A Torino, un’iniziativa innovativa sta trasformando il modo in cui vengono gestiti i tessili dismessi, trattandoli come beni e non come rifiuti. Grazie al progetto RiVestiTo, avviato nell’ambito di Horizon Europe Climaborough e realizzato da Atelier Riforma, Mercato Circolare e Huulke in collaborazione con il comune di Torino, è stato creato un “corridoio sperimentale” che consente la donazione diretta di abiti e tessili a artigiani e sartorie locali, bypassando l’attuale interpretazione normativa che li classificherebbe automaticamente come rifiuti.
Il progetto ha già recuperato oltre mille capi, di cui 817 destinati a 12 upcycler locali, che hanno avviato processi di upcycling per trasformarli in nuovi prodotti riutilizzabili. La sperimentazione ha avuto origine con le uniformi dismesse della Polizia locale di Torino, private di ogni elemento identificativo e consegnate a professionisti del riuso tessile. Un protocollo specifico ha permesso di derogare temporaneamente alle norme vigenti, consentendo la valorizzazione di materiali che altrimenti sarebbero stati smaltiti.
Secondo l’assessora alla transizione ecologica Chiara Foglietta, questa iniziativa riduce sprechi e consumo di materie prime ed energia, promuovendo al contempo una cultura del riuso e creando opportunità di lavoro. L’assessore a legalità e sicurezza Marco Porcedda sottolinea invece come il progetto si integri con le attività del neonato Reparto tutela ambientale della Polizia locale, impegnato nella prevenzione e nel contrasto dell’abbandono di rifiuti.
Un quadro normativo che limita il riutilizzo
In Italia, l’articolo 3 della Direttiva quadro dei rifiuti 2008/98/CE stabilisce che “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi” è da considerarsi un rifiuto. Questa definizione impedisce, nella prassi, la cessione gratuita di vestiti, tessili invenduti o fallati, e abbigliamento professionale dismesso ad artigiani per essere trasformati. L’unica via legale per il trasferimento è l’acquisto, ma in tal caso la normativa vieta di lavorare il materiale acquisito in modalità di upcycling senza autorizzazioni specifiche per il trattamento dei rifiuti.
Nadia Lambiase, CEO di Mercato Circolare, evidenzia che l’accordo sperimentale raggiunto con le autorità locali è frutto di un lungo lavoro di analisi normativa e confronto istituzionale. L’obiettivo è aprire la strada a modelli replicabili in altre città e a una revisione del quadro regolatorio, rendendo possibile il riuso diretto di tessili senza passare per le complesse procedure di gestione dei rifiuti.
Il “corridoio sperimentale” di Torino è dunque un banco di prova che consente, fino a settembre 2025, a cittadini, aziende tessili e negozi di tessuti di donare abiti e materiali inutilizzati a un elenco selezionato di artigiane, artigigiani, sartorie e designer locali. L’elenco, disponibile sul sito di Mercato Circolare, specifica il tipo di materiali accettati e i contatti per la consegna. I professionisti possono rifiutare il materiale non idoneo, che dovrà poi essere smaltito correttamente dai donatori.
Gestione tracciata e impatto locale
Ogni donazione viene registrata tramite un formulario digitale gestito dal team di RiVestiTo, che tiene traccia delle quantità e tipologie di materiale ricevuto. Questo sistema di monitoraggio serve a quantificare l’impatto ambientale dell’iniziativa in termini di tessile intercettato, valorizzato e nuova materia prima evitata.
Elena Ferrero, CEO di Atelier Riforma, spiega che se i risultati saranno significativi, Torino potrebbe diventare un caso studio di best practice, utile per sostenere modifiche normative a favore delle pratiche circolari. L’upcycling non solo riduce il volume di rifiuti tessili da smaltire, ma sostiene l’economia locale creando filiere corte, in cui il materiale viene raccolto, trasformato e rimesso in circolazione nello stesso territorio.
La sperimentazione si avvale di due strumenti tecnologici: Re4Circular, un sistema basato su intelligenza artificiale che individua per ogni tessile il percorso di valorizzazione più idoneo, e l’app Mercato Circolare, che connette in tempo reale cittadini, imprese e istituzioni con le realtà locali impegnate nel riuso.
Economia circolare e prospettive future
Il settore tessile è tra i più impattanti a livello globale: secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, la produzione e il consumo di abbigliamento, calzature e tessili per la casa generano in Europa circa 12,5 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. In Italia, gran parte di questi materiali finisce negli impianti di trattamento, con percentuali di riuso ancora limitate rispetto al potenziale.
Progetti come RiVestiTo rispondono a due obiettivi strategici: migliorare l’efficienza nella raccolta di prodotti tessili dismessi e creare un circolo virtuoso locale in cui i beni vengano riutilizzati prima di diventare rifiuti. Questo approccio è coerente con i princìpi della gerarchia europea dei rifiuti, che privilegia la prevenzione e il riuso rispetto al riciclo e allo smaltimento.
Finanziato da Horizon Europe Climaborough, il progetto si inserisce in un contesto più ampio di sperimentazioni urbane per la transizione ecologica e digitale, coinvolgendo dodici città europee e due città osservatrici. Climaborough mira a colmare il divario tra progettazione e attuazione delle innovazioni urbane, fornendo strumenti per integrare soluzioni a impatto climatico zero nelle strategie di pianificazione locale.
Il successo di Torino potrebbe stimolare l’adozione di politiche nazionali che superino le attuali barriere normative, aprendo nuove possibilità di riuso per milioni di capi e tessili ogni anno. Perché ciò avvenga, sarà fondamentale il dialogo tra amministrazioni, operatori economici e legislatori, al fine di creare un quadro regolatorio che riconosca il valore dei materiali prima che diventino formalmente rifiuti.
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In copertina: foto di Kelly Sikkema, Unsplash