Un miliardo di euro per rafforzare le filiere, sostenere il ricambio generazionale, rilanciare la ricerca e semplificare la burocrazia: con il disegno di legge Coltivaitalia, collegato alla legge di bilancio, il Governo Meloni punta a rilanciare l'agricoltura italiana e la sua autonomia produttiva. Presentato lo scorso 24 luglio a Palazzo Chigi dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, il provvedimento che copre il triennio 2026-2028 rappresenta, nelle intenzioni dell’esecutivo, una risposta strutturale alle sfide poste dai mercati globali e dall’instabilità normativa europea.
“Questo intervento permette nella fase attuale, in cui l'Europa fa scelte che segnano un passo indietro rispetto ai trattati fondativi, di andare avanti avendo una direzione. La proposta finanziaria che la Commissione ci propone, nonostante il lavoro di Fitto che ringrazio, non è all'altezza dei tempi e delle sfide future” ha dichiarato Lollobrigida durante la conferenza stampa di presentazione, proseguendo “L'agricoltura italiana però nel 2024 è stata la prima per valore aggiunto e per crescita del reddito degli agricoltori, e con Coltivaitalia guarda avanti e semina per raccogliere nel futuro. Gli esiti e i frutti di questo provvedimento saranno importanti e li vedremo perché sosteniamo le filiere, il ricambio generazionale e la ricerca. Non lo facciamo per raccogliere consenso ma per garantire alle future generazioni scelta, cibo di qualità e benessere".
Un piano triennale da un miliardo di euro
Il disegno di legge prevede uno stanziamento complessivo di un miliardo di euro tra il 2026 e il 2028. Le risorse saranno distribuite su più assi strategici: sovranità alimentare, ricambio generazionale, innovazione tecnologica, semplificazione amministrativa e tutela delle imprese colpite da crisi sanitarie.
Il cuore dell’intervento è la Strategia per la Sovranità alimentare, con 900 milioni di euro destinati a rafforzare la produzione nazionale di colture e allevamenti considerati strategici. I fondi stanziati saranno suddivisi in tre categorie: 300 milioni saranno destinati al Fondo Sovranità Alimentare per sostenere la coltivazione di frumento, soia e la zootecnia, ritenuti settori in cui l’agricoltura Made in Italy è tuttora deficitaria. Altro pilastro di investimenti è Allevamento Italia: un terzo dei 900 milioni sarà, infatti, destinato alla produzione di carne bovina negli allevamenti nazionali per ridurre la dipendenza dall’estero. Mentre l’ultimo terzo finanzierà il Piano Olivicolo Nazionale con il reimpianto di oliveti con varietà resistenti e recupero della capacità produttiva delle aziende.
Contratti di filiera: prezzi certi, redditi stabili
Per garantire prezzi certi e stabilizzare i mercati, Coltivaitalia introduce un credito d’imposta dal 20% al 40%, legato alla durata dei contratti di filiera (da 3 a 5 anni) per i contratti di filiera per il frumento per i quali sono stati stanziati 10 milioni di euro. Gli accordi prevedono un prezzo prestabilito per l’intera durata, offrendo agli agricoltori una protezione dalle oscillazioni del mercato.
"Vogliamo mettere chi lavora la terra nelle condizioni di guardare al futuro con fiducia, investendo in strumenti moderni e in una visione strategica di lungo periodo", ha aggiunto il Ministro Lollobrigida.
Ricambio generazionale: credito, terre e nuova occupazione
Uno dei capitoli più rilevanti del piano riguarda il ricambio generazionale. L’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa per numero di titolari agricoli under 40. Coltivaitalia punta a invertire la tendenza con 150 milioni di euro destinati all’imprenditoria giovanile e femminile, per facilitare l’accesso al credito tra i 18 e i 41 anni. Parallelamente ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare affiderà, attraverso un bando, 8.417 ettari di terre pubbliche in comodato gratuito per 10 anni, con possibilità di riscatto al 50% del valore iniziale al termine del contratto. Per favorire il recupero delle terre abbandonate o silenti, i comuni mapperanno queste ultime al fine di metterle a disposizione, in concessione o affitto, per ridurre la parcellizzazione fondiaria e restituire i terreni alla coltivazione. Oltre ad aumentare la produzione agricola, questa misura punta a contrastare lo spopolamento delle aree interne e il dissesto idrogeologico.
Sostegno alle imprese colpite da epizoozie
Un'ulteriore misura riguarda le imprese agricole danneggiate da epizoozie, malattie infettive che rappresentano una minaccia per l’allevamento del bestiame nel 2025. Per tali aziende è prevista una moratoria di 12 mesi sul pagamento della quota capitale di mutui e altri finanziamenti in scadenza nel 2026. La sospensione potrà essere ottenuta con una semplice autocertificazione che attesti una riduzione del fatturato di almeno il 20% oppure un calo della produzione del 30% rispetto all’anno precedente o, nel caso di cooperative, una diminuzione delle quantità conferite o della produzione primaria di almeno il 20%.
Innovazione e ricerca: agricoltura 4.0
Per rendere l’agricoltura italiana più competitiva e sostenibile, Coltivaitalia prevede 13,5 milioni di euro per rafforzare ricerca e innovazione che verranno utilizzati per 45 nuove assunzioni al CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, e per supportare le aziende agricole sperimentali del Crea e degli istituti agrari con investimenti in agromeccanica di precisione, intelligenza artificiale, sensoristica all'avanguardia e meccatronica.
L’attuale AGEA, Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, si trasformerà in AGEAIT, Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, Innovazione e Tecnologia, con il compito di valorizzare i dati del SIAN, il Sistema informativo agricolo nazionale, e diventare motore dell’innovazione nel settore agricolo e della pesca.
Semplificazione: meno burocrazia, più efficienza
Infine, il provvedimento introduce un pacchetto di semplificazioni amministrative per ridurre i tempi e facilitare l’accesso ai fondi pubblici. In particolare, le istruttorie presentate dai Centri autorizzati di assistenza agricola (CAA) diventeranno immediatamente esecutive per le pratiche che non richiedono valutazioni discrezionali.
Il pilastro mancante?
Innovazione, sovranità alimentare, ricambio generazionale quindi. Tuttavia, nel disegno di legge non si fa alcun cenno alle criticità ambientali e sanitarie tuttora presenti nel modello agricolo dominante. Mentre in questi giorni in Francia, la petizione online contro la legge Duplomb-Menonville (che ha autorizzato l’utilizzo del pesticida acetamiprid a livello europeo fino al 2033, vietato in Francia dal 2018) ha superato i due milioni di firme, il piano del MASAF sorvola sull’uso diffuso di sostanze chimiche di sintesi, sull’impoverimento del suolo e sull’erosione della biodiversità agricola, temi centrali per il futuro dell’agricoltura europea. Al tempo stesso, non viene affrontato il nodo dell’allevamento intensivo al chiuso, un sistema che solleva crescenti interrogativi sul benessere animale, sull’impatto climatico e sulla sicurezza sanitaria, soprattutto alla luce delle più recenti crisi epizootiche. Il sostegno offerto alle imprese colpite da epizoozie, per quanto utile, non affronta spesso la causa.
Nessun incentivo pare essere previsto per sostenere chi, con approcci rigenerativi, sta ricostruendo la fertilità dei suoli, migliorando la resilienza climatica e valorizzando i servizi ecosistemici delle aziende agricole. Un’assenza significativa, soprattutto alla luce delle esperienze documentate nel recente report Regenerating Europe from the Ground Up, pubblicato da EARA, che mette in luce il contributo pionieristico di tante realtà europee impegnate a trasformare radicalmente il paradigma agricolo, orientandolo verso modelli realmente sostenibili e diversificati.
In copertina: foto Envato