Lunedì 4 agosto l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCOM) ha imposto una multa di oltre un 1 milione di euro a Shein per aver ingannato i consumatori in merito all'impatto ambientale dei suoi prodotti.

Fondato in Cina, Shein è uno dei rivenditori online di fast fashion più popolari e criticati al mondo. Non è la prima volta che l’azienda viene sanzionata da un’autorità europea per pratiche di greenwashing: lo scorso 3 luglio, anche l’agenzia antitrust francese DGCCRF le ha inflitto una multa da 40 milioni di euro per motivazioni analoghe.

Il greenwashing di Shein

Secondo il provvedimento di AGCOM, la Infinite Styles Services Co, la società con sede a Dublino che gestisce il sito web di Shein in Europa, ha utilizzato una strategia di comunicazione ingannevole sulle caratteristiche e sull’impatto ambientale dei propri prodotti di abbigliamento. Alcuni “green claim” nelle sezioni #SHEINTHEKNOW, evoluSHEIN e Responsabilità sociale del sito web sono stati giudicati vaghi o eccessivamente enfatici, in altri casi omissivi e ingannevoli.

Per esempio nel descrivere e quindi promuovere i capi di abbigliamento della linea evoluSHEIN by Design, l’azienda cinese enfatizza l’uso di fibre “green” senza indicare in maniera chiara quali siano i sostanziali benefici ambientali dei prodotti durante il loro intero ciclo di vita e senza specificare che questa linea sia marginale rispetto al totale dei prodotti a marchio Shein.

Secondo l’autorità italiana competente tali affermazioni possono indurre i consumatori a ritenere non solo che la collezione evoluSHEIN by Design sia realizzata unicamente con materiali “ecosostenibili”, ma anche che i prodotti di questa collezione siano totalmente riciclabili. Una circostanza che non risulta veritiera, considerando le fibre utilizzate e i sistemi di riciclo attualmente esistenti.

Anche gli annunci da parte di Shein di voler ridurre del 25% le proprie emissioni di gas serra entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050 sono presentati, nella sezione relativa alla responsabilità sociale, in maniera generica e vaga. Risultano addirittura contraddetti dall’incremento delle emissioni di gas serra dell’attività aziendale durante il biennio 2023/2024.

Altroconsumo, insieme ad altre 24 associazioni di consumatori di tutta Europa coordinate dal BEUC (Bureau européen des unions de consommateurs), il 5 giugno aveva inviato una segnalazione alla Commissione europea denunciando l’operato di Shein.

“Questa sanzione dimostra che le nostre denunce erano fondate”, ha dichiarato Anna Vizzari, coordinatrice Public Affairs di Altroconsumo. “Shein non si limita a usare dark pattern per spingere agli acquisti compulsivi, ma mente anche sull'impatto ambientale.” Secondo Vizzari quella di Shein è una strategia coordinata per nascondere una realtà: il fast fashion è insostenibile. “Le tecniche scorrette per convincere a fare acquisti di cui non si ha alcun bisogno sono comuni sui siti online di abbigliamento. Occorre un nuovo modello di consumo e di offerta dei prodotti.”

Anche Bruxelles a fine maggio aveva esortato il marchio a rispettare la legislazione europea in materia di tutela dei consumatori. Senza miglioramenti la Commissione potrebbe imporre sanzioni a Shein sulla base del fatturato annuo in ciascuno degli stati membri interessati.

L’insostenibilità del fast fashion

Il fast fashion è un fenomeno tipico dell’industria della moda, basato sulla produzione e distribuzione su larga scala di abiti a basso costo, realizzati con materiali di scarsa qualità e spesso non riciclabili. Questi capi, pensati per essere indossati per brevi periodi, vengono rapidamente sostituiti dalle nuove collezioni e, nella maggior parte dei casi, smaltiti in modo scorretto, con un impatto significativo sull’ambiente.

Secondo un rapporto della rete ambientalista Les Amis de la Terre France del 2023, Shein produce circa 1 milione di capi di abbigliamento al giorno, generando dalle 15.000 alle 20.000 tonnellate di emissioni di CO₂. Nel 2022 Greenpeace aveva denunciato anche la presenza di sostanze chimiche pericolose negli indumenti a marchio Shein.

Una nuova linea di Shein può richiedere anche solo 10 giorni per passare dall’ideazione alla vendita, e ogni giorno vengono aggiunti al sito fino a 10.000 articoli.

Ma il modello Shein − e di un altro colosso cinese dell’e-commerce, Temu − prevede la vendita non solo di abiti. In Europa arrivano ogni giorno circa 12 milioni di pacchi che da tempo preoccupano il Commissario europeo alla giustizia Michael McGrath. Cosmetici contenenti sostanze chimiche tossiche, occhiali senza filtri UV e ciucci per bambini irregolari sono infatti solo alcuni degli esempi più allarmanti di come i rivenditori cinesi riescono ad aggirare le leggi UE a tutela dei consumatori.

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In copertina: foto di Appshunter Io, Unsplash