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Ripubblichiamo di seguito l’intervista realizzata nel 2018 dal direttore Emanuele Bompan per celebrare il lavoro incommensurabile della grande etologa, antropologa e scrittrice britannica Jane Goodall, morta il 1° ottobre 2025 a 91 anni. Nota in tutto il mondo per i suoi studi sugli scimpanzé e per l’impegno ambientalista, ha speso la propria vita per conoscere e divulgare la ricerca sulla vita sociale e familiare degli animali, partendo appunto dagli scimpanzé, lavorando nel Parco nazionale del Gombe Stream.
Oggi si celebra la prima Giornata mondiale dello scimpanzé. È stata scelta come data il 14 luglio poiché è il giorno in cui l’etologa Jane Goodall, fondatrice dell’Istituto Jane Goodall e messaggera di pace delle Nazioni Unite iniziò la sua ricerca pionieristica sugli scimpanzé in quello che oggi è il Gombe Stream National Park in Tanzania, uno degli ultimi santuari per questa specie, nostra parente più prossima nel regno animale.
Lo scopo di questa giornata è quello di lanciare l’allarme sul grave rischio di estinzione che corre tale specie. Oggi infatti rimangono meno di 200.000 esemplari di scimpanzé in tutto il mondo, di cui 49 in cattività in Italia, secondo il censimento svolto dalla sezione italiana dell’Istituto Goodall [al maggio 2025 l’Istituto Goodall contava in Italia 35 scimpanzé, 4 gorilla e 44 gibboni, ndr].
“Spero che vi unirete a noi in questa primissima Giornata mondiale dello scimpanzé per evidenziare la straordinaria natura di questi esseri e per far luce sulle minacce che affrontano”, inizia l’intervista Jane Goodall. “Quindi, vi prego, unitevi a noi per loro.”
Goodall, lei è diventata un’attivista globale per l’ambiente.
Quando ho iniziato a studiare gli scimpanzé nel 1960 non erano una specie minacciata. E la foresta di Gombe era parte di ciò che chiamavamo la cintura della foresta equatoriale, che si estendeva dall’Africa Orientale attraverso il bacino del Congo fino alla costa occidentale. Nel 1990 Gombe era diventata una foresta circondata da colline spoglie, abitate da più persone di quante la terra potesse sostenere. Quello è stato il momento in cui ho realizzato che se non avessimo aiutato le comunità dell’area non ci sarebbe stata speranza di salvare gli scimpanzé. Così l’Istituto Jane Goodall ha lanciato Tacare (“prenditi cura”), un programma di supporto per gli abitanti di sviluppo economico, tutela per l’ambiente e controllo delle nascite.
Da allora la Fondazione ha lanciato numerose iniziative per il pianeta.
E oggi abbiamo lanciato la Giornata Mondiale dello Scimpanzé per fermare l’estinzione di questa specie.
Come erano considerati questi primati quando ha iniziato la sua ricerca?
Ancora nel 1962, quando andai a Cambridge per il mio dottorato in etologia, gli scienziati ritenevano ci fosse una differenza sostanziale tra gli uomini e tutti gli altri animali. Mi insegnarono a dare numeri, non nomi, alla comunità di scimpanzé. Non potevo parlare di loro come esseri con una personalità, con una mente capace di pensieri ed emozioni: queste erano di pertinenza degli esseri umani. Eppure il mio maestro d’infanzia – il mio cane Rusty! – mi aveva insegnato che non era così.
Ancora oggi si dimentica che gli animali hanno una sensibilità.
Gli scimpanzé sono così simili a noi sia biologicamente – la composizione del DNA degli umani e di questi primati differisce di circa l’1% – che psicologicamente e per comportamento. La scienza ha iniziato ad ammettere che dopotutto non siamo gli unici esseri con una personalità, un pensiero, delle emozioni. Nemmeno siamo gli unici esseri a usare e realizzare utensili: io per prima ho osservato gli scimpanzé utilizzare steli d’erba, bastoncini, foglie per numerosi scopi.
Che cosa rappresenta Gombe, il suo campo di studio da quando aveva 26 anni?
I migliori giorni della mia vita sono legati al periodo in cui vivevo nella foresta pluviale, sola con gli scimpanzé, in un mondo oscuro e tranquillo, in cui potevo percepire l'interconnessione della vita, in cui ogni specie, per quanto piccola, giocasse un ruolo nel magnifico arazzo della vita. Seduta accanto una magnifica cascata, alta 90 metri, accarezzata dal vento generato dall'acqua che cade. Il posto più spirituale di Gombe.
Quando ha iniziato a guardare la natura cercandone l’aspetto più profondo?
Ho speso la mia infanzia a osservare gli animali intorno alla mia casa: uccelli, scoiattoli, qualche rara volpe. Imparai quanto importante fosse essere calma, evitare i movimenti bruschi, avere pazienza. Quando sono arrivata a Gombe ho speso i primi mesi osservando gli scimpanzé attraverso il binocolo. Fuggivano se mi avvicinavo troppo. Poiché vestivo sempre gli stessi indumenti e non dimostravo di essere una minaccia, a un certo punto hanno smesso di avere paura e ho potuto sedermi serenamente vicino a loro. Così ho iniziato a conoscerli come individui e iniziato a imparare gradualmente i loro complessi e affascinanti comportamenti
Quando capì di aver guadagnato la loro fiducia?
Ricordo bene quando la vecchia femmina dominante, Flo, alla fine mi accettò al punto che permise al suo bambino di quattro mesi, Flint, di avvicinarsi con gli occhi sgranati pieni di meraviglia e toccarmi.
Quale è stata la scoperta più sconvolgente sulla personalità di questi primati?
Fui scioccata – e molto rattristata – quando scoprii che gli scimpanzé – come noi umani – avevano un lato oscuro, aggressivo e brutale, intrinseco nella loro natura. I maschi sono molto territoriali e spesso si cimentano in vere e proprie guerre con le comunità vicine.
Arrivando anche a uccidere i propri simili.
All’interno della comunità, tuttavia, dimostrano di avere anche buone capacità di risolvere i conflitti: quando minacciata o attaccata, la vittima spesso si avvicina all’aggressore e chiede un gesto amico o un abbraccio. A quel punto l’armonia è ristabilita.
Noi invece non siamo capaci di preservare l’armonia del pianeta. La megafauna sta scomparendo. Cosa abbiamo fallito nella protezione della biodiversità del pianeta?
La più grande differenza tra gli uomini e le altre specie animali è lo sviluppo esplosivo del nostro intelletto. Quindi come è possibile che la creatura più intelligente che ha solcato questo pianeta possa distruggere la sua unica casa? Che cosa è andato storto? Sembra che abbiamo creato una disconnessione tra il nostro cervello e il cuore, che rappresenta l’amore e la compassione. Prendiamo decisioni basate sulle gratificazioni immediate. Siamo stati avvolti dal materialismo. Ghandi ha detto: "Il pianeta può produrre a sufficienza per l’umanità, ma non per la sua avidità”.
Come agire con urgenza per proteggere la Terra?
Ci sono tre problemi chiave da affrontare: la povertà, il nostro stile di vita insostenibile, specie quello dei più ricchi, la crescita della popolazione. Pensiamo alle conseguenze delle scelte che facciamo ogni giorno. Cosa compriamo, mangiamo, indossiamo? La produzione di questo oggetto ha danneggiato l'ambiente? Causa sofferenza animale? È sostenibile? Quando milioni di persone fanno scelte etiche, allora si inizia a spostarsi verso un mondo migliore.
Il turismo sostenibile può essere una strategia per proteggere la biodiversità e specie come gli scimpanzé?
L’ecoturismo, se propriamente gestito contenendo il numero di visitatori, può avere un effetto positivo. È importante che gli abitanti locali vedano un valore nel proteggere la natura selvaggia. E per gli uomini entrare in contatto con gli animali. Molte persone dicono di essere cambiate completamente dopo aver incontrato nella natura selvaggia elefanti, scimpanzé, gorilla.
Cosa sta facendo il Jane Goodall Institute per salvare il pianeta?
Migliaia di giovani stanno lavorando per ridurre l’impronta ambientale dell’uomo con il programma del JGI, Roots & Shoots. Giovani in cento paesi dalle elementari all'università hanno organizzato circa 1.500 gruppi, ognuno dei quali sceglie tre progetti per creare un mondo migliore per le persone, gli animali e l'ambiente. Il Jane Goodall Institute Italia conduce diversi progetti di Roots & Shoots con giovani sia in Italia che in Tanzania, dove gestisce anche un orfanotrofio per i bambini più vulnerabili.
In copertina: Jane Goodall