rivalutare l'impatto dello schema EPR nell’UWWTD [Direttiva acque reflue urbane, ndr]. Ciò ritarderebbe l'indispensabile trattamento quaternario per rimuovere i microinquinanti e rallenterebbe l'attuazione tempestiva di questa legislazione”.

 

In copertina: Thomas Bajada fotografato da Mathieu Cugnot © European Union, 2025