La responsabilità estesa del produttore (EPR, Extended Producer Responsibility), pilastro dell’economia circolare, allarga ai produttori l’onere di sostenere economicamente i sistemi per il trattamento e il recupero dei rifiuti, con l’obiettivo di favorire il riuso dei prodotti e il riciclaggio e riutilizzo dei materiali. Introdotto a livello europeo negli anni Novanta a partire dal settore degli imballaggi, nel tempo questo sistema ha abbracciato una gamma sempre più ampia di frazioni di rifiuto, tra cui RAEE, batterie, pneumatici, oli esausti e tessile.

Al di là della normativa, ci sono settori che si stanno muovendo su base volontaria, come quello del legno-arredo, che sta anticipando i tempi trasformando un possibile futuro obbligo di legge in un’opportunità strategica, e facendosi così interprete del cambiamento epocale che l’EPR porterà con sé.

Una filiera da oltre 51 miliardi di fatturato

La filiera del legno-arredo, secondo i dati del Centro studi FederlegnoArredo, ha chiuso il 2024 con un fatturato di 51,7 miliardi di euro, pari al 4,3% del settore manifatturiero. Conta quasi 300.000 addetti, che rappresentano il 7,8% del settore, e oltre 64.000 imprese (14,7%).

Per quanto riguarda l’anno in corso, è interessante notare l’andamento dell’export globale, che rappresenta oltre il 50% del comparto, con mercati maturi in difficoltà (Francia -5,3%; Germania -2,4%) e mercati emergenti che offrono nuove opportunità. Nel complesso l’Europa UE27, che rappresenta la quota principale dell’export, registra una flessione dell’1,1%, mentre nei mercati extra UE si segnala una crescita del +2,5%, trainata dagli Emirati Arabi Uniti (+4,6%) e dal Canada (+7,0%). Il Medio Oriente nel complesso è in calo (-3,3%), l'Asia mostra ancora una flessione determinata dall’andamento della Cina (-9,2%) e l’Africa cresce (+15,9%).

A causa della guerra dei dazi, l’attenzione è alta sugli Stati Uniti, secondo mercato in assoluto e primo extra UE per questo settore. Il rallentamento dell’export registra un calo del 15,2% ad agosto 2025 rispetto ad agosto 2024: un dato particolarmente significativo, considerato che si tratta di un mese di normale attività per il mercato a stelle e strisce.

Il Consorzio nazionale sistema arredo

Storicamente precursore del cambiamento, il comparto ha deciso di mettersi in gioco, muovendosi verso un modello produttivo sempre più circolare. Per questo il 26 settembre 2024 è nato il Consorzio nazionale sistema arredo (CNSA), pensato e promosso da FederlegnoArredo, insieme a circa trenta aziende del settore che cubano un fatturato di quasi tre miliardi di euro. Si tratta di un progetto consortile di responsabilità estesa del produttore, che garantisce il ritiro, la raccolta, il recupero e il riciclo di rifiuti di mobili e altri prodotti di arredo, promuovendo il riutilizzo.

La primavera scorsa il Consorzio nazionale sistema arredo ha siglato un accordo di programma con il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, dando il via a una fase sperimentale di test propedeutici per la raccolta di dati, opinioni e buone pratiche.

L’obiettivo? Comprendere come i mobili e altri prodotti di arredo vengono gestiti a fine vita e migliorare la gestione di questa categoria di rifiuti, arrivando ad avere una mappatura completa affinché il legislatore possa valutare se e come disegnare una normativa EPR su misura.

Firmato giovedì 10 aprile 2025 al Salone del Mobile di Milano, l’accordo prevede un’analisi in quattro zone chiave (Milano, Treviso, Napoli e Bari), oltre a una serie di consultazioni con associazioni rappresentative a livello nazionale.

La mappatura metterà ordine in un sistema di raccolta molto eterogeneo, in cui i mobili, a seconda delle aree geografiche, vengono gestiti in associazione ad altre frazioni di rifiuto. I dati che ne scaturiranno saranno la cartina tornasole, anche per il ministero, per valutare quanto i tempi siano maturi per un EPR del settore.

