Di colore bruno, presenta uno stelo cilindrico e ramificato, puntellato da vescicole piene d’aria che gli permettono di galleggiare in acqua. È il sargasso, un’alga diffusa soprattutto in una zona dell’oceano Atlantico settentrionale, vicino alle Bermuda, nota appunto come Mar dei Sargassi.

Qui, la superficie marina è ricoperta da questo tipo di alghe, che negli ultimi anni si sono moltiplicate ed estese, raggiungendo molte spiagge nei Caraibi, in Florida e in Brasile. Il Sargassum si è quindi trasformato in un problema per l’equilibrio degli ecosistemi, con impatti negativi anche sul settore ittico e turistico. Inoltre, quando le alghe marciscono sulla costa, rimanendo stagnanti, rilasciano il carbonio e il metano catturati, inquinando ulteriormente l’ambiente.

I motivi di questa insolita proliferazione sono di origine antropica. L’aumento dei livelli di azoto nell’acqua, dovuti soprattutto ai fertilizzanti chimici che confluiscono poi in mare, stimolano infatti la loro crescita eccessiva. Per fronteggiare questa moltiplicazione, la prima risposta è stata la rimozione dei sargassi e il loro smaltimento in discarica. Quest’alga ha però molte funzionalità che la rendono potenzialmente molto redditizia, soprattutto in un’ottica di circolarità. E alcune aziende lo hanno capito.

Biopolimeri dalle alghe per prodotti cosmetici

A occuparsi di raccogliere il Sargassum sono realtà come SOS Carbon, un’organizzazione spin-off del Dipartimento di ingegneria meccanica del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che lavora nella Repubblica Dominicana. SOS Carbon recupera le alghe nelle profondità oceaniche, prevenendo la loro deposizione sulle coste caraibiche. L’organizzazione lavora in partnership con Origin by Ocean, un’azienda biochimica finlandese che ne estrae alcune componenti per ricavarne gel, creme e detergenti. Dal sargasso, infatti, è possibile prelevare l'alginato e il fucoidan, due componenti che possono sostituire i polimeri sintetici per addensare, stabilizzare e aggiungere consistenza ai prodotti cosmetici.  

Rimangono però ancora alcune problematiche legate ai costi di produzione su un’ampia scala commerciale. “Anche se il fucoidan altamente purificato è costoso da produrre, la sua natura concentrata lo rende efficace anche a dosaggi bassi”, spiega la fondatrice di Origin by Ocean Mari Granström, intervistata da Vogue Business. “Sebbene non ci aspettiamo che sia un'opzione praticabile per i marchi che competono solo sul prezzo, anziché sulla qualità e sulle prestazioni, stiamo sviluppando la nostra gamma di fucoidan Oceanboost per includere quasi tutti i brand impegnati a offrire ai consumatori prodotti per la cura della pelle altamente performanti, scientificamente supportati e clinicamente testati.”

Dal sargasso si possono poi formare tessuti, come nel caso di Keel Labs, azienda con sede in North Carolina (USA) che ha sviluppato Kelsun, una fibra composta da polimeri ricavati da vari tipi di alghe brune. I vantaggi di questa fibra naturale sono legati anche all’assenza di possibili sottoprodotti tossici e di microplastiche.

Fertilizzanti per ridurre la dipendenza dall’azoto

Un’altra azienda che ha colto il potenziale del sargasso è Carbonwave, che si occupa di trasformare questa e altre alghe in biomateriali. “Il sargasso non necessita di terra né di altri fattori per crescere, rendendolo una risorsa vegetale altamente rigenerativa e adattabile”, si legge sul loro sito. “Il nostro approccio proprietario trasforma il sargasso, a lungo considerato un rifiuto, in materiali in grado di ripristinare i suoli e gli oceani, eliminare i rifiuti microplastici e raggiungere la neutralità carbonica.”

Il processo è costituito da tre step. In primo luogo, Carbonwave recupera i sargassi dall’azienda Grupo Ensol, che li raccoglie dalle coste messicane di Quintana Roo. Segue una fase di raffinazione, in cui le alghe vengono sottoposte a un controllo di qualità che prevede anche la rimozione di eventuali rifiuti (come la plastica, che spesso si disperde in mare). Una volta ripuliti, i sargassi vengono raffinati e pronti per essere trasformati in nuovi prodotti.

Oltre a cosmetici basati sulle alghe, Carbonwave realizza anche fertilizzanti alternativi per migliorare le rese agricole grazie alle proprietà nutritive dell’alga. Secondo quanto dichiarato dall’azienda, infatti, l’utilizzo di questo prodotto a base di sargasso riduce la dipendenza dai fertilizzanti a base di azoto del 30% rispetto alla media di 90 kg per ettaro. In questo modo, le alghe contribuiscono a contrastare lo stesso fenomeno che ne aveva provocato l’eccessiva proliferazione.

La nuova ricerca sulla bioceramica

Di recente, sono emersi anche nuovi modi di sfruttare quest’alga nel campo edilizio. A giugno 2025 il Journal of Materials in Civil Engineering ha infatti pubblicato una ricerca dell’Università federale di san Carlos, in Brasile, che ha sperimentato una bioceramica che contiene anche i sargassi. Il team ha incorporato le alghe in proporzioni variabili (del 20% e del 40%) negli impasti di argilla, per poi confrontarli con campioni standard. I materiali sono poi stati compattati in forni tradizionali e a microonde a temperature di 800 °C, 900 °C e 1.000 °C, e in seguito testati.

I risultati dicono che l’aggiunta dell’alga all’argilla riduce la densità apparente (che prende in considerazione il volume totale del solido, compresi gli spazi vuoti) degli aggregati ceramici leggeri, in particolare quelli con il 40% di sargasso. Inoltre, solo i materiali sinterizzati nel forno a microonde hanno soddisfatto i requisiti di resistenza per tutte le temperature. Questo significa che gli aggregati ceramici leggeri contenenti sargasso sinterizzati in un forno a microonde, secondo lo studio, sono una valida alternativa rispetto all’argilla espansa (un aggregato disponibile in commercio). L’esperimento tiene in considerazione anche i benefici ambientali e la maggiore efficienza energetica nell’uso di questa specie per i materiali da costruzione, dimostrando le potenzialità del sargasso, esplorate ancora solo parzialmente in campo industriale.

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