La sostenibilità sta cambiando: la transizione ecologica si sta rivelando, a tratti, complessa e il Green Deal europeo, lanciato nel 2019, si orienta oggi verso una svolta. Dall’altra parte del pianeta, Trump continua a portare avanti politiche che non aiutano la lotta ai cambiamenti climatici (l’ultima è il tentativo di cancellare i limiti alle emissioni delle centrali elettriche).
In questo contesto, è importante trovare lo spazio per discutere su come ridefinire il futuro dell’approccio green. Ed è proprio quello che ha cercato di fare Green Media Lab con Sostenibilità oltre la disillusione: quali nuovi scenari?, un incontro moderato dal direttore di Materia Rinnovabile, Emanuele Bompan, che si è tenuto lunedì 26 maggio nella sede milanese dell’agenzia di comunicazione.
Crisi del multilateralismo, Agenda 2030, sostenibilità come strategia di impresa e nuovi paradigmi ambientali ed etici per l’alta cucina sono solo alcuni dei temi toccati durante la tavola rotonda, che ha visto la partecipazione di numerosi esperti.
“Un sistema multipolare”
A intervenire per primo è stato Alessandro Profumo, chairman di Rialto Venture Capital, un fondo che investe in aziende innovative con un focus sull’alta tecnologia. Secondo Profumo, tra le problematiche del Green Deal europeo c’è il fatto di non aver adeguatamente “tenuto in conto gli impatti sociali”, focalizzandosi troppo sull’aspetto ambientale.
Commentando poi la perdita di centralità dell’Europa, ha aggiunto che “stiamo andando sempre di più verso un sistema multipolare”. Per questo motivo, per comprendere il futuro della sostenibilità bisogna guardare non più solo agli Stati Uniti, che stanno cambiando profondamente il proprio ruolo sulla scacchiera mondiale, ma ad altre potenze come Cina, India, i paesi del Golfo e il continente africano.
Anche Alessandra Astolfi, direttrice Green & Tech dell’Italian Exhibition Group, ha parlato dell’economia cinese, riferendosi soprattutto alla recente esperienza di Ecomondo China, tenutasi dal 1° al 3 aprile 2025 a Chendgu, durante il quale, ha raccontato, le piccole e medie imprese italiane sono state molto apprezzate “per la loro capacità di resilienza e di ingegnerizzazione”.
Aziende, sostenibilità e Agenda 2030 in Italia
Oggetto di dibattito anche i traguardi prefissati dall’Agenda 2030, formata da tanti obiettivi differenti ma tutti orientati verso uno sviluppo sostenibile che sembra sempre più difficile da raggiungere. In particolare, Daniela Bernacchi, direttrice esecutiva del Global Compact Network Italia delle Nazioni Unite, ha fatto riferimento all’obiettivo numero 5, che mira a raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment di tutte le donne e ragazze.
Bernacchi ha aggiunto che in Italia, “su 17 Sustainable Development Goals (SDGs), quello che riguarda il gender è il più indietro di tutti”. A questo proposito, ha poi specificato che per colmare il gender gap le aziende hanno una responsabilità nel garantire uguaglianza “non solo nell’accesso al lavoro, ma anche nel percorso” che le persone fanno al loro interno.
Sul tema della sostenibilità nelle aziende, Bernacchi ha poi insistito sul fatto che questa deve essere una vera e propria “strategia di impresa”. Prezioso quindi l’intervento di Andrea Maggiani, fondatore di Carbonsink, società italiana che sviluppa progetti per generare crediti di carbonio per supportare le aziende nella transizione ecologica.
Secondo Maggiani, infatti, è netta la differenza tra chi, quando si è iniziato a parlare della sostenibilità nelle imprese, ha investito seriamente e chi lo ha fatto solo “per moda”, e che quindi oggi sta facendo “un passo indietro”. Inoltre, conclude Maggiani, senza un percorso consolidato, che richiede “basi solide” e misurazioni dei progressi, non si può raggiungere risultati concreti.
Alta cucina etica e sostenibile
Oltre alle imprese, la sostenibilità può essere presente anche nei ristoranti stellati: ne ha parlato Norbert Niederkofler, chef e ideatore di Cook the Mountain, un approccio “etico” alla cucina. Nel progettare la propria idea di ristorazione, Niederkofler è partito “nel 2008, da un foglio bianco”, su cui ha scritto i punti chiave della sua cucina.
Tra questi, spicca l’attenzione a evitare gli sprechi e a utilizzare prodotti locali, biologici e stagionali. Lo chef, per esempio, non usa olio d’oliva, perché in Trentino-Alto Adige, dove hanno sede i suoi ristoranti, non sono presenti le piante per produrlo. Al suo posto, Niederkofler impiega quindi oli differenti, come quello di nocciola. Perpetuando un’attenzione al dettaglio e al rispetto della biodiversità, è riuscito nel 2018 a ottenere la terza stella Michelin, testimoniando che anche l’alta cucina in montagna può essere etica e sostenibile.
In copertina: una foto dell’evento, Green Media Lab