L'emergenza climatica ha smesso di essere considerata una remota eventualità. Oggi, si manifesta come una crisi sanitaria in corso e l’entità del suo impatto finanziario è già stata valutata con estrema allerta. L’istituzione che ha messo in luce la portata di questo onere è la Banca Mondiale. Le sue proiezioni indicano che gli effetti negativi sulla salute pubblica, direttamente riconducibili al cambiamento climatico, imporranno un costo economico che potrebbe raggiungere la cifra di 15.400 miliardi di dollari.
Questa stima copre la metà del secolo, concentrandosi sul periodo compreso tra il 2026 e il 2050. È in tale contesto che la COP30, in corso a Belém fino al 21 novembre, ha lanciato il Piano d’azione di Belém per l’adattamento del settore sanitario (BHAP), un quadro volontario che ambisce a rafforzare la resilienza sanitaria globale.
Tuttavia, questo blueprint per la protezione di 3,3 miliardi di persone colpite dalla crisi climatica è nato con un forte “deficit”. Il lancio del piano è avvenuto senza un impegno finanziario da parte delle nazioni aderenti. L’unico annuncio di finanziamento è stato un contributo una tantum di 300 milioni di dollari da parte di una coalizione di enti filantropici (tra cui: Gates Foundation, Wellcome Trust e Rockefeller Foundation) per sostenere le misure di adattamento clima-salute.
Questa cifra è considerata minima rispetto ai bisogni reali: i paesi a basso e medio reddito necessitano di almeno undici miliardi di dollari all’anno solo per l’adattamento sanitario di base (che copra il controllo di malattie come malaria e dengue), ma che esclude spese cruciali previste dal Piano di Belém, come malattie respiratorie, malnutrizione, servizi di salute mentale e decarbonizzazione del sistema sanitario. Le stime totali dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) per l’adattamento sanitario globale entro il 2050 vanno da 26,8 a 29,4 miliardi di dollari all’anno.
La “Blueprint”: 60 azioni specifiche per sistemi resilienti al clima
Sviluppato dal Ministero della salute brasiliano in consultazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il Piano di Belém è un quadro volontario che offre raccomandazioni di best practice per adattare i sistemi sanitari alla crisi climatica. Non contiene requisiti o obiettivi legalmente vincolanti.
Il BHAP delinea 60 azioni specifiche ed è strutturato attorno a tre pilastri interconnessi. Il primo è sorveglianza e monitoraggio: prevede il rafforzamento dei sistemi per rilevare le minacce. Il piano richiede un monitoraggio sanitario informato sul clima che colleghi le agenzie meteorologiche con le istituzioni sanitarie, utilizzando modelli predittivi per attivare allarmi tempestivi in vista di ondate di calore, inondazioni o focolai di malattie.
Il secondo è politiche e capacità: include interventi politici mirati, come la protezione dal calore per i lavoratori, il sostegno alla salute mentale integrato nella risposta climatica, e misure specifiche per le popolazioni indigene e le persone con disabilità. Infine, il terzo è innovazione e salute digitale: prevede lo sviluppo di infrastrutture sanitarie resilienti al clima (come strutture alimentate da energie rinnovabili) e l’uso di piattaforme di telemedicina e tecnologie digitali per la sorveglianza in tempo reale. I paesi che aderiscono a questo quadro volontario si impegneranno a riferire sui progressi compiuti durante il secondo Global Stocktake, in occasione della COP33 nel 2028. L’OMS fungerà da segretariato, misurando i risultati attraverso l’Alliance for Transformative Action on Climate and Health (ATACH).
Accademie di medicina in azione per l’equità sanitaria e la giustizia climatica
Nell’ambito della COP30 è stata inoltre lanciata la Coalizione globale delle accademie di medicina, ideata da Victor Dzau, presidente dell'Accademia nazionale di medicina degli Stati Uniti, per agire con urgenza sulla crisi climatica. La coalizione intende fungere da “voce fidata della scienza e della medicina” per sostenere l’implementazione del Berlin Health Action Plan.
Agnes Soares da Silva, direttrice del Dipartimento di sorveglianza della salute ambientale e della salute dei lavoratori al Ministero della salute del Brasile, ha spiegato che il piano si concentra sulla necessità di accelerare soluzioni concrete e promuovere sistemi sanitari resilienti, agendo sui principi di equità sanitaria e giustizia climatica.
Dalle accademie dei vari paesi sono emerse sfide critiche: Jaime Montoya, segretario dell’Accademia nazionale di scienza e tecnologia delle Filippine, ha identificato il Sud-Est asiatico come un “hotspot” di vulnerabilità, sottolineando che le donne sono 14 volte più a rischio durante i disastri. Inoltre, ha proposto la “co-creazione di interventi” coinvolgendo la conoscenza indigena.
Friday Okonofua, membro dell'Accademia nazionale di medicina della Nigeria, ha evidenziato l’alta suscettibilità dell’Africa, malgrado il minimo contributo alle cause climatiche, e ha focalizzato l'azione sull’innovazione e la tecnologia, come i sistemi di allerta precoce per le malattie sensibili al clima.
La strategia climatica che mette al centro donne, salute e giovani
L’UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, si posiziona in prima linea con un messaggio inequivocabile: la crisi climatica non è neutrale dal punto di vista del genere, per questo è cruciale mettere la parità di genere, la salute e la leadership giovanile al centro dell’azione globale per il clima.
L’agenzia sottolinea come il cambiamento climatico minacci direttamente la salute, i diritti e la sicurezza di donne e ragazze ovunque. Per tradurre la consapevolezza in azione, l’UNFPA esorta quindi i leader mondiali a investire nelle loro capacità, richiedendo specificamente che una quota maggiore dei finanziamenti per l’adattamento sia diretta a donne, ragazze e giovani, e che i servizi sanitari e di protezione vengano integrati nelle strategie climatiche nazionali.
A riprova di questo impegno, il Fondo sostiene l’inclusione giovanile, promuovendo spazi come lo “Youth Climate Camp” all’interno della Cidade das Juventudes − il primo spazio a guida giovanile e sensibile al genere in una conferenza UNFCCC − e lanciando studi che forniscono dati demografici essenziali per risposte eque e informate.
In copertina: Alexandre Padilha, ministro della salute del Brasile, presenta il BHAP a COP30. Foto di Rafa Pereira/COP30
