Mentre continuano le ricerche delle persone disperse in Texas a seguito dell’alluvione del fiume Guadalupe, montano le polemiche sulle responsabilità di quanto accaduto durante le prime ore di venerdì 4 luglio. In soli 45 minuti, il fiume si è alzato di 8 metri, straripando e trascinando con sé tutto ciò che incontrava.

L’alluvione ha colpito la contea di Kerr, al centro del Texas, e alcune aree limitrofe. Alla mattina di mercoledì 9 luglio risultano decedute 107 persone, di cui molte sono bambine che stavano partecipando al Camp Mystic, un campo estivo femminile sulle rive del fiume Guadalupe. Le complesse operazioni di soccorso proseguono nonostante permane l’allerta inondazioni. Mancano infatti all’appello ancora circa 160 di persone.

In questo tragico contesto, le autorità texane hanno accusato il servizio meteorologico nazionale (National Weather Service, NWS) di non aver lanciato l’allerta con sufficiente anticipo. I meteorologi hanno invece difeso il proprio operato sostenendo che le previsioni erano state eseguite puntualmente ma mancavano protocolli statali efficaci per fronteggiare i rischi alluvionali. Nel frattempo, il presidente Trump ha approvato la richiesta dello stato di calamità naturale fatta dal governatore del Texas Greg Abbott, che permetterà al paese di ricevere fondi federali per gestire l’emergenza.

Le accuse delle autorità texane al Servizio meteorologico nazionale

La fascia del Texas centrale, nota come Hill Country, non è nuova alle inondazioni. Già nel 1987 il Guadalupe era esondato, provocando la morte di 10 campeggiatori, e nel 2015 si era verificata una grave inondazione. Tuttavia, l’alluvione di venerdì 4 luglio ha colto di sorpresa le autorità locali per la sua portata.

Venerdì 4 luglio, infatti, il giudice e più alto funzionario eletto della contea di Kerr Rob Kelly ha dichiarato ai media che “non sapeva che sarebbe arrivata questa alluvione”, mentre in una conferenza stampa, lo stesso giorno, il capo della divisione della gestione delle emergenze Nim Kodd ha aggiunto che il NWS “non aveva previsto la quantità di pioggia a cui abbiamo assistito”.

Scienziati e meteorologi hanno però risposto a questa accusa sottolineando che le previsioni erano state diffuse man mano che venivano ricevuti gli aggiornamenti. Infatti, già giovedì 3 luglio, nel pomeriggio, il NWS aveva lanciato un allarme inondazioni per la contea di Kerr, ma le autorità texane non lo hanno reso noto sui propri canali.

Poi, durante la notte di venerdì il National Weather Service ha emesso un avviso di emergenza per il rischio di esondazione del Guadalupe, segnalando che erano già precipitati tra i 10 e i 25 cm di pioggia, e che la situazione sarebbe andata probabilmente peggiorando. Questa avvertenza avrebbe dovuto far scattare l’allarme sui cellulari delle persone che avevano attivato la possibilità di ricevere la segnalazione, ma dato che in molte zone la connessione è scarsa l’avviso non è stato ricevuto in tempo.

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La mancanza di un sistema di allerta adeguato

A mancare, dunque, non è stata tanto la comunicazione del NWS, quanto un sistema di allerta adeguato. Molte persone, compresi i responsabili del campeggio, hanno infatti ricevuto l’avviso solo quando il fiume era già esondato, trovando per caso l’informazione sui social media. Nell’area non erano infatti presenti sirene per avvertire la popolazione del rischio alluvione e i piani di evacuazione pubblici sono risultati inadeguati.

Il disastro ha quindi fatto emergere l’assenza di un piano nazionale per l’allerta rapida e di protocolli efficaci per far fronte a un fenomeno estremo. Eppure, dopo l’alluvione del 2015, era stato proposto un piano per la gestione delle emergenze come queste, tramite l’installazione di sirene, sensori e altri sistemi per garantire la comunicazione in tempo reale. L’idea venne però accantonata a causa del costo eccessivo, preventivato in un milione di dollari, e la mancanza di fondi statali.

Il New York Times riporta infatti che il Texas ha accumulato “un arretrato crescente di progetti per la gestione delle inondazioni, per un totale di circa 54 miliardi di dollari in tutto lo stato”, ma finora è stata stanziata solo una parte, 669 milioni, del denaro necessario per i progetti contro le alluvioni, tramite il Flood Infrastructure Fund. Secondo il NYT, questi finanziamenti non sono arrivati “anche se quest'anno i legislatori statali hanno approvato 51 miliardi di dollari di tagli alle tasse di proprietà”. Una scelta che sembra mostrare come non siano le risorse a mancare, ma la loro distribuzione.

I tagli di Trump alla NOAA e la prevenzione degli eventi estremi

Le polemiche sorte in seguito al disastro toccano anche i provvedimenti dell’amministrazione Trump, che in primavera ha tagliato i fondi alla NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Administration che sovraintende al National Weather Service, chiudendo alcuni laboratori di ricerca metereologica e licenziando molti dipendenti. Ma oltre al personale sono stati ridotti anche le strumentazioni, i modelli previsionali e i lanci di palloni sonda, che misurano le condizioni atmosferiche a diverse altitudini, con impatti sull’accuratezza delle previsioni metereologiche.

Già allora i tagli allo staff del NOAA e la parallela crisi interna della FEMA, l’Agenzia federale preposta alla gestione delle emergenze, avevano fatto emergere il rischio di previsioni meno sicure, soprattutto per quanto riguarda gli uragani. Domenica 6 luglio, Trump ha definito “disgustose” le accuse di chi mette in collegamento i tagli alla NOAA con l’alluvione in Texas, respingendo l’idea di indagare se i licenziamenti al NWS abbiano lasciato dei posti vacanti che avrebbero potuto avere un ruolo di prevenzione cruciale.

Tuttavia Rick Spinrad, l'ex amministratore del NOAA, ha commentato al Time che “senza ricerca, senza personale che svolga il lavoro, possiamo presumere che le previsioni – non solo degli uragani, ma anche di tornado, alluvioni, siccità, incendi boschivi, tsunami, per esempio – inevitabilmente peggioreranno. E questo significa che la capacità delle persone di prepararsi a queste tempeste sarà compromessa”. I tagli del budget, insomma, impattano inevitabilmente sulla capacità di monitorare con efficacia i nuovi eventi estremi, destinati a diventare più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.

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 In copertina: foto di Wade Austin Ellis, Unsplash