Si è chiusa domenica 5 ottobre a Rovereto la terza edizione del WIRED Next Fest Trentino, il festival dedicato all’innovazione e all’impatto delle tecnologie digitali su economia, società, scienza e cultura. Il tema di quest’anno sono state le “energie”, intese come forze propulsive che dalle nuove tecnologie all'economia e all’ambiente possono diventare vettori di sviluppo, conoscenza e cambiamento positivo.
Con oltre 14.000 presenze, 140 appuntamenti e oltre 170 ospiti provenienti dal mondo scientifico, culturale, politico ed economico, il festival ha ripetuto il successo dell’anno scorso. Tra talk, workshop e padiglioni di gaming gli organizzatori hanno registrato grande coinvolgimento anche da parte di un pubblico giovane e curioso che ha affollato il centro storico di Rovereto.
“Il WIRED Next Fest Trentino si conferma un appuntamento di grande valore per il nostro territorio, perché riesce a mettere insieme mondi diversi: la ricerca e l’impresa, le istituzioni e i cittadini, i giovani e gli esperti”, ha detto Achille Spinelli, vicepresidente e assessore allo sviluppo economico, lavoro, famiglia, università e ricerca della provincia autonoma di Trento.
La complicità delle aziende tech nel genocidio a Gaza
Tra i momenti più rilevanti e toccanti del festival c’è sicuramente l’esperienza portata sul palco dalla giornalista gazawi Plestia Alaqad, che ha raccontato di come gli algoritmi dell’intelligenza artificiale siano usati in modo pervasivo per silenziare lei e i suoi colleghi palestinesi. Il suo libro The eyes of Gaza, al momento non disponibile in lingua italiana, è una testimonianza storica del genocidio in corso che ha scelto di scrivere affinché nessuno dimentichi “anche se un giorno Meta deciderà di eliminare la mia pagina instagram, assieme a tutte quelle di chi come me racconta il genocidio palestinese”, ha detto Alawad.
Nella serata di domenica è intervenuto anche Paul Biggar, fondatore di Tech for Palestine, che ha paragonato i meccanismi dell’algoritmo che ci consiglia i contenuti su Netflix a quelli usati dall'esercito israeliano per colpire i civili a Gaza. Secondo Biggar le aziende tecnologiche sono complici dello sterminio quanto le lobby israeliane.
La sua azienda Tech for Palestine utilizza l’AI facilitando l’individuazione di prodotti e brand potenzialmente coinvolti o complici del genocidio in corso. Ciò che gli preme è infatti rivelare e ribadire le reali responsabilità di molte delle maggiori aziende tech i cui prodotti e servizi sono presenti anche in Italia in modo pervasivo, e non solo.
Biggar ha citato tra le altre Microsoft, Amazon e Google, spiegando che “dobbiamo riconoscere come la tecnologia di consumo sia anche un'arma e come il cloud la abiliti: se Israele è stata in grado di far scalare il genocidio è stato specialmente grazie alle aziende che hanno realizzato e gli hanno permesso di usare i data center pubblici per i suoi scopi”.
Il potere delle Big tech e dei dati
Sabato 4, in piazza Malfatti, l'economista Loretta Napoleoni ha dialogato insieme alla giornalista di SkyTg24 Mariangela Pira sul rapporto quanto mai conflittuale tra i giganti tech statunitensi, Wall Street e la politica di Donald Trump. Nel suo ultimo libro, Techno capitalism, Napoleoni ha parlato dei “tecno oligarchi” che, mossi solamente dal profitto, hanno approfittato della grande crisi economica del 2008 per costruire l’impero della Silicon Valley.
Poche ore prima la data journalist e divulgatrice Donata Columbro ha presentato il suo nuovo libro Perché contare i femminicidi è un atto politico (Feltrinelli, 2025), che racconta di come la narrazione dei dati non sia mai neutra, soprattutto in un contesto di femminicidio. Columbro va oltre i meri numeri: spiega perché la raccolta di dati dipende da corpi e prospettive, e di come storie e statistiche, insieme, possano diventare strumenti di indagine e prevenzione della violenza di genere. “L’atto politico consiste nell’intervenire sulle fondamente”, ha detto sul palco del teatro Zandonai. “Capire quali sono i punti critici, sistematizzare le informazioni, destinare risorse e valutare se gli interventi funzionano sono atti pratici che non lasciano spazio alla propaganda.”
Al Wired Next Fest Trentino si è parlato anche di cambiamenti climatici con Giulio Boccaletti, direttore scientifico della Fondazione centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC). Nel suo nuovo libro Il futuro della natura (Mondadori, 2025), Boccaletti critica una visione eccessivamente estetizzata della natura e invita a mettere al centro le scelte dell’uomo nella gestione di un ambiente ormai profondamente antropizzato.
In copertina: foto di InvestInTrentino