Oltre all’attuale eterogeneità della raccolta, i mobili a fine vita hanno altre specificità, di cui ci sarà da tenere conto: da un lato la multimaterialità, che complica la separazione delle diverse componenti, dall’altro il lungo ciclo di vita di questi prodotti, che rende difficile tracciarli e stabilirne il valore.

Verso uno schema italiano per l’EPR arredo

Per sostenere economicamente il futuro sistema EPR si ricorrerà a un contributo ambientale, che sarà incluso nel prezzo del mobile alla vendita: sarà proporzionale a dimensione e tipologia di prodotto e verrà stabilito in base ad archetipi (dalle sedie alle cucine di grandi dimensioni). Chi realizzerà mobili più sostenibili e circolari pagherà un contributo inferiore: una premialità che incentiverà soprattutto la riciclabilità, la riparabilità e il contenuto riciclato nei mobili nuovi.

L'idea del settore, infatti, è anche quella di promuovere diversi modelli di business. “Grazie alla crescente attenzione dei produttori verso l’ecodesign, che favorisce il riutilizzo e la riparazione, si potranno creare con il second hand nuove filiere locali e nuove linee di business per le imprese dell’arredo”, spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo e del CNSA. “La crescente richiesta nel Green Public Procurement – ma anche nel privato – di arredi in materiali riciclati o derivati da riutilizzo, oltre che il mercato secondario, sosterrà il lavoro del Consorzio. Sono tanti i driver, dal procurement al mercato dei giovani, che vogliono un prodotto di design ma non possono permetterselo, mentre così potrebbero trovarlo più facilmente sul mercato secondario.”

In alcune aziende associate è già stato avviato lo studio su come rafforzare la filiera della riparazione e allestire centri di raccolta presso i propri magazzini e punti vendita. Si passerà da un servizio di riparazione per il cliente a un vero e proprio mercato integrato, fino anche alla possibilità del noleggio degli arredi, opzione che potrebbe essere interessante in diversi casi, come uffici, strutture ricettive di varie dimensioni e navi da crociera.

EPR arredo, l’esperienza della Francia

In Francia è già attivo da tempo un rodato modello di EPR, con cui l’Italia si può confrontare. Oltralpe, nello specifico, sono attivi due diversi consorzi: Ecomaison per la frazione di rifiuti di mobili domestici e Valdelia per quelli non domestici. Creato nel 2011 con il nome di Eco-mobilier, Ecomaison nel 2024 ha raccolto 1,7 milioni di tonnellate di mobili a fine vita, il 97% dei quali è stato recuperato attraverso riutilizzo, riciclaggio e recupero energetico. Fondata inizialmente da 24 distributori e produttori, questa realtà è oggi composta da 68 azionisti provenienti da svariati settori (arredamento, biancheria da letto, bricolage, giardino, giocattoli, edilizia). Coinvolge in totale 580 operatori dell’economia sociale e solidale per il riutilizzo degli oggetti e offre ai cittadini francesi circa 12.000 punti di raccolta sparsi sul territorio nazionale. Allo stesso modo Valdelia è un consorzio senza scopo di lucro creato da produttori per rendere circolare il comparto dei mobili professionali, provenienti per esempio da ospedali, uffici e alberghi. 

All’EPR del legno-arredo si stanno preparando anche altri stati UE, che hanno emanato una specifica legislazione, come Spagna e Portogallo, mentre Belgio, Germania e Ungheria si stanno focalizzando sulla raccolta e il riciclo dei materassi. Accanto a quello francese, il modello italiano è comunque destinato a far scuola a livello comunitario.

Appuntamento a Ecomondo

Ecomondo, kermesse dedicata alla green and circular economy (in programma dal 4 al 7 novembre a Rimini), sarà l’occasione per approfondire il tema della responsabilità estesa del produttore per la filiera del legno-arredo. L’appuntamento è per giovedì 6 novembre, in occasione dell’evento Arredi e prodotti d'arredo nella prospettiva EPR. I nuovi scenari e il progetto italiano, organizzato da FederlegnoArredo e dal CNSA (RiminiFiera, Sala Ravezzi 2 Hall Sud, dalle 14:15 alle 16:00).

 

In copertina: foto di Julian Hochgesang, Unsplash