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Quest’anno non andrò alla COP30. Dopo 15 anni di negoziati, iniziati nel 2009 a Copenaghen con COP15, dovrò rinunciare a raccontare i lavori di implementazione dell’accordo di Parigi a 10 anni dalla sua firma. A meno di 100 giorni dal negoziato ONU sul clima, giunto al 30° appuntamento, non si riesce infatti a trovare alloggi a meno di 300 euro a notte. Non hotel di lusso, ma stanze semplici, di categoria minima.

Nessuna testata giornalistica di medie dimensioni si può permettere alloggi a quel prezzo (ma anche i big fanno fatica a trovare qualcosa di giustificabile) e non ho certo intenzione di usare le risorse della nostra rivista per arricchire un signorotto locale dell’edilizia o dell’hôtellerie di Belem.

Il vertice ONU, previsto per novembre in Brasile, avrebbe dovuto tentare di portare una svolta in una fase di gravissima crisi del multilateralismo, riunendo i leader mondiali, i diplomatici e circa 50.000 altri partecipanti nel cuore della foresta pluviale amazzonica. Ora l'evento rischia sempre più di essere definito da un imminente fiasco logistico che si riverbererà in maniera critica sul processo negoziale e geopolitico stesso.

Lula, il governo brasiliano e anche l’abile capo negoziatore e presidente di COP30, André Corrêa do Lago, hanno commesso un grave errore nella scelta del luogo del summit e ora non vogliono aprire una crisi politica con il governo dello stato del Parà, di cui Belem è la capitale, che conta molto sull’evento per fare cassa. Secondo do Lago “la questione degli alloggi è diventata una questione politica", come ha detto ai giornalisti all'inizio di agosto. Certo, uno si deve adattare in questi casi. Ma se i prezzi di voli e hotel sono proibitivi l’unica scelta è rinunciare. Una scelta purtroppo obbligata per tanti membri della società civile, membri della stampa e le stesse delegazioni negoziali.

“Una riduzione del numero dei delegati minerebbe la legittimità stessa di qualsiasi risultato negoziato a Belém, fornendo ai paesi che vogliono indebolire l'Accordo di Parigi la scusa perfetta per far deragliare i negoziati”, commentano dall’Observatório do Clima. Una COP vuota sarebbe un danno eccezionale e una preziosa occasione persa per l'umanità in un momento in cui ci restano solo cinque anni per mantenere vivo l'obiettivo di temperatura dell'Accordo sul clima. Più dell’abbandono scellerato della COP da parte degli Stati Uniti.

Per il momento il governo si ostina a non trasferire la COP a Rio de Janeiro, in particolare nell’immenso Rio Centro, dove nel 2012 si è tenuto il summit chiave Rio+20 che ha portato alla nascita degli SDGs. "Non ci sarà una sede alternativa, poiché la COP30 non sarà spostata da Belém", si legge in una lettera del governo in risposta alle perplessità di tante delegazioni, poiché la città ospitante "dispone già di un numero sufficiente di posti letto per accogliere tutti i partecipanti previsti".

All'8 agosto, scrive Bloomberg, gli organizzatori hanno dichiarato di aver individuato 53.000 posti letto a Belém e nelle zone limitrofe: 14.547 in hotel, 6.000 su due navi da crociera, 10.004 in case vacanza tramite agenzie immobiliari e 22.452 tramite Airbnb. Il governo afferma che ulteriori opzioni saranno aggiunte alle piattaforme di prenotazione ufficiali BNetwork e Qualitours. Ma il problema sono i prezzi. Ci sono stanzette da quattro soldi in pensioni a una stella che vengono vendute a prezzi superiori ai 5 stelle di New York durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si aprirà il 9 settembre (evento a cui invece Materia Rinnovabile sarà presente).

L’unica azione intrapresa sono pacchetti speciali con tariffe ridotte per le delegazioni provenienti dalle piccole isole e dai paesi più poveri − categorie che comprendono oltre un terzo dei membri dell'ONU − per cui si sono messe a disposizione 15 camere singole per delegazione a prezzi compresi tra 100 e 200 dollari a notte. Ai restanti paesi sono garantite 10 camere singole per delegazione, con prezzi che variano da 200 a 600 dollari.

Certo, ci sono le due navi da crociera, Costa Diadema e la MSC Seaview, che saranno adibite a hotel galleggianti e attraccate al porto di Outeiro, ospitando ciascuna circa 3.000 ospiti. Ma per i negoziatori sarebbe un problema, dato che le navi si trovano a 20 chilometri dalla sede della COP e il traffico sarà impazzito in quei giorni (basta ricordare il caos logistico nella ben più grande Rio de Janeiro durante il summit ONU 2012, durante il quale si impiegavano fino a 180 minuti per arrivare in centro).

Doveva essere la “COP della Gente”, una COP popolare e inclusiva. Ora si rischia di avere la COP più esclusiva e caotica della storia, dato che anche i trasporti locali sono totalmente insufficienti. A Lula e Marina Silva rimane una sola opzione: spostare a Rio de Janeiro l’evento, giustificandosi con l’altissimo numero di richieste di accredito. Oppure prendersi la responsabilità di rischiare un fallimento pari a quello danese di COP15.

 

In copertina: foto di Maria Fernanda Pissioli, Unsplash