"Quando guardiamo alla storia del mondo energetico dei decenni recenti, non c’è mai stato un altro momento in cui le tensioni sulla sicurezza energetica si sono applicate a così tanti combustibili e tecnologie contemporaneamente." Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), non usa mezzi termini presentando il World Energy Outlook 2025. E ha ragione: c’è un dato che racconta meglio di qualsiasi analisi dove sta andando il mondo.

Nel 2025, gli investimenti globali nei data center raggiungeranno i 580 miliardi di dollari, superando i 540 miliardi spesi per l’approvvigionamento petrolifero globale. Per chi ripete che "i dati sono il nuovo petrolio", eccoli serviti, i numeri. Ma la vera notizia è un’altra: l’età dell’elettricità non è più all’orizzonte. È già qui.

Il rapporto IEA pubblicato stamattina, mercoledì 12 novembre, disegna una mappa energetica profondamente diversa da quella a cui eravamo abituati. Non si tratta solo di transizione ecologica o di rinnovabili che crescono. È proprio la natura stessa della sicurezza energetica che sta cambiando pelle, moltiplicando i fronti di vulnerabilità. E l’Italia, insieme all’Europa, deve fare i conti con questa nuova realtà.

Il tallone d’Achille si chiama minerali critici

Quando si parla di sicurezza energetica, il riflesso è ancora pensare ai gasdotti, alle rotte del petrolio, agli shock dei prezzi. Ma il World Energy Outlook 2025 mette nero su bianco una verità scomoda: oggi il rischio più acuto non viene dai combustibili fossili, ma dai minerali. Un singolo paese è il raffinatore dominante per 19 su 20 minerali strategici legati all’energia, con una quota di mercato media intorno al 70%. Non stiamo parlando solo di litio per le batterie o terre rare per le turbine eoliche. Questi minerali sono vitali per le reti elettriche, i veicoli elettrici, ma anche per i chip dell’intelligenza artificiale, i motori a reazione, i sistemi di difesa.

La concentrazione geografica nella raffinazione è aumentata dal 2020 per quasi tutti i minerali energetici chiave, in particolare per nichel e cobalto. E, a novembre 2025, più della metà di questi minerali strategici è soggetta a qualche forma di controllo all’esportazione. L’analisi della pipeline dei progetti annunciati suggerisce che invertire questo processo sarà lento. Nel Current Policies Scenario, la concentrazione dell’offerta rimarrebbe probabilmente più alta che nello Stated Policies Scenario, dato che una domanda più debole di minerali si traduce in prezzi più bassi che favoriscono i produttori esistenti con costi inferiori.

Le forze di mercato da sole non risolveranno questo problema, avverte il rapporto. Serve un’azione politica concertata, oggi, per aumentare la preparedness contro potenziali interruzioni e, nel lungo termine, per costruire nuove partnership e progetti che diversifichino le catene di approvvigionamento più rapidamente. Per l’Italia e l’Europa, dipendenti dalle importazioni, la questione non è accademica: è strategica.

La domanda di elettricità crescerà di circa il 40% entro il 2035 negli scenari CPS e STEPS, oltre il 50% nello scenario Net Zero Emissions. Non è un dettaglio tecnico: è il cuore pulsante delle economie moderne. Oggi l’elettricità rappresenta solo il 21% del consumo finale di energia a livello globale, ma è la fonte energetica chiave per settori che rappresentano oltre il 40% dell’economia mondiale e la principale fonte di energia per la maggior parte delle famiglie.

Gli investimenti nelle reti non stanno al passo

Ma c’è un problema strutturale che il World Energy Outlook 2025 identifica con precisione chirurgica: gli investimenti nella generazione elettrica sono aumentati di quasi il 70% dal 2015, raggiungendo mille miliardi di dollari l’anno. La spesa annuale per le reti è cresciuta a meno della metà di quel ritmo, fermandosi a 400 miliardi. Il risultato? Congestione crescente, ritardi nei collegamenti di nuove fonti di generazione e domanda, prezzi elettrici in rialzo.

Il curtailment (un fenomeno nel settore energetico che si verifica quando una parte dell’energia generata da fonti rinnovabili, come impianti solari o eolici, non può essere immessa nella rete elettrica e viene quindi “sprecata” o non utilizzata) della produzione eolica e solare è in aumento, così come i casi di prezzi negativi nei mercati all’ingrosso. I permessi rallentano i progetti di rete, mentre i mercati di trasformatori e altri componenti sono tesi.

La vulnerabilità delle infrastrutture elettriche non è teorica. Nuovi dati IEA mostrano che le distruzioni annuali alle infrastrutture energetiche critiche hanno colpito più di 200 milioni di abitazioni in tutto il mondo nel 2023. Siccità, tempeste, inondazioni, incendi: le linee elettriche si sono rivelate particolarmente vulnerabili, con danni alle reti di trasmissione e distribuzione che rappresentano circa l’85% degli incidenti. E i rischi legati al clima sono destinati ad aumentare in tutti gli scenari, che superano regolarmente gli 1,5°C di riscaldamento intorno al 2030.

La crescita esplosiva della domanda elettrica per data center e intelligenza artificiale è geograficamente concentrata. Oltre l’85% delle nuove aggiunte di capacità nei prossimi dieci anni è previsto negli Stati Uniti, in Cina e nell’Unione Europea, e molte si trovano vicino ai cluster esistenti di data center, mettendo ulteriore pressione su reti già congestionate.

Cambia la geografia della domanda energetica

La geografia della domanda energetica sta cambiando. Un gruppo di economie emergenti – guidate da India e Sud-Est asiatico e affiancate da paesi in Medio Oriente, Africa e America Latina – sta plasmando sempre più le dinamiche dei mercati energetici. Collettivamente, prendono il testimone dalla Cina, che ha rappresentato più della metà della crescita della domanda globale di petrolio e gas e il 60% della crescita della domanda di elettricità dal 2010, anche se nessun paese riesce a replicare da solo la traiettoria energetica cinese.

C’è un dato che racconta questa transizione: mappando la nuova geografia della domanda sulla distribuzione delle risorse energetiche globali, emerge che entro il 2035 l’80% della crescita del consumo energetico avverrà in regioni con irradiazione solare di alta qualità. È un contrasto netto rispetto al decennio passato, quando le regioni con irradiazione solare medio-bassa hanno guidato metà della crescita. Questo aiuta a spiegare la rapida adozione delle tecnologie solari negli scenari, così come l’aumento della domanda di raffreddamento.

Nucleare e LNG

Sul fronte nucleare, dopo oltre due decenni di stagnazione, si profila un comeback significativo. Più di quaranta paesi ora includono l’energia nucleare nelle proprie strategie energetiche e stanno adottando misure per sviluppare nuovi progetti. Oltre ai reattori che stanno riavviando le operazioni, in particolare in Giappone, ci sono più di 70 GW di nuova capacità in costruzione, uno dei livelli più alti degli ultimi trent’anni.

Le aziende tecnologiche stanno sostenendo l’emergere di nuovi modelli di business, con accordi e manifestazioni di interesse per 30 GW di piccoli reattori modulari, principalmente per alimentare data center. Con questi sviluppi, la capacità nucleare globale è destinata ad aumentare di almeno un terzo entro il 2035.

Nel breve termine, tutti gli scenari indicano forniture globali ampie di petrolio e gas. I mercati petroliferi lo riflettono già, con l’attuale fragilità geopolitica che coesiste con prezzi del petrolio nella fascia 60-65 dollari al barile. Un simile allentamento dei bilanci di mercato per il gas naturale appare imminente, con l’entrata in funzione di nuovi progetti di esportazione di gas naturale liquefatto.

La domanda di gas naturale è stata rivista al rialzo nel World Energy Outlook 2025 di quest’anno rispetto all’anno scorso, ma permangono interrogativi su dove andrà tutto il nuovo LNG. Europa e Cina, le principali destinazioni per la nuova offerta LNG nell’ultimo decennio, dovrebbero assorbire alcuni dei nuovi volumi, ma il potenziale di crescita è limitato nello STEPS dal continuo slancio dietro lo sviluppo di rinnovabili, energia nucleare in alcuni paesi e politiche di efficienza. Di conseguenza, LNG a prezzi più bassi fluirà verso altre parti del mondo dove l’accessibilità economica è una considerazione chiave, in particolare India e altre parti dell’Asia meridionale e sud-orientale. La risposta in questi mercati sensibili al prezzo è significativa ma non sufficiente a utilizzare tutta l’offerta LNG disponibile nello STEPS, risultando in un’eccedenza di 65 miliardi di metri cubi nel 2030.

Il carbone

Per il carbone, più che per qualsiasi altro combustibile, le dinamiche di mercato sono determinate da una manciata di grandi economie emergenti e in via di sviluppo, con la Cina di gran lunga la più significativa, seguita da India, Indonesia e altri paesi del Sud-Est asiatico. Circa metà della domanda globale di carbone è utilizzata per la generazione elettrica in queste economie, e le prospettive del carbone dipendono in gran parte dalle loro esigenze di elettricità, dal fatto che l’attuale slancio dietro le rinnovabili sia sostenuto e dal fatto che il gas possa essere prezzato in modo sufficientemente competitivo da fare breccia.

Nello STEPS, le aggiunte di capacità rinnovabile nelle economie emergenti e in via di sviluppo superano in media i 600 GW all’anno fino al 2035. Questo è sufficiente per mettere la domanda globale di carbone in costante declino.

I due fallimenti: clima e accesso

In due aree critiche di analisi di lungo termine del World Energy Outlook 2025, il mondo è in ritardo rispetto agli obiettivi che si è posto: accesso universale all’energia e cambiamento climatico. Le emissioni annuali globali di CO₂ legate all’energia hanno raggiunto un record di 38 gigatonnellate nel 2024 e nel Current Policies Scenario rimangono intorno a questo livello, il che significa che entro il 2050 sono circa 10 Gt inferiori rispetto all’ultima modellazione di questo scenario nel 2019. Nello Stated Policies Scenario, le emissioni scendono sotto 30 Gt entro metà secolo. Queste traiettorie puntano verso un aumento della temperatura nel CPS di quasi 3°C nel 2100, rispetto a un risultato di 2,5°C nello STEPS.

Nello scenario Net Zero Emissions aggiornato, le continue emissioni elevate degli ultimi anni e lo sviluppo lento in alcune aree significano che le riduzioni delle emissioni fino al 2030 sono più lente rispetto alle edizioni precedenti. Riflettendo queste tendenze, il superamento dell’obiettivo di 1,5°C è ora inevitabile.

Il picco di riscaldamento nello scenario NZE supera 1,5°C per diversi decenni, tornando sotto gli 1,5°C entro il 2100 grazie a una rapidissima trasformazione del settore energetico e allo sviluppo diffuso di tecnologie di rimozione della CO₂ attualmente non provate su larga scala.

Clean cooking e altre sfide

Sul fronte dell’accesso, oggi circa 730 milioni di persone vivono ancora senza elettricità e quasi 2 miliardi – un quarto della popolazione globale – si affidano a metodi di cottura dannosi per la salute umana. Il nuovo scenario ACCESS della IEA delinea un percorso paese per paese verso l’accesso universale, raggiungendo questo traguardo nel 2035 per l’elettricità e nel 2040 per la cottura pulita.

Più della metà della popolazione senza accesso all’elettricità o alla cottura pulita vive in paesi che hanno recentemente aggiornato le politiche o lanciato nuove iniziative in queste aree. Nel nuovo scenario, il GPL sostiene la maggior parte del nuovo accesso alla cottura pulita, aumentando il suo utilizzo a circa 3,4 milioni di barili al giorno nella cottura residenziale nel 2040. Allo stesso tempo, una media di 80 milioni di persone ottiene accesso all’elettricità ogni anno fino al 2035, con rapido sviluppo parallelo di reti, mini-reti e sistemi autonomi.

"Con la sicurezza energetica al centro dell’attenzione per molti governi, le loro risposte devono considerare le sinergie e i compromessi che possono sorgere con altri obiettivi politici – su accessibilità economica, accesso, competitività e cambiamento climatico", sottolinea Birol. Gli scenari del World Energy Outlook non mirano a fornire tutte le risposte, ma illustrano i punti decisionali chiave che ci attendono e, insieme, forniscono un framework per una discussione basata su evidenze e dati sulla strada da percorrere.

Le sfide urgenti di sicurezza energetica sono in primo piano per i policy maker di oggi, richiedendo lo stesso spirito e la stessa concentrazione che i governi hanno mostrato quando hanno creato la IEA dopo lo shock petrolifero del 1973. Ma questa volta i fronti sono multipli: minerali critici, resilienza delle reti, diversificazione delle catene di approvvigionamento, bilanciamento tra obiettivi climatici e accessibilità economica.

Per l’Italia e l’Europa, dipendenti dalle importazioni e con reti che necessitano di massicci investimenti, le scelte dei prossimi anni determineranno non solo la velocità della transizione, ma la sua stessa sostenibilità economica e sociale.

 

In copertina: Dina Lydia, Unsplash