La Commissione Europea ha presentato oggi, giovedì 27 novembre, l’aggiornamento della Strategia per la bioeconomia, un documento che intende rafforzare il ruolo della biomassa come leva per la competitività industriale, la sostenibilità e l’autonomia strategica dell’Unione.
L’ambizione è necessaria: la bioeconomia oggi vale fino a 2.700 miliardi di euro, impiega 17,1 milioni di persone e rappresenta l’8% dei posti di lavoro europei. Nel 2023 ha generato 863 miliardi di euro di valore aggiunto, circa il 5% del PIL dell’UE, e investito 23,2 miliardi in ricerca e sviluppo, pari al 9% del totale europeo. La biomassa europea è utilizzata per il 38% nei mangimi, il 29% nell’energia, il 24% nei materiali e il 9% nel settore alimentare.
La Strategia ridisegna un percorso per costruire una bioeconomia sostenibile e nature-positive, basata su quattro pilastri: scalare innovazione e investimenti, sviluppare nuovi mercati guida per soluzioni bio-based, garantire un approvvigionamento sostenibile di biomassa e cogliere le opportunità globali. Nel settore, però, non tutti sono pienamente soddisfatti del risultato.
Nuovi mercati, innovazione e investimenti
Uno dei punti più forti dell’aggiornamento riguarda la creazione di lead markets per le soluzioni bio-based: settori con domanda stabile e prevedibile, in grado di attrarre capitali privati e abilitare la crescita industriale. La Strategia propone di concentrare gli sforzi lì dove le tecnologie sono mature o prossime alla piena industrializzazione, sfruttando filiere esistenti per migliorare l’efficienza delle risorse e massimizzare l’impatto economico.
La strategia sottolinea come l’ultimo decennio abbia mostrato il potenziale delle innovazioni bio-based in settori quali chimica, farmaceutica, plastiche, costruzioni e tessile. Il valore aggiunto dei nuovi materiali di origine biologica è cresciuto rapidamente, ma l’Europa sconta ancora ritardi nell’adozione industriale: la concorrenza di Stati Uniti e Cina, unita a barriere interne al mercato unico, rischia di spingere le innovazioni verso altri mercati. Per passare dal potenziale alla diffusione su larga scala, Bruxelles indica la necessità di rimuovere ostacoli normativi e rafforzare gli investimenti nella commercializzazione di tecnologie e materiali a più alto valore aggiunto, essenziali per un uso efficiente delle risorse biologiche.
Fornitura sostenibile di biomassa
“Entro il 2040 le soluzioni sostenibili a base biologica saranno ampiamente diffuse in tutta Europa”, ha dichiarato soddisfatta Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione europea per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia. “Semplificheremo i requisiti normativi e accelereremo le autorizzazioni dei prodotti per le innovazioni biologiche di nuova concezione. Amplieremo i mercati di riferimento per i prodotti che sostituiscono le alternative fossili, come la plastica e i materiali da imballaggio in fibra di origine biologica. Garantiremo inoltre un approvvigionamento sostenibile di biomassa interna sfruttando i nostri punti di forza: terreni agricoli produttivi, foreste gestite in modo sostenibile e oceani sani.”
L’UE è oggi autosufficiente per circa il 90% del proprio fabbisogno di biomassa. Il terzo pilastro della strategia riguarda, non a caso, l’autosufficienza, che può essere mantenuta solo attraverso misure a lungo termine che preservino la salute degli ecosistemi, la produttività dei suoli e la resilienza delle risorse. La Strategia insiste, inoltre, sulla necessità di ridurre la dipendenza da biomassa primaria, puntando su feedstock secondari e approcci circolari.
Nuove partnership e una chiamata all’azione
La bioeconomia si sta affermando anche fuori dall’Europa: oltre 50 paesi hanno adottato strategie nazionali. In un contesto di crescente competizione globale per biomassa sostenibile e risorse naturali, la Commissione prevede di attivare nuove partnership strategiche con i principali fornitori mondiali, con l’obiettivo di garantire accesso stabile a biomassa, materiali e prodotti bio-based. Standard condivisi e riduzione di barriere non necessarie saranno al centro di attività di cooperazione internazionale.
L’attuazione della Strategia europea della bioeconomia richiede un impegno congiunto e coordinato. Stati membri e stakeholder quali agricoltori, forestali, pescatori, industria, investitori pubblici e privati, autorità locali e società civile saranno partner essenziali nel tradurre la strategia in azioni concrete. Regioni e municipalità avranno un ruolo centrale, perché gran parte delle soluzioni bio-based si sviluppa attraverso filiere locali e strumenti come gli appalti pubblici.
Le reazioni: priorità poco definite e rischi di distorsione
Nonostante l’impianto ampio e ambizioso del testo, alcune aree restano controverse e le reazioni non si sono fatte attendere. Un punto critico evidenziato riguarda l’impianto incentivante, oggi fortemente sbilanciato verso le bioenergie. “Nel voler mantenere un approccio olistico, la strategia europea non collega in modo diretto l’uso delle risorse biologiche al rilancio competitivo del settore della chimica”, afferma Chiara Di Mambro, direttrice strategia Italia ed Europa del think tank ECCO. “Il quadro che emerge rimane opaco, in particolare in riferimento all’impostazione dell’impianto incentivante che, a oggi, favorisce l’utilizzo della biomassa per le bioenergie, senza adeguato supporto per l’innovazione e lo sviluppo dei biomateriali.”
Pur accogliendo con favore il riconoscimento delle fibre naturali come mercato trainante e il suo ruolo nel sostenere le catene del valore regionali, IFOAM Organics Europe si è detta delusa che la strategia non riconosca e promuova esplicitamente le fibre naturali prodotte con metodi biologici. “Il modo in cui vengono prodotte le fibre naturali è altrettanto importante”, ha dichiarato Edoardo Cuomo, presidente di IFOAM Organics Europe. “Non utilizzando pesticidi sintetici, fertilizzanti o organismi geneticamente modificati e limitando notevolmente l'uso di sostanze potenzialmente pericolose, i tessuti naturali biologici offrono maggiori benefici per l'ambiente e la salute rispetto ai tessuti non biologici.”
Accanto alle reazioni che indagano la strategia nel dettaglio, ce ne sono altre che ne mettono in discussione le basi. “Anziché definire una strategia che affronti l'eccessiva domanda di risorse dell'Europa, la Commissione si aggrappa all'illusione che sia possibile sostituire semplicemente il nostro attuale consumo con input di origine biologica”, è stato il commento di Eva Bille, responsabile dell'economia circolare per European Environmental Bureau (EBB).
Sulla stessa linea la reazione di Samy Porteron, Senior Programme Manager di Environmental Coalition on Standards (ECOS): “Questa strategia ha compiuto alcuni progressi verso lo sfruttamento ottimale delle limitate risorse di biomassa, ma, invece di correggere altri errori del passato, li mette in primo piano e dà loro una nuova veste”.
In copertina: Jessika Roswall presenta la Strategia fotografata da Jennifer Jacquemart © European Union, 2025